Rimuovere le mine

da Gerico
Roberto Cetera
Sotto un sole caldo si è svolta nella mattinata di ieri, domenica 12 gennaio, a Qasr al-Yahud, lungo le sponde del fiume Giordano, la celebrazione della festa del Battesimo del Signore. Vi hanno partecipato centinaia di fedeli provenienti anche da Gerusalemme, Nazareth, Betlemme. La messa al sito del battesimo è stata quest’anno presieduta dal vicario della Custodia di Terra Santa, padre Ibrahim Faltas, accompagnato dal parroco di Gerico, padre Mario Maria Hadchiti, e da una sessantina di frati che hanno percorso cantando in processione l’ultimo tratto che separa il sito dalla città di Gerico. Prima della messa il vicario custodiale ha incontrato le autorità delle istituzioni locali negli spazi della parrocchia intitolata a Gesù Buon Pastore. Alla cerimonia hanno partecipato i diplomatici di Francia, Belgio, Spagna, Italia, Egitto e Santa Sede.
Faltas ha iniziato la sua omelia ricordando come purtroppo anche quest’anno la festa sia offuscata da un clima di dolore e sofferenza. Poi ha ricordato come solo cinque anni fa questo luogo — grazie alla Custodia di Terra Santa — è stato bonificato dalle mine che vi erano state depositate dopo la guerra del 1967, così che è stato possibile tornare in questa spianata a pregare in sicurezza e senza pericoli. Però, ha continuato padre Ibrahim, «è più difficile eliminare altre mine: quelle della sofferenza che è nel cuore delle persone che abitano la Terra Santa. È difficile oggi, in questo giorno, che pure è giorno di festa, dimenticare la morte di tanti innocenti, difficile non vedere i danni fisici e morali che la violenza e l’odio lasciano sulle strade minate dalla guerra. Questo luogo in cui ci troviamo ci aiuta a pregare: ricordando il passato, imploriamo anche la pace per il presente. Questo luogo dove Giovanni Battista battezzava e purificava l’umanità e dava una speranza nuova: Gesù! Questo luogo è oggi quella luce che sta cercando ogni persona che vive in questi tempi bui».
Poi, tornando alla storia del campo minato prossimo alle sponde del Giordano dove Gesù venne battezzato, il vicario della Custodia di Terra Santa ha detto: «Le mine sono state eliminate, ci impedivano di raggiungere l’acqua che salva e purifica, erano mine che “sporcavano” la strada percorsa per testimoniare la fede in libertà e continuità. Quelle mine pericolose sono state eliminate per dimostrare che il male si può sempre sconfiggere, che possono essere sempre eliminate dall’amore e dal bene. Giovanni, che battezzava in queste acque torbide e melmose in una valle deserta e non accogliente, non voleva battezzare Gesù che non aveva bisogno di essere purificato. Questo ci dice che il Signore si manifesta in tempi e modi a noi incomprensibili, e a volte apparentemente sconvenienti, ma Giovanni comprese che quel battesimo significava per Gesù compiere la volontà del Padre. Nel 2020 in questa piccola chiesa, a lato di questo campo, abbiamo ritrovato il registro delle celebrazioni di quando ebbe inizio la guerra “dei sei giorni”. Ora abbiamo ricominciato a registrare di nuovo le nostre messe e celebrazioni. È stato emozionante per me — ha confidato Faltas — tornare a scrivere la data del ritorno a celebrare l’Eucarestia in questa chiesa, con il mio nome. Sono grato a Dio per avermelo concesso. Un nuovo inizio che comincia nella pace, nella verità e nella giustizia. Noi frati francescani dimostriamo in questo luogo di rimanere fedeli alla missione che ci ha affidato san Francesco, la missione di custodire e proteggere le pietre della nostra storia cristiana ma anche le “pietre vive” che sono le persone che qui vivono».
Padre Ibrahim ha concluso l’omelia evidenziando che «questa missione continua a dare i suoi frutti ancora oggi: pochi giorni dopo la canonizzazione dei martiri francescani di Damasco, la Siria ha voltato pagina e adesso spera in un futuro migliore. La speranza è la nostra forza in Terra Santa, quella speranza che ci è indicata dal cammino giubilare: Papa Francesco ci invita a essere pellegrini di speranza, e noi su questa strada che parte dal fiume Giordano proseguiamo il nostro cammino su strade sicure. Protetti dalla fede in Cristo, redentore del mondo».
Durante la messa fra Mario, il parroco di Gerico concelebrante, ha impartito il battesimo a un bambino che ha preso il nome di Charbel Yohanna. La mattinata si è conclusa con una benedizione delle acque del Giordano.