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Oltre i primati storici:
il senso delle nomine
al femminile di Francesco

 Oltre i primati storici: il senso delle nomine al femminile di Francesco  DCM-002
01 febbraio 2025

Senza proclami, però al suo primo atto ufficiale, suor Simona Brambilla ha femminilizzato il suo titolo. Nominata il 6 gennaio da Papa Francesco prima donna a capo di un dicastero vaticano, mentre molti e molte arzigogolavano sul tema, il 10 gennaio ha firmato un documento dove sotto il suo nome c’è un semplice ma eloquente femminile professionale: Prefetta. Unica tra quindici uomini.

Così facendo, un fatto sostanziale, quella firma, si è imposto con naturalezza tra i commenti, i ragionamenti e i distinguo registrati sul significato e sul “peso” di questa nomina all’interno della Chiesa e nel Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di Vita apostolica, di cui peraltro era segretaria fin dal 2023, dove è stato contemporaneamente nominato pro-prefetto il cardinale Ángel Fernández Artime.

Perché da qualunque prospettiva lo si voglia vedere, il momento storico c’è: per la prima volta in duemila anni una donna assume un ruolo di tale importanza all’interno della Curia vaticana, posizione in passato esclusivamente riservata a uomini.

Primi passi e sfide future


La galassia del Dicastero è enorme: più di 800.000 religiosi e religiose, con le comunità femminili che rappresentano oltre due terzi.

Simona Brambilla dovrà affrontare questioni spinose e difficoltà umane: declino della vita religiosa nel mondo occidentale, violenze e abusi sessuali, di potere e spirituali, rapporto tra obbedienza e autorità, lungo il sottile crinale tra cambiamento e fedeltà… Il suo primo provvedimento da Prefetta riguarda il commissariamento di due istituti religiosi: il clericale Verbo Encarnado e il suo ramo femminile Servidoras del Senor y de la Virgen de Matarà. Per il secondo è stata nominata come delegata pontificia suor Clara Echarte, spagnola, 71 anni, Figlia di Gesù, e anche questa è un’altra piccola rivoluzione: fino ad oggi, solo presbiteri erano stati incaricati per pilotare le crisi aperte nelle congregazioni. Le donne, laiche o religiose, partecipavano in qualità di visitatrici o collaboratrici.

Alcune delle linee sulle quali si muoverà Brambilla si sono intravviste il 10 gennaio nella sede della Uisg dove si è tenuta l’Assemblea di Costellazione Roma. Nel suo intervento, la Prefetta ha sottolineato come la sinodalità sia un elemento essenziale per costruire una Chiesa in grado di rispondere alle sfide contemporanee. Ha detto che l’autorità spirituale non deve essere vista come potere, e che è fondamentale che le comunità religiose si impegnino a riparare e a rinnovare queste relazioni, creando un ambiente di accoglienza, sostegno e crescita reciproca. Ha invitato quindi le superiore generali a considerare la necessità di una rivitalizzazione delle strutture e ha concluso con un invito a rafforzare la formazione delle formatrici, in particolare quelle chiamate ad accompagnare i giovani religiosi.

Dedizione e competenza


Italiana, nata a Monza nel 1965, Simona Brambilla ha dedicato gran parte della sua vita alla missione, con una significativa esperienza in Mozambico.

Nel 1986 ha conseguito il diploma di infermiera e ha lavorato presso l’ospedale Leopoldo Mandic di Merate (Lecco). Due anni dopo è entrata nelle Suore missionarie della Consolata e nel 1991 ha emesso la prima professione religiosa. Nel 1998 ha conseguito la licenza in Psicologia alla Pontificia Università Gregoriana. Dal 1999, dopo aver emesso la professione perpetua, è stata responsabile della pastorale giovanile presso il centro studi Macua Xirima a Maua, Mozambico. Ha poi insegnato dal 2002 al 2006 presso l'Istituto gregoriano di Psicologia, conseguendo il dottorato in Psicologia nel 2008. All’interno della sua congregazione, è stata superiora generale fino al 2023. Poi il percorso in Curia su nomina papale: l’8 luglio 2019, lei e altre sei donne diventano per la prima volta membri del Dicastero per la Vita consacrata; nel 2023 è segretaria del Dicastero; nel dicembre 2024 membro nel Consiglio ordinario della Segreteria generale del Sinodo; il 6 gennaio 2025 Prefetta.

