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La bellezza nella fragilità la forza nella semplicità

 La bellezza  nella  fragilità la  forza  nella  semplicità  ODS-028
01 febbraio 2025

di Nicolò Lira

Mi chiamo Nicolò, ho origini italiane da parte di madre e sono nato in Cile, dove ho vissuto. Da 14 anni sono sposato con Luisa, con la quale ho avuto due figli: Victoria e Pedro, rispettivamente di 9 e 12 anni.

La mia vita in Cile era ben strutturata. Facevo il mastro birraio e con il mio piccolo birrificio artigianale riuscivo ad andare avanti. Avevamo progetti per il futuro, poi, la crisi sociale e la pandemia da Covid-19 hanno fatto crollare tutto. La mia vita è stata scossa alle fondamenta, i miei piani per il futuro sono andati in frantumi. Questo shock mi ha costretto a riconsiderare ogni aspetto della mia esistenza: i miei tempi, le relazioni, le priorità. Mi sono reso conto che mi trovavo in una gabbia, prigioniero di una vita che non mi apparteneva più.

Allora, con i miei familiari abbiamo deciso di fare un cambiamento radicale: lasciare il Cile per venire in Italia, in Friuli-Venezia Giulia, dove mi era stata offerta un’opportunità di lavoro. Ma la realtà che abbiamo trovato non era quella che immaginavamo. Siamo stati sfruttati, costretti a lavorare in condizioni precarie e senza contratto. Ci sembrava una strada senza uscita, finché non abbiamo conosciuto il “Centro Ernesto Balducci” di Zugliano, in provincia di Udine, che ci ha accolti.

Finalmente lì ho potuto riflettere su ciò che è veramente importante nella mia vita. Mi sono reso conto che il tempo è un privilegio, che la vita è un dono prezioso e che stavo vivendo il miglior momento possibile. Era “adesso o mai più”. Non potevo tradire me stesso, dovevo essere fedele ai miei principi e sfruttare al massimo la vita per fare del bene.

È stato un periodo di sofferenza, di depressione e di introspezione. Nel centro erano ospitati anche dei bambini. Ho cominciato a giocare con loro che, nonostante avessero vissuto esperienze traumatiche, provenendo da contesti di guerra e violenza, riuscivano a essere felici del momento presente che vivevano. I bambini, con la loro semplicità e vulnerabilità, mi hanno indicato la chiave della felicità: che non è aggiungere cose, ma togliere ciò che ci fa soffrire. Non è necessario apparire, ma essere autentici. Mi hanno insegnato a chiedere aiuto senza vergogna, a interrogarmi continuamente, ad adattarmi in modo dinamico alla realtà.

Quando sono arrivato al “Centro Balducci”, si stava svolgendo il 32° convegno sul tema «Ti proteggerò. Abitare insieme la fragilità». Ho iniziato così a realizzare una serie di dipinti, esplorando questo tema, raffigurando i bambini in vari momenti di gioco e riflessione. È nata così la mostra personale «Piccoli Segni: un viaggio attraverso la fragilità dei bambini», che ho avuto l’opportunità di esporre sia al Centro sia in un antico caffè a Trieste.

Attraverso i miei dipinti, invito chi guarda a lasciarsi andare, a riscoprire il bambino che è dentro ciascuno di noi e a cercare gli elementi essenziali per una vita piena e autentica.

Questa esperienza mi ha insegnato che la vita è un privilegio, che ogni momento è prezioso e che siamo chiamati a vivere con autenticità e passione. Ho imparato a vedere la bellezza nella fragilità e a trovare forza nella semplicità. E, soprattutto, ho imparato che la vera felicità si trova nel vivere il presente, con la mente libera e il cuore aperto.