Una ricchezza

di Birgit Pottler
Doveva essere un resoconto commentato di un viaggio papale, ma è diventato un «omaggio ai cristiani che ancora oggi vivono la loro fede in Iraq». Questa prospettiva è sottolineata da Papa Francesco nella sua prefazione e dall’autore Matthias Kopp nel suo lavoro di oltre 800 pagine dedicato al patrimonio cristiano dell’Iraq. La tesi principale? Senza cristianesimo, l’Iraq è impensabile. Titolo del libro: Il patrimonio cristiano dell’Iraq – Sopravvivere nella Mesopotamia, pubblicato il 27 gennaio 2025 dalla casa editrice Herder di Friburgo, in lingua tedesca.
Duemila anni di storia analizzati scientificamente
Matthias Kopp è un esperto di Medio Oriente, portavoce della Conferenza episcopale tedesca e consultore del Dicastero per la Comunicazione. Nel suo libro combina la conoscenza del Medio Oriente, l’esperienza acquisita nei viaggi papali e il lavoro accademico. Kopp analizza per la prima volta in modo approfondito i duemila anni di storia delle Chiese cristiane in Iraq, descrivendoli come un’eredità duratura e influente. La ricerca, originariamente presentata come dissertazione, esamina inoltre il viaggio apostolico di Papa Francesco nel marzo 2021 in Iraq e il contributo della diplomazia vaticana dalla fine degli anni ’90 del secolo scorso. Infine, Kopp pone la domanda cruciale: quale futuro attende il cristianesimo nella regione della Mesopotamia?
Il cristianesimo come pilastro dell’identità
Secondo Kopp, dovrà esserci un futuro per il cristianesimo in Iraq, se il Paese non vorrà perdere il proprio patrimonio cristiano. Tuttavia, basandosi su ricerche ed esperienze personali, l’autore afferma con realismo: «Il cristianesimo in Iraq è vicino alla fine. Se non ci sarà un cambiamento politico nel Paese e se le ideologie radicalizzate continueranno a diffondersi, il cristianesimo non solo sarà emarginato, ma rischia di scomparire».
Il cristianesimo iracheno ha svolto un ruolo fondamentale nella regione fin dai primi secoli. La sua importanza è evidente già nelle antiche strutture: mentre a Roma, nel v secolo, si discuteva ancora del concetto di papato, nel 410 d.C. in Iraq esisteva già un patriarcato, quello di Seleucia-Ctesifonte, a sud di Baghdad. Questa presenza si è conservata nonostante le persecuzioni, comprese quelle recenti ad opera dello “Stato islamico”. Per secoli, il cristianesimo iracheno ha plasmato i dibattiti teologici e oggi, nonostante le repressioni subite, rimane una componente imprescindibile della società civile.
L’Iraq come Terra Santa
Con il suo patrimonio abramitico e la lunga tradizione teologica e cristiana, l’Iraq è, in senso biblico, una Terra Santa, il suo confine orientale. Secondo Kopp, i cristiani iracheni meritano di superare una definizione troppo ristretta di questo concetto. L’Iraq potrebbe definirsi «una Terra Santa per cristiani e musulmani». Per quasi 2000 anni, i cristiani hanno offerto un contributo fondamentale alla convivenza pacifica con le confessioni islamiche.
La diplomazia vaticana è discreta ma efficace
Viaggi apostolici come quello di Papa Francesco nel marzo 2021 sono indispensabili. Per il Vaticano e la diplomazia del Medio Oriente della Santa Sede sono addirittura essenziali, sottolinea Matthias Kopp nelle sue analisi. Questi eventi generano risonanza internazionale e pongono basi durature nei contesti ecclesiastici, politici, sociali e interreligiosi «che non si possono ignorare».
Kopp, che ha partecipato a numerosi viaggi papali, ricorda le parole del presidente iracheno durante il viaggio: «Senza cristiani, l’Oriente è impensabile. Questo viaggio del Papa contribuisce alla guarigione il Paese». In futuro l’Iraq dovrà essere giudicato sulla base di queste affermazioni.
L’analisi dell’autore dimostra quanto sia esteso e concreto l’impegno diplomatico della Santa Sede. Essa — a differenza di molti Stati dell’Unione europea — «non ha mai chiuso la sua rappresentanza diplomatica a Baghdad, nemmeno nei momenti di crisi più difficili». Dove molti, in politica e religione, considerano finito il dialogo, «la Santa Sede entra sulla scena internazionale e riesce ad unire ciò che molti ritengono ormai impossibile».
Imparare dalla storia
Per garantire la sopravvivenza del cristianesimo in Mesopotamia, la società irachena e le confessioni cristiane locali devono imparare dal passato. I cristiani, come cittadini iracheni, vogliono contribuire alla costruzione della società civile e promuovere la democrazia, afferma Kopp, «nonostante la loro situazione sia quella di una minoranza». È giusto che la Chiesa, oltre a proseguire la propria missione di cura pastorale e caritativa, continui a impegnarsi politicamente. «Per sopravvivere, c’è bisogno di parlare anche in termini politici».