
di Lorena Leonardi
«Un grande manto che permea il cuore e la coscienza, qualcosa di apparentemente irragionevole, a volte, ma che ci spinge a guardare al cielo e si pone come il “motore” perenne della quotidianità».
Così sente dentro di sé la speranza José Joaquín Escobedo Herrera, 28enne messicano proveniente da Puebla a Roma come pellegrino giubilare dopo un cammino che per quasi due settimane lo ha portato — con i Francescani di Maria — in viaggio per tutta l’Italia attraverso i luoghi dei miracoli eucaristici.
Il gruppo, accompagnato da otto sacerdoti tra cui il fondatore dell’associazione internazionale di fedeli, padre Santiago Martín, conta 250 partecipanti provenienti da diversi Paesi dell’Europa e di tutta l’America. Il momento giubilare — iniziato venerdì 17 gennaio e conclusosi ieri — rappresenta il culmine di un percorso «di approfondimento e nutrimento della fede», spiega il giovane che nella vita lavora come consulente, approdato nell’Urbe dopo le tappe di «preparazione del cuore» che lo hanno condotto da Bolsena a Cascia, passando per Siena, Lanciano e San Giovanni Rotondo, con una sosta ad Assisi per la visita alla tomba del beato Carlo Acutis, il «santo millennial» che sarà canonizzato il 27 aprile prossimo.
Con la mente che naviga «in un mare di emozioni», per José Joaquín le riflessioni di questi giorni segnano «un punto di svolta fondamentale nella fede e nel modo in cui voglio affrontare la vita».
Parla di una «esperienza incredibile che sta rafforzando la mia fede» anche Maya Eisenburger, 54 anni, casalinga tedesca, da sempre desiderosa di partecipare a un Giubileo: in questi giorni, spiega, «sto ricaricando le “batterie” della speranza, che mi sostiene nell’impegno di vivere ogni giorno come missionaria della gratitudine e infonde in me una grande fiducia».
Sono entusiasti della visita alle quattro basiliche papali di Roma Daniel Tapias e Nuria Gómez, rispettivamente 62 e 60 anni, marito e moglie originari di Madrid ma residenti a Miami, dove lavorano come amministratore delegato e direttrice finanziaria di una società che si occupa di intelligenza artificiale. Partiti con un’altra coppia di coniugi della parrocchia di St. Hugh, avvertono la difficoltà di esprimere a parole la «forza di un evento di fede» segnato dal passaggio in «luoghi speciali» in condivisione con altri cattolici uniti dall’intento di «testimoniare in un mondo tanto bisognoso di Dio e, allo stesso tempo, così distante da Lui».
Si sofferma sulla virtù della speranza l’italiano Giovanni Boccaccio, 32enne pellegrino giubilare da martedì 14 a venerdì scorso, partito con un amico e circa 120 fedeli della diocesi di Acqui. Insieme al vescovo Luigi Testore e accompagnati da altri due sacerdoti, sono giunti fino a Roma. Emozionato per aver visto Papa Francesco durante l’udienza generale del 15 gennaio, il giovane enologo proveniente da Ovada, in provincia di Alessandria, confida che per lui e la sua generazione la speranza rappresenta «una soglia fondamentale da oltrepassare. Siamo un po’ troppo razionali», riflette, e «pensiamo di “dare dei compiti a Dio”. Spesso nelle nostre vite servirebbero veri e propri miracoli, ma non sempre abbiamo il coraggio di sperarlo sul serio». Da questa esperienza giubilare Giovanni porta a casa con sé un insegnamento spirituale da condividere con i suoi coetanei, ovvero l’invito a «non porre limiti alla fiducia in Dio: tutti possono sperare l’impossibile».
In una significativa assonanza nonostante lo scarto anagrafico, è animata dal desiderio di una «profonda crescita spirituale e religiosa» anche Pinuccia Ottonello, 66 anni, nata ad Aqui Terme ma residente a Morgex, in Valle d’Aosta. Partita insieme a un gruppo di amici della diocesi, la pensionata bancaria considera la speranza come un modo per vivere una fede «autentica e realmente ispirata dagli insegnamenti di Cristo».
Dopo aver vissuto con particolare intensità l’incontro col Santo Padre, Pinuccia ricorda con tenerezza l’immagine della Vergine Salus Populi romani custodita all’interno della basilica di Santa Maria Maggiore. «Cercherò di mantenere questa letizia interiore che mi consente di vivere nella speranza e nella gioia, sentendomi figlia amata di Cristo, liberata da peccati ed errori del passato. Spero di poter tornare a Roma per partecipare all’atteso Giubileo del 2033».