· Città del Vaticano ·

Presentato il progetto solidale del Consiglio dei giovani del Mediterraneo

Un grande sogno d’amore per il Mare Nostrum

 Un grande sogno d’amore  per il Mare Nostrum  QUO-024
30 gennaio 2025

di Federico Piana

Quello dei giovani che abitano le nazioni che si affacciano sul Mare Nostrum è un grande sogno. Che ha come punti di riferimento cardine due parole, in sintonia con il Giubileo del 2025: accoglienza e speranza. E anche  il titolo del progetto presentato oggi a Roma presso la sede della Conferenza episcopale italiana (Cei) ha un sapore che assomiglia ad una scommessa, ardimentosa ma coinvolgente: “Prendersi cura. Una famiglia per ogni comunità”.

La sfida che il Consiglio dei giovani del Mediterraneo e la Rete Mare Nostrum sono intenzionati ad affrontare e vincere è quella di coinvolgere le diocesi, le comunità parrocchiali, i conventi, le varie realtà religiose e laiche — appartenenti a quel mosaico di civiltà bagnate dalla stessa acqua salata che tragicamente Papa Francesco ha definito una vera e propria tomba che ogni anno inghiotte migliaia di migranti costretti a cercare una vita migliore — per permettere loro  di mettere in campo azioni concrete per sostenere soprattutto gli emigranti, i rifugiati, i richiedenti asilo. Senza dimenticare tutte quelle situazioni di disagio peculiari di ogni singola realtà come, ad esempio, le donne esposte alla tratta, le famiglie in condizioni di fragilità, l’infanzia da sostenere e difendere. 

«Per costruire il futuro è necessaria la speranza. E non c’è speranza di bene che non contempli gli altri» ha esordito, nel suo intervento in collegamento video, monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo metropolita di Cagliari e Segretario generale della Cei. 

Il presule, ringraziando i ragazzi e le ragazze che hanno ideato questo progetto nel quale sono coinvolte direttamente tutte le Conferenze episcopali e le Chiese sui iuris dei Paesi del Mediterraneo, ha anche ricordato come «l’essenza dell’amore sia vivere per gli altri comprendendone fino in fondo il dolore».  

Tina Hamalaya, di origini libanesi, segretaria del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, conversando con «L’Osservatore Romano»,  ha definito  l’iniziativa di solidarietà e di accoglienza come un’opera-segno che si realizzerà grazie ad una necessaria e fondamentale collaborazione: «Ogni giovane delegato del consiglio, insieme al suo vescovo, individuerà i bisogni specifici della propria realtà sui quali occorrerà intervenire con dei singoli progetti specifici. Inoltre, per far conoscere nei termini generali la nostra iniziativa, le Conferenze episcopali ed i sinodi delle Chiese orientali lo presenteranno alle singole diocesi e potranno autonomamente ricercare fondi per sostenere le loro idee». 

Appare chiaro,  hanno spiegato gli organizzatori, che la capacità contributiva delle comunità cattoliche mediterranee, in questo periodo di conflitti ed incertezze che investono le nazioni che sono rappresentate nel Consiglio dei giovani, non possa essere certamente  uniforme: «È quindi auspicabile che proprio dalle relazioni e dal lavoro del Consiglio dei giovani possano nascere proposte di aiuto e soccorso reciproco con l’attivazione di azioni concrete di cooperazione». 

Tina Hamalaya  ha messo in evidenza che il punto di forza di questo consesso giovanile — nato  all’indomani degli incontri dei vescovi del Mediterraneo svoltisi a  Bari nel  2020 e a Firenze nel 2022 — è la condivisione delle diverse culture ed esperienze. «Dentro il nostro Consiglio, i ragazzi hanno potuto capire meglio come vivono gli amici che si trovano dall’altra sponda di quello che Giorgio La Pira definiva un grande lago. Ecco, i giovani sono una ricchezza non solo per la Chiesa ma anche per tutte le società».  

II Consiglio dei giovani del Mediterraneo è composto da 40 delegati scelti dalle Conferenze episcopali e dai sinodi delle Chiese orientali. «Ma noi — ha precisato Hamalaya —  siamo pronti ad avere rapporti anche con chi non è cattolico. Tra i nostri obiettivi prioritari c’è il dialogo che riteniamo fondamentale anche per migliorare le relazioni con i fedeli di altre religioni».  Su questo fronte, anche la cultura e la formazione sono ambiti nei quali  non manca un impegno forte tramite  «l’organizzazione di campus, che coinvolgono anche musulmani ed ebrei, e la creazione di  gruppi di lavoro utili per l’approfondimento delle grandi tematiche politiche e sociali che interessano sempre di più il Mare Nostrum».