Nella domenica del Battesimo del Signore

di Isabella Piro
Un incontro colmo di affetto tra due generazioni per celebrare «il dono più grande della Chiesa»: quello della fede. La celebrazione eucaristica con il rito del battesimo di 21 neonati, presieduta da Papa Francesco ieri mattina, 12 gennaio, nella Cappella Sistina, si può riassumere così: nella tenerezza dell’anziano Pontefice che ha amministrato il sacramento dell’iniziazione cristiana, donando ai piccoli battezzati anche una carezza e un sorriso. E loro — 13 maschi e 8 femmine, figli di dipendenti della Santa Sede e della Guardia Svizzera pontificia — hanno ricambiato l’affetto e la premura del Papa con sguardi attenti e manine protese, come se Francesco fosse il loro “nonno”.
Qualche pianto e alcuni vagiti in sottofondo hanno accompagnato la celebrazione, svoltasi nel giorno in cui la Chiesa festeggiava il Battesimo del Signore. A fare da cornice al rito, le pareti e la volta del luogo di culto affrescato mirabilmente da Michelangelo.
Il Pontefice ha introdotto la messa con alcune semplici parole, pronunciate a braccio: «È importante che i bambini si sentano bene. Se hanno fame, allattateli, che non piangano. Se hanno troppo caldo, cambiateli… Ma che si sentano a loro agio, perché oggi comandano loro e noi dobbiamo servirli col Sacramento, con le preghiere. Adesso incominciamo questa cerimonia tutti insieme. Oggi, ognuno di voi, genitori, e la Chiesa stessa date il dono più grande, più grande: il dono della fede ai bambini. Andiamo avanti, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».
Aperta dal canto d’ingresso Noi canteremo gloria a te, la celebrazione è iniziata con le formule previste dal rito pronunciate dal Santo Padre: «Che nome date ai vostri bambini? Che cosa chiedete per loro? Siete consapevoli della vostra responsabilità?». Dopo le risposte dei genitori e dei padrini e madrine, il Pontefice ha tracciato il segno della croce sulla fronte dei piccoli, incoraggiando i loro fratellini maggiori a fare lo stesso. E in modo paterno, Francesco ha sistemato il ciuccio o le scarpine slacciate di qualche bimbo più vivace.
La liturgia della Parola si è tenuta in lingua italiana: alla prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia (40, 1-5. 9-11), sono seguiti il Salmo 103, “Benedici il Signore, anima mia”, e un passo della seconda lettera di san Paolo a Tito (2, 11-14; 3, 4-7). Il Vangelo proclamato dal diacono è stato quello di Luca (3, 15-16. 21-22) che racconta il Battesimo di Gesù sulle rive del fiume Giordano, per mano di Giovanni Battista.
Al posto dell’omelia, il Papa, ha pronunciato alcune brevi parole, sempre a braccio: «Continuiamo questa cerimonia del Battesimo dei vostri figli. Chiediamo al Signore che loro crescano nella fede, una vera umanità, nella gioia della famiglia. E adesso continuiamo».
Quindