
di Francesco Giambrone *
È sempre una grande gioia e un privilegio speciale accompagnare in un teatro d’opera chi ci entra per la prima volta. I passi che rallentano appena varcata la soglia, gli occhi che si alzano al soffitto, la meraviglia di chi prova ad abbracciare con lo sguardo quell’enorme spazio vuoto che si apre davanti a loro e il sorriso che piano si allarga sul volto di fronte alla bellezza di una sala teatrale. Capita, ai più fortunati, di condividere questa scoperta con dei bambini. Tra capodanno 2024 e capodanno 2025 questa magia è successa anche con (e grazie a) quegli amici che hanno un po’ più strada di noi nel loro passato e che hanno visto e abitato le periferie dell’esistenza, spesso in solitudine, in silenzio.
Non posso dimenticare per esempio quando, il 1 gennaio 2024, abbiamo accompagnato in platea il nostro amico Attilio, il quale folgorato dalla bellezza del teatro e dal suo potenziale creativo, dopo poche settimane è tornato da noi per consegnarci un testo teatrale manoscritto che poi abbiamo deciso di mettere in scena il 1° gennaio 2025 con gli artisti di “Fabbrica” Young Artist Program del nostro teatro. Così come indimenticabile è stato vedere sul nostro palco Fabrizio, che ha riabbracciato il suo strumento, la chitarra, dopo tanto tempo, regalando delle emozioni indimenticabili a noi e al pubblico presente lo scorso capodanno. E come dimenticare quando abbiamo accolto le carissime amiche di Casa Sabotino di Binario 95 che sono venute, eleganti ed emozionate, a vedere una produzione di danza contemporanea con il nostro corpo di ballo? Ed eravamo ancora con loro, proprio a Casa Sabotino, pochi giorni dopo lo spettacolo, per continuare a discutere insieme di quelle coreografie, arrivando a stupirci insieme di quanto i generi della danza possano evolvere nel tempo e nella storia, così come nelle persone. E le abbiamo riviste anche a Caracalla, al Teatro Nazionale, sempre tra il pubblico, sempre più attente e curiose, ma anche sempre più a loro agio nei nostri spazi, fino al giorno del photoshooting del nostro fotografo, Fabrizio Sansoni, ai Laboratori dei Cerchi, tra più di 70.000 preziosissimi costumi, con truccatori, parrucchieri, sarti e costumisti venuti apposta per loro, per renderle ancora più belle, come i nostri artigiani della scena fanno ogni sera con i nostri artisti, prima di farli entrare in palcoscenico.
In quel momento abbiamo capito una cosa importante, che sapevamo già ma che è facile da dimenticare per chi si abitua alla magia dello spettacolo dal vivo. La gente viene a teatro per due ragioni: per immergersi nella bellezza e per ascoltare una storia.
La bellezza di queste nostre amiche, vestite con i costumi dei personaggi delle nostre opere, era ancora più emozionante, proprio grazie alle loro storie, a quelle vissute in strada, a quelle che si sono lasciate alle spalle. Proprio come la bellezza delle parole di Attilio, degli arpeggi di Fabrizio, dei racconti di Ciro, delle opere pittoriche di Alexandra. Persone meravigliose e che sanno regalarci emozioni bellissime. Che un tempo vivevano accanto a noi, ma di cui noi non ci accorgevamo. Artisti e amici che troverete ancora, quando verrete a trovarci, nel nostro (e vostro) teatro.
* Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma