· Città del Vaticano ·

Gugerotti da oggi in Siria dopo uno sosta in Libano

La speranza per una calma capace di contagiare

 La speranza per una calma  capace di contagiare  QUO-019
24 gennaio 2025

Portare l’abbraccio e la benedizione di Francesco ai cattolici della Siria. Sotto questi auspici prende corpo il viaggio del cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, incaricato dal Papa di recarsi nel Paese affinché i fedeli «sentano — ha informato un comunicato del Dicastero che il porporato presiede — l’affetto e il sostegno dell’intera Chiesa cattolica e, in particolare, del Vescovo di Roma, il quale non cessa di pregare per loro».

In questa trasferta, che si protrarrà fino al 29 gennaio in terra siriana, con rientro a Roma il 30, il cardinale Gugerotti ha fatto sosta nelle scorse ore a Beirut, in Libano. Nel Paese dei cedri, la presenza del porporato è coincisa con quella dell’ordinario militare per l’Italia, l’arcivescovo Santo Marcianò, impegnato in una visita ai soldati del contingente italiano dell’Unifil, che operano nel sud del Paese, proprio alla vigilia della scadenza dei 60 giorni stabiliti dall’accordo di cessate-il-fuoco, firmato il 27 novembre scorso, tra Israele e Hezbollah. All’aeroporto della capitale libanese, il cardinale ha avuto modo di soffermarsi con monsignor Marcianò, accolto dalle massime autorità militari italiane. «La cosa molto interessante è stata la spiegazione di quanto sia stata difficile per i soldati italiani vivere l’esperienza dei mesi scorsi, sia per i bombardamenti che hanno subito sia per il fatto che per parecchi giorni hanno vissuto nei bunker, perché la situazione era pericolosissima nello scontro tra Israele e Hezbollah», ha testimoniato il prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali al microfono del nostro inviato al seguito, Stefano Leszczynski.

«È stata un’occasione — ha aggiunto — per poter vedere come le truppe italiane, noi abbiamo incontrato quelle, abbiano contribuito seriamente a svolgere il loro compito e con sofferenze molto consistenti». È in questi casi, ha riflettuto ancora, che «si vede una dimensione di preoccupazione per il bene comune, che va sottolineata e va apprezzata».

Da Libano poi il trasferimento oggi in Siria. «È chiaro che questi due Paesi sono contigui, pur avendo avuto nel tempo delle relazioni “alterne”. Ciò che è importante — ha messo in luce il cardinale — è che adesso un grande numero di siriani, che si erano rifugiati in Libano, comincino a pensare di ritornare nella propria nazione, se la situazione si stabilizzerà. Nello stesso tempo i rappresentanti della Chiesa maronita, che è una Chiesa nata nelle montagne della Siria ma poi stabilizzatasi in Libano, sono presenti anche in Siria e quindi effettivamente esiste un contatto forte tra i due Paesi. Adesso il Libano ha ricevuto il suo presidente e questo ha creato una situazione di maggiore calma. Speriamo che tale calma si possa trasmettere anche dall’altra parte, sia pure in modo e con ragioni diversi».