
di Matteo Frascadore
Una sera passeggiavo tranquillamente per le strade del centro di Roma quando, in un incrocio di via del Corso, da un passeggino che sembrava abbandonato, è spuntata la faccia colorata di un uomo che si è messo a urlare come un neonato, spaventando me e chi passava lì in quel momento. Il tempo di realizzare e ho iniziato a ridere, per poi restare lì, nei pressi, a godermi lo spettacolo della reazione degli altri passanti.
Bernard è uno di quegli artisti di strada di cui non ti puoi dimenticare. Sono certo che gran parte delle persone, turisti e no, che lo hanno incrociato nel centro di Roma si ricordano di lui e del sorriso che ogni volta ti riesce a strappare.
A distanza di qualche mese ho avuto la fortuna di incontrare di nuovo Bernard, di conoscerlo meglio e di farmi raccontare la sua storia. «Mi sento un uomo fortunato — mi dice —. Mi piace il mio lavoro, mi piace far divertire la gente. Fare il clown è un lavoro serio».
Il suo, infatti, è un lavoro a tutti gli effetti. Gli permette di vivere e di dare una mano ai suoi compagni di vita, polacchi come lui e come lui senza dimora.
Bernard è un uomo di cinquantasei anni. È arrivato a Roma alla fine degli anni ’80 per far visita alla madre immigrata qualche anno prima. Sarebbe dovuto restare poche settimane, ma poi si è innamorato di questa città. «Mia madre — racconta — scriveva per un giornale qui in Italia e grazie a lei sono riuscito ad ottenere il permesso per restare. Una zia suora mi ha poi aiutato a trovare un lavoro e sono rimasto qui».
Dopo alcuni anni di stabilità è accaduto qualcosa che ha cambiato la sua vita. «Per via di alcuni problemi familiari sono dovuto rientrare per un periodo in Polonia. Quando sono tornato a Roma, il mio posto di lavoro era stato preso da un’altra persona e sono cominciate le difficoltà». Bernard non si compiange quando racconta le sue disgrazie. Non si è mai perso d’animo. Ha fatto il camionista girando mezza Europa e, a Roma, si è pure inventato un giornale di annunci gratuiti che distribuiva tra i connazionali immigrati.
«È stato in quel periodo — continua — che ho conosciuto alcuni artisti di strada polacchi che suonavano per strada. Avevano una batteria fatta di pentole. Gli ho chiesto una sigaretta e ci siamo messi a parlare. Così ho iniziato a chiedermi che cosa avrei potuto fare io per intrattenere i passanti e guadagnare qualcosa. Ho cercato ispirazione anche su YouTube e così mi è venuta l’idea di impersonare un neonato in carrozzina. Gli amici polacchi mi hanno aiutato a comprare al mercato di Porta Portese tutto l’occorrente: una carrozzina, un bambolotto e il necessario per truccarmi».
«Mi piace molto far divertire le persone, specialmente i bambini. Lavoro e mi diverto. E quello che riesco a guadagnare mi basta per vivere contento» continua Bernard. Il suo è un cuore grande e la sua vita sta tutta qui: nel sorriso che riesce a regalare ai tanti turisti che affollano il centro, ma anche a chi passa frettoloso, preso dai pensieri del lavoro, della casa, dalle preoccupazioni quotidiane.
Nel cuore grande di Bernard c’è sempre posto per gli amici polacchi con cui condivide la vita di strada: «Tra noi ci aiutiamo, siamo come fratelli e ci sentiamo al sicuro. Siamo affezionati gli uni con gli altri e ci dividiamo sia le cose da mangiare che le sigarette», racconta cogliendo l’occasione per chiedere a un amico di arrotolargliene una.
Il clown bebè non è l’unico personaggio che Bernard ha interpretato per strada. «Un giorno — racconta — mi sono messo un vestito scuro e mi sono seduto per terra accanto ad alcune bottiglie di vino. Volevo fare la parte di un uomo importante, ricco, ma che non era contento della sua vita e affogava la sua amarezza nel vino. Non è stato un gran successo. D’altra parte, come si può ridere delle disgrazie di un’altra persona?».
In un periodo in cui c’è tanta rabbia e insoddisfazione, in cui prevale la paura e la diffidenza, Bernard, a modo suo, ci ricorda che la vita può riservare sempre delle belle sorprese: come un bebè in un passeggino che ogni volta ti fa prendere un colpo e ti strappa un sorriso.