«Vermiglio» Il coraggio silenzioso delle donne

È il 1944, la seconda guerra mondiale trascina gli uomini al fronte. In Italia, nella sperduta frazione di Vermiglio, incastonata tra le montagne del Trentino, sono le donne a portare avanti la vita: i campi da coltivare in tutte le stagioni, le bestie da accudire, i bambini che nascono (ma anche quelli che muoiono), i figli che crescono, tutto è sulle loro spalle secondo un destino atavico, consolidato e accettato. Studiare è un privilegio riservato a pochissime, roba da maschi. E comunque decidono i padri che alle ragazze spesso impongono il convento. Un giorno nella famiglia più importante del paese, quella numerosissima del maestro elementare, la guerra si manifesta attraverso l’arrivo di un soldato siciliano, un disertore: la bella primogenita lo sposerà, darà alla luce una bambina ma un colpo di scena drammatico, che si consuma quando il conflitto è ormai finito, cambierà il corso degli eventi e la vita stessa della donna.
Forte di questo intreccio, semplice e al tempo stesso potente, il film Vermiglio di Maura Delpero è stato candidato dall’Italia agli Oscar, dopo aver vinto il Leone d’argento a Venezia e altri premi nel resto del mondo.
La regista, che cinque anni fa aveva debuttato con Maternal, convincente opera prima incentrata su una suora alle prese con l’istinto di maternità, questa volta alza il tiro e regala agli spettatori un affresco corale intriso di verità e umanità, protagonisti dei personaggi umilissimi (interpretati da veri abitanti di Vermiglio che parlano in dialetto) su cui si riverbera la grande Storia. La guerra non si vede, ma se ne avvertono gli effetti sulle persone, in particolare le donne duramente provate da incertezza, rinunce, paura. Non a caso dietro la cinepresa c’è una donna, tra l’altro originaria di quegli stessi luoghi, che segue i personaggi femminili con uno sguardo rispettoso e pudico: mogli soggette al capofamiglia (incapace di portare un fiore alla compagna che gli ha dato dieci bambini) e figlie che, nella cascina dove si dorme in tre nello stesso letto, si sussurrano nella penombra segreti, ambizioni e accettano il proprio ruolo subalterno senza ribellarsi, pur sognando le stesse opportunità dei maschi.
Il film racconta l’Italia rurale di ieri con una toccante naturalezza che ha fatto accostare Delpero al grande Ermanno Olmi. Al netto dei paragoni, sempre impropri, Vermiglio è un’opera fresca, sincera e profonda. Lascerà un segno nel cinema italiano.
di Gloria Satta