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Nel Paese si sta consumando la più grave crisi umanitaria al mondo. Gli sfollati sono oltre 11 milioni. Ma la situazione intorno a Khartoum apre nuovi spiragli

Sudan
Il dramma di un popolo

Amani Abdullah, 20, a Sudanese woman, who fled the conflict in Geneina in Sudan's Darfur region, ...
14 gennaio 2025

La guerra in Sudan sta alimentando la più grave crisi di sfollati al mondo. A causa dei molteplici scontri che da oltre vent’anni devastano questo Paese, almeno 11,5 milioni di sudanesi sono stati costretti a fuggire, mentre la situazione generatasi sul terreno ad aprile 2023 ha provocato finora oltre 26.000 morti.

È notizia di poche ore fa che più di 120 sudanesi sono rimasti uccisi in bombardamenti che hanno colpito un’area di Omdurman, la città gemella della capitale Khartoum. Lo scorso 10 gennaio, invece, un’ambulanza di Medici senza frontiere (Msf) che trasportava una donna incinta è stata attaccata da una persona armata.

Nel frattempo, gli scontri tra l’esercito nazionale e le Forze di supporto rapido (Rsf) non accennano a placarsi. E testimoniano come la crisi sudanese non solo sia di difficile soluzione, bensì sia anche intrappolata in una serie di interessi regionali e internazionali che la condannano a non avere fine.

Raccontare questa guerra è necessario per non dimenticare che la «terza guerra mondiale a pezzi» di cui parla Papa Francesco non è solo legata alle situazioni in Ucraina o a Gaza. Nel giornale di oggi lo facciamo attraverso un’analisi dello scenario sul terreno e attraverso la testimonianza di padre Diego Dalle Carbonare, superiore provinciale dei comboniani in Egitto e Sudan. Per ricordare come questo conflitto, le sue implicazioni e i suoi attori siano capaci di azzerare le ambizioni di un popolo che, da ormai troppo tempo senza ottenere alcun risultato, sogna la normalità.

La guerra in Sudan rientra tra le decine di conflitti dimenticati che, nel mondo, dall’Africa all’Asia fino all’America, alimentano morte e disgrazie, sembrano non lasciare spazio per la speranza. Una parola tanto centrale in questo anno giubilare, ma troppo spesso dimenticata.


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