· Città del Vaticano ·

Dopo mezzo secolo tradotte le memorie di József Debreczeni

Bruciare
nel «crematorio freddo»

 Bruciare  nel «crematorio freddo»  QUO-016
21 gennaio 2025
di Gaetano Vallini «Voi che rappresentate le vostre visioni con la penna, con il gesso, con la pietra, con il pennello, voi che in passato avete cercato di riprodurre le smorfie della sofferenza e del trapasso; veggenti della danza della morte, cesellatori dell’orrore, scribi dell’inferno, qui dovete venire!». Il qui di cui si parla è il lager “ospedale” nazista di Dörnhau e a lanciare l’agghiacciante invito è uno dei “pazienti”, József Debreczeni, pseudonimo di József Bruner, ebreo, noto giornalista e scrittore di lingua ungherese che trascorse la maggior parte della sua vita in Jugoslavia, da dove, dopo tre anni di lavori forzati, il 1° maggio del 1944 venne deportato ad Auschwitz e da lì in altri tre sottocampi: Gross-Rosen, Eule e Dörnhau. Quattordici mesi di ...

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