Un cambio di prospettiva


Francesco accelera. Dalla sua elezione nel 2013 e fino al 2023, la percentuale di donne che occupano incarichi nella Santa Sede e nell'amministrazione dello Stato del Vaticano, era già passata dal 19,2% al 23,4%.

Dopo Brambilla, nello stesso mese di gennaio ha fatto una seconda mossa, apparentemente spiazzante ma lineare. Il 19 gennaio, durante l’intervista alla trasmissione televisiva “Che tempo che fa”, alla domanda se immaginasse un ruolo delle donne nella Chiesa del futuro, Francesco ha risposto di getto: «ma anche del presente». E ha annunciato la nomina, che avverrà a marzo, di suor Raffaella Petrini a presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, di cui attualmente è segretaria generale, sottolineando che «le donne sanno gestire meglio di noi». La nomina di Petrini, nata a Roma nel 1969, appartenente all'ordine delle Francescane dell'Eucaristia, segna un altro primato storico. Il ruolo di presidente del Governatorato è infatti sempre stato di un cardinale, ma già con la sua nomina a Segretaria nel 2021, prima a ricoprire questo ruolo di solito assegnato a un vescovo, questa suora descritta come discretissima e efficientissima divenne la donna con il più alto ruolo amministrativo nel Vaticano. Un ruolo che è anche da manager: le incombenze del Governatorato vanno dai Musei vaticani, ai giardini, manutenzione degli edifici, appalti, stipendi, rapporti con i fornitori...

Il 4 gennaio partecipando a Roma a un corso per docenti di teologia promosso dall’Associazione Teologica Italiana, Petrini ha parlato di managerialità «umanistica», una managerialità «della cura, finalizzata a creare valore anche dal punto di vista morale. Nel suo pensiero, «una perdita di significato del lavoro umano all’interno delle organizzazioni economiche – ecclesiali e non – costituisce un elemento di crisi profonda, perché rappresenta anche una perdita del senso della vita». Da ciò «deriva la priorità concettuale del lavoro rispetto al cosiddetto capitale, che costituisce sempre solo un insieme di strumenti attraverso i quali la persona, “soggetto” del proprio lavoro, è in grado di utilizzare le risorse a disposizione e di trasformare l’ambiente circostante». Un binomio di professionalità e vocazione. Professione solenne emessa nel 2007, Petrini ha studiato Scienze politiche specializzandosi in lavoro industriale presso la Luiss-Guido Carli di Roma. Ha poi conseguito il dottorato in Scienze sociali presso la Pontificia università San Tommaso d’Aquino e un master in organization behavior presso la Barney School of Business dell'Università di Hartford, Stati Uniti. Dal 2015 al 2019 ha insegnato dottrina sociale della Chiesa e sociologia sanitaria presso l’Istituto internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria Camillianum di Roma. Nel 2019 è divenuta ordinaria di economia del welfare e sociologia dei processi economici alla Facoltà di Scienze Sociali della San Tommaso d’Aquino. A luglio 2022 Francesco l’ha nominata anche membro del Dicastero per i Vescovi e da allora partecipa al processo di elezione dei nuovi pastori diocesani.

Un segnale di cambiamento


Le nomine di Simona Brambilla e di Raffaella Petrini non rappresentano solo un primato storico, ma un concreto passo avanti verso una Chiesa più inclusiva, dove le competenze e l’impegno cominciano a prevalere sulle tradizionali barriere di genere. La sfida ora sarà dimostrare che questo cambiamento non è solo simbolico, ma può portare a un rinnovamento nella gestione delle istituzioni ecclesiastiche.

Alla nomina di Brambilla, Véronique Margron, religiosa delle domenicane della Carità della Presentazione e presidente della Conferenza dei religiosi e delle religiose di Francia, in una intervista a «La Croix» ha detto che ha provato «sollievo»: «Era anormale che nessuna donna avesse questo livello di responsabilità in Vaticano».