
Due giorni fa, commentando con i media vaticani l’annuncio della tregua a Gaza, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei latini, sottolineava la necessità, adesso, di voltare subito pagina e dedicarsi immediatamente alla soluzione delle emergenze per la popolazione, lacerata nell’anima e nel corpo, con un’attenzione speciale ai bambini e, quindi, al futuro: cibo, sanità, scuola.
In questo momento, secondo l’Unicef, quasi tutti i 2,1 milioni di abitanti del territorio stanno affrontando alti livelli di insicurezza alimentare; meno della metà dei 36 ospedali risulta funzionante; e, riporta Save the Children, sono il 96% le strutture scolastiche distrutte o danneggiate, con 625.000 bambini in età scolare che dall’ottobre 2023 non hanno ricevuto un’istruzione.
C’è dunque un bisogno di affrontare la sofferenza, che non riguarda solo la mera sopravvivenza (e che passerà, da subito, per la rapida introduzione di aiuti umanitari e viveri), ma che tocca le stesse corde della persona come essere in relazione.
Sono bisogni che coinvolgono direttamente il senso della vita, i rapporti umani, lo stare insieme, la prossimità all’altro, senza i quali è impossibile pensare a qualsiasi idea di avvenire. Ri-costruire, allora, vorrà dire mettere mano alle macerie degli edifici, così come a quelle morali, psicologiche e sociali. Adesso è l’ora della cura: solo iniziando da qui si riuscirà a mantenere viva la speranza verso un futuro di convivenza e di pace. (roberto paglialonga)