
21 gennaio 2025
Quando la realtà, quella più brutale, ispira l’arte. Per denunciare gli orrori del nazismo, Jean Fautrier, pittore e scultore francese, (partecipò alla Resistenza e da partigiano fu diretto testimone delle peggiori atrocità) dette vita a un’arte astratta, conosciuta come tachisme, basata su un preciso assunto: dopo le sofferenze inflitte alla persona durante la Shoah, non è più possibile rappresentare l’umana sostanza. Essa, infatti, è stata prosciugata da offese, angherie e umiliazioni. Di conseguenza, risulta praticabile solo un’arte informale, proprio perché, a causa del nazismo, l’umanità ha smarrito la sua forma umana. Si inserisce in questo scenario la serie degli Ostaggi (altamente lodati da numerosi intellettuali dell’epoca, tra cui figura Giuseppe Ungaretti). L’idea ...
Questo contenuto è riservato agli abbonati

Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati