
di Benedetta Capelli
e Stefano Cuneo
Siamo della stessa compagnia, quella dell’«Osservatore di Strada», veniamo da mondi simili, distanti per età, ma contenti di aver varcato insieme la Porta Santa della Basilica di San Pietro nel nostro pellegrinaggio giubilare. Siamo uomini e donne che si prendono per mano, ognuno ha la propria storia e la propria strada da percorrere, ma insieme — parola spesso maltrattata e sottovalutata — abbiamo capito che i pensieri che frullano in testa o quelli più reali che diventano problemi vanno condivisi per essere alleggeriti.
«Ciao Stefano, mi chiamo Benedetta». «Piacere mio. Stefano». Ci presentiamo, al termine della messa celebrata in San Pietro da padre Stefano. Ci conoscevamo per aver letto le nostre firme sul giornale. Non ci eravamo mai incontrati, ma subito ci siamo piaciuti. «Sono sulla sedia a rotelle perché sono stato operato e da poco sono uscito dall’ospedale. Tu parli veloce, io più lentamente, ma sento che le nostre velocità possono viaggiare insieme».
«Sono qui con la mia famiglia, il mio bambino Alessandro e Federico, il suo amichetto venuto insieme alla mamma e al papà»: così ho spiegato a Stefano. Dentro di me c’era il desiderio di capire come i bambini si rapportano ad un’umanità nuova, diversa negli abiti, nel colore della pelle, nel modo in cui parlano.
«Cosa hai capito?», mi chiede Stefano. «Che erano a loro agio. I bambini non hanno filtri, sono capaci di accogliere senza pregiudizi, proprio con serenità, senza guardare i fronzoli che noi adulti notiamo. Vanno all’essenziale. Varcare la Porta Santa, comprendere cosa è il Giubileo per loro, forse, non è una cosa semplice, ma fare esperienza di quel passaggio insieme alla compagnia dell’Osservatore di Strada credo gli rimarrà».
«È stata una bellissima giornata — racconta Stefano — ci tenevo ad esserci anche se avevo dolore. Io e Jorge, il ragazzo che mi aiuta, abbiamo preso l’autobus e poi siamo arrivati al punto d’incontro, davanti all’ingresso del Petriano. Fra’ Agnello ha spinto la sedia a rotelle e mi ha portato all’ascensore mentre gli altri si sono ritrovati davanti nell’atrio della basilica. C’è stato un momento di preghiera per prepararci ad entrare». «Sì, anche i bambini hanno pregato, da ottobre hanno iniziato il catechismo e hanno imparato bene le preghiere».
In fila, in silenzio, con il cuore aperto alla speranza e al perdono abbiamo varcato la Porta. Alcuni di noi erano stupiti dalla bellezza di San Pietro, dal colore delle volte, dall’intensità dello sguardo di Maria su Gesù deposto dalla croce, il capolavoro di Michelangelo, in molti hanno voluto fissare in una foto quel momento.
«Tu Stefano eri più vicino all’altare di San Giuseppe, io più indietro, ma ho ascoltato bene l’omelia della messa dei poveri con i poveri. Mi ha colpito molto una frase di padre Stefano, quando diceva che sotto quella porta siamo tutti poveri, poveri di cuore, poveri di spirito, poveri che riconoscono la propria povertà. Questa frase tu come l’hai accolta?». «Con molta umiltà. Ho passato la Porta Santa, non prima di fare una preghiera per il Santo Padre, che ci è sempre molto vicino, molto caro, anche perché ci ha dato la possibilità di realizzare il sogno di un giornale dedicato ai poveri e fatto da loro». «Ho rivisto tutti i miei amici dell’Osservatore di Strada, ho rivisto con piacere Fabrizio che ha suonato la chitarra durante la celebrazione, ho visto Ciro che viene da fuori e ha letto le intenzioni dei fedeli, poi ho rivisto tanti amici vecchi e nuovi».
«Erano bellissime quelle intenzioni. È stata ricordata Mizzi, la signora che dormiva a via della Conciliazione e che è morta per il freddo la notte di Natale, don Giovanni che non sta bene. Li abbiamo raccomandati al Padre della compassione, della vicinanza e della misericordia, al quale abbiamo chiesto di proteggere chi è vittima della guerra, i migranti che trovano le porte chiuse e chi porta il calore dell’amicizia a chi è solo». Abbiamo condiviso la preghiera al Signore perché renda il nostro cuore aperto e generoso verso chi ha bisogno, ma soprattutto ci faccia «pellegrini e seminatori della sua Speranza, la Speranza che non delude».