· Città del Vaticano ·

Intesa per la tregua tra la giunta e un gruppo ribelle

Speranze di pace
in Myanmar

This picture taken on December 9, 2024 shows displaced people transporting belongings at an ...
21 gennaio 2025

In Myanmar è stato raggiunto un accordo formale per il cessate-il-fuoco tra la giunta militare golpista e l’Esercito dell’Alleanza nazionale democratica (Mndaa), un gruppo etnico ribelle attivo nel nord-est del Paese asiatico.

L’annuncio della tregua è stato dato dalla Cina, che sta mediando tra le parti in questo sanguinoso confitto. L’auspicio è che possa trattarsi di un passo verso una soluzione pacifica del conflitto che insanguina e affama la popolazione, anche se in passato analoghe intese sono state purtroppo disattese.

La situazione in Myanmar, com’è noto, si è infuocata dopo il 1° febbraio del 2021, quando le forze armate sono salite al potere con un colpo di stato, arrestando il ministro degli Esteri e consigliere di Stato Aung San Suu Kyi (premio Nobel per la pace nel 1991) e molti altri esponenti di spicco della National league for democracy (Nld, il partito vincitore delle elezioni legislative del novembre del 2020) e spazzando via la fragile democrazia nata dopo il voto del 2015.

La popolazione è prima scesa in strada pacificamente e poi ha iniziato una resistenza armata senza precedenti, culminata con un’alleanza tra i principali gruppi etnici ribelli per fronteggiare la giunta militare. Un conflitto lontano dai riflettori internazionali che colpisce prevalentemente la popolazione civile. Secondo le ultime stime, si contano oltre 15.000 morti, decine di migliaia di feriti e più di un milione di sfollati interni, costretti a vivere in condizioni disastrose, con serie difficoltà a reperire cibo, acqua e medicinali. Per l’Unicef, più di 5 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza umanitaria e 8 milioni di minori non hanno istruzione. L’economia è al collasso, con un tasso di disoccupazione al 40 per cento.