· Città del Vaticano ·

Pellegrini di Speranza In memoria di un amico e fratello di strada

Il cuore e gli occhi di Daniel

 Il cuore e gli occhi di  Daniel  ODS-028
01 febbraio 2025

Per chi non ha casa la strada è spesso sinonimo di solitudine, di indifferenza, di freddo. Ma non è stato così per Daniel. Per lui la strada era amicizia, attenzione, il calore di una mano, anzi di tante mani che hanno tenuto stretta la sua fino all’ultimo giorno. Daniel Buk, polacco di 68 anni, è morto il 20 novembre 2024. Come spesso accade in questi casi, si è dovuto attendere molto per poter celebrare i suoi funerali. Ma il tempo non ha allentato i legami né ha spento l’amore che Daniel aveva saputo dare durante gli anni trascorsi per le strade intorno a piazza San Pietro. Le esequie si sono tenute sabato 11 gennaio nella parrocchia romana di San Gregorio vii e sono state presiedute dal cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Papa Francesco. Tra i tanti che hanno partecipato, tra i quali alcuni suoi compagni di strada, molti volontari che conoscevano bene Daniel e, soprattutto, gli volevano bene come Maria Pia ed Emilia che lo ricordano così.

L’amicizia con Daniel è stata il frutto di un incontro inaspettato, inatteso, e il bello della storia parte proprio da qui. Solo in apparenza appartenenti a mondi e vite diverse, con il tempo e coltivando la relazione, Daniel è diventato un fratello, una persona di cui avevo bisogno.

Daniel era un uomo di poche parole, ma capace di farmi sorridere. Andava fiero della sua lunga barba, amava la musica, la birra, la natura, le camminate e, ovviamente, la strada. Aveva degli occhi bellissimi che mi arrivavano dentro, e, in particolare nell’ultimo periodo della sua vita terrena, mi sembrava fosse proprio Gesù a guardarmi.

Daniel mi ha educato a tante cose. Mi ha insegnato la tenacia, la determinazione, il non fermarsi di fronte alle difficoltà. Era combattivo, spesso testardo e ogni anno partiva per i suoi lunghi viaggi nonostante impedimenti e difficoltà di ogni genere.

Partiva sì, senza certezze, senza tanti soldi in tasca, senza sapere come sarebbe stato, ma comunque si metteva in cammino, andava, per inseguire un sogno, raggiungere una meta…

Rimanevo molto colpita quando, tornato dal viaggio, raccontava quasi sempre (anzi puntualmente) di essere stato derubato dei soldi e dei documenti. «Pazienza», ci diceva con la sua inconfondibile espressione del viso, e, alzando le spalle, «da domani riparto, ricomincio a guadagnare e piano piano mi rifarò». Che grande esempio!

Questa tenacia gli ha permesso anche di realizzare un forte desiderio che aveva nell’ultimo periodo, un desiderio grande ma quasi impossibile da realizzare date le sue condizioni di salute. Me lo ripeteva ogni giorno da tantissimi giorni: voleva fare la moto gp, come diceva lui. Traduco: voleva uscire all’aria aperta almeno in carrozzina dopo tanto tempo di semi-costrizione a letto.

Il fisioterapista ci aveva scoraggiati, ma un giorno, forse illuminato (anzi sicuramente illuminato), ha deciso di provare e Daniel ce l’ha fatta! Non dimenticherò mai, e mi sarà di stimolo, la sua espressione raggiante quando, indossata a fatica una tuta (arrivata provvidenzialmente il giorno prima) e dopo non poche manovre, siamo usciti in giardino, in carrozzina insieme con Nunzia.

Solo il giorno seguente la salute di Daniel è peggiorata e per lui non è stato più possibile uscire… quanta forza!

Accompagnarti nell’ultimo periodo di vita è stata una grazia per me colma di doni che sanno di eternità e ti ringrazio perché ho capito ancora di più quanto sia prezioso il tempo che ci è dato di vivere, che è pieno di occasioni da cogliere, e mi hai dato modo di comprendere che quando si ama si può e si riesce sempre a fare un passo in più, che non viene da noi stessi; che è bello, per così dire, lasciarsi “fare” ed “esagerare” in quanto ad amare… amare, nel modo che ci insegna e ci fa fare Gesù, non ti delude mai e ti ripaga il centuplo.

Mi rendo conto che conoscerti mi ha fatto assaporare e vivere nel concreto tanti insegnamenti e sentimenti propri del Vangelo e tu mi ha fatto conoscere meglio Gesù… Prego di non sciupare tutto questo. Ho ancora molto da imparare e ringrazio Dio perché ogni volta che siamo con loro, tutti i nostri fratelli di strada ci evangelizzano.

Ci rivedremo!

Ancora grazie Daniel, fratello e soprattutto maestro mio e maestro nostro.

Maria Pia Zen

Ho conosciuto Daniel circa 5 anni fa, quando ho iniziato il “giro del mercoledì pomeriggio” con la parrocchia di San Gregorio vii. Daniel è stato tra i primi amici di strada di cui ho imparato il nome.

Non parlava bene l’italiano. Parlava poco, eppure da subito non ho mai percepito alcuna difficoltà nel comunicare con lui. I suoi occhi azzurri, bellissimi e profondi, mi hanno sempre accolta e talvolta raccontato, nel silenzio, il suo cuore: inquieto, ferito, ma privo di sentimenti di rancore e, nonostante tutto, in pace.

Tante volte mi ha invitato a sedermi accanto a lui sotto il ponte, mentre beveva il caffè che non sempre accettava, perché preferiva la birra…

Gli piacevano i bigols e tantissimo i dolci. Io sapevo che aveva il diabete e spesso litigavamo perché gli ricordavo che non doveva mangiarli! Non chiedeva mai nulla se non, sporadicamente, una ricarica per il cellulare.

Due anni fa è stato ricoverato per lungo tempo presso l’ospedale San Giovanni e in quella occasione ho avuto il dono di approfondire l’amicizia con lui. Il suo stato di salute non era dei migliori e ricordo la fatica con gli assistenti sociali per trovare una struttura che potesse accoglierlo dopo la degenza. E ricordo la gioia con la quale gli comunicai che era stato trovato un posto all’Istituto Britannico, così come ricordo la delusione che mi diede quando, il giorno dopo il suo trasferimento, mi chiamò per dirmi che se ne era andato. «Sorry Emilia. — mi disse al telefono — Sorry, for me it’s a prison!»-

Non dimentico la mia incapacità di comprendere quella “fuga”, ma oggi lo ringrazio per avermi insegnato quanto sia importante rispettare, e ancor di più accogliere, le scelte dell’altro.

Ricordo i suoi ultimi giorni, i suoi occhi felici quando andavo a trovarlo in ospedale, i suoi abbracci e le strette di mano e le preghiere recitate insieme.

Ringrazio Daniel e lo benedico perché attraverso la sua vita sono stata visitata dal Signore.

Emilia D’Ascoli