· Città del Vaticano ·

Il cardinale Gugerotti ha incontrato ad Aleppo i fedeli latini

I cristiani siano protagonisti nella ricostruzione del Paese

A boy carrying stacks of bread on his head walks past a damaged school in Aleppo, Syria January 21, ...
27 gennaio 2025

La strada che da Damasco porta fino ad Aleppo è la sintesi del martirio subito dalla Siria nell’ultimo decennio. Uscendo dalla città si vedono le caserme abbandonate e annerite dalle fiamme, qui e là i poster strappati e bruciati di Bashar al-Assad sovrastati dalle nuove bandiere nazionali; lungo l’autostrada i veicoli militari ancora crivellati dai proiettili della guerra e interi sobborghi rasi al suolo. Uno scenario che si ripete in maniera incessante passando a ridosso di Hama, dove le fabbriche locali hanno chiuso e molti impianti sono andati distrutti. Poi Homs, la cui periferia è costellata di villaggi deserti con l’eccezione di alcuni accampamenti di sfollati. Lo stesso vale per le campagne di Idlib dove, a tutto il resto, si sommano le rovine del terremoto del 2023. E infine, dopo sparuti check point presidiati da pochi miliziani annoiati, Aleppo con il suo carico di dolore e sofferenze.

Qui, in quella che prima della guerra era la terza città cristiana del mondo arabo con oltre 300.000 membri appartenenti a una decina di confessioni diverse e oggi ridotti a meno di 30.000, è approdato nella giornata di domenica l’inviato di Papa Francesco, il cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese orientali. «La nuova Siria è ancora in gestazione», ha detto ai fedeli latini con i quali ha conversato nella grande chiesa di san Francesco. «Ma quando nascerà avrà bisogno di una buona levatrice, e questo è un compito che spetta ai cristiani». Le difficoltà e le incertezze che i cristiani di tutte le confessioni devono affrontare — ha riconosciuto il porporato — sono enormi, ma le paure che ne derivano non devono spingere alla paralisi. I cristiani della Siria devono fare tutto il possibile per conquistare un ruolo alla pari con tutti gli altri cittadini e trovare il modo di offrire il proprio contributo alla costruzione di una nuova nazione.

L’abbraccio del Papa è arrivato ai cristiani di Aleppo con l’intensità e l’affetto dovuto a chi temeva di essere stato dimenticato. «Essere un solo corpo, ha detto il cardinale Gugerotti durante l’omelia domenicale, significa che tutte le membra hanno uguale importanza. Non si può essere egoisti, e questo è il senso dell’essere cristiani».

A conclusione della celebrazione eucaristica nella chiesa dei francescani l’inviato del Papa ha quindi incontrato i familiari di un sacerdote rapito nel 2012 e poi scomparso. La stessa sorte toccata a un prete greco ortodosso che viaggiava insieme a lui. È stata la madre del religioso a raccontare in lacrime la disperazione di chi non può neppure piangere il corpo del proprio figlio. Per lei l’unica speranza di una nuova Siria è quella di una tomba su cui deporre un fiore. A ulteriore testimonianza del dolore sofferto dalla popolazione locale in questi anni anche l’incontro con le sorelle di una religiosa di Aleppo colpita a morte da un missile agli inizi della guerra. (stefano leszczynski)