La vicinanza del Papa

di Stefano Leszczynski
L’inviato di Papa Francesco in Siria ha concluso il suo viaggio partendo ieri da Damasco alla volta di Beirut per fare, infine, rientro in Vaticano. Un programma intenso con una missione importante: portare l’affetto del Papa ai fedeli e al clero delle Chiese locali e per testimoniare la vicinanza del Santo Padre a tutta la popolazione siriana.
«Sono stati giorni di grande emozione, e anche di commozione personale, — ha dichiarato il cardinale Claudio Gugerotti — per avere visto e sperimentato di persona le drammatiche difficoltà della vita quotidiana di questo popolo: la povertà diffusa, la mancanza di acqua ed elettricità, la mancanza di riscaldamento, l’incertezza per il futuro».
Nonostante lo stato di prostrazione in cui si trovano i siriani in questo momento il messaggio di vicinanza di Papa Francesco è stato accolto come un balsamo. «Si vede chiaramente che quando tu porti il saluto e la consolazione del Papa fa un effetto molto forte sulla gente — ha detto il porporato —. Il sentirsi accompagnati, il sentirsi amati, sentirsi seguiti attraverso il collaboratore del Santo Padre li ha toccati profondamente e lo hanno dimostrato ricambiando con intensità questi sentimenti».
La povertà diffusa e le tante incertezze per il processo di transizione in corso continuano a rimanere un fattore determinante nella spinta all’emigrazione, in particolare tra i cristiani.
«E su questo abbiamo lavorato il più possibile per tentare di convincerli che faremo il possibile, — spiega il porporato — perché i loro figli possano avere un avvenire in questa terra, altrimenti il paese rischia di dissanguarsi. La presenza cristiana, che è già minima, rischia di sparire definitivamente laddove, invece, sta la culla della cristianità».
E sono tanti i giovani della Siria incontrati dall’inviato di Francesco in tutte le tappe del suo viaggio attraverso la Siria. Ad Aleppo, come a Homs e Damasco in centinaia hanno partecipato agli incontri con il Prefetto del dicastero per le Chiese orientali, animando le celebrazioni e raccontando il loro impegno nella società siriana. In tutte le parrocchie i gruppi scout non hanno mai smesso di riunire i giovani cristiani e di essere un punto di riferimento. «Si sentono siriani, innanzitutto, e come tali vogliono accettare la sfida della costruzione di un nuovo tessuto sociale».
La determinazione dei giovani e dei membri delle comunità cristiane nel voler essere protagonisti del futuro della Siria rappresenta una sfida per le Chiese locali, chiamate a una forte assunzione di responsabilità.
«Il mio appello ai rappresentanti delle Chiese siriane — dichiara l’inviato del Papa — è stato soprattutto quello di essere una sola voce, pur nella diversità delle loro tradizioni, delle loro istituzioni, delle loro gerarchie, perché altrimenti si rischia l’assoluta irrilevanza. Qui la voce cristiana — ed è la ragione per cui abbiamo visitato anche i capi delle Chiese ortodosse — in questo momento deve essere unita per le esigenze fondamentali, per quelle che sono le richieste comuni a coloro che segnano la transizione o che subentreranno alle forze di transizione».
«È un momento molto delicato — conclude il cardinale Gugerotti —. Se si vuole immaginare uno Stato che abbia una sua natura poliedrica ed egualmente significativa nella composizione della società lì si gioca il grande ruolo dei cristiani e anche il grande ruolo della Santa Sede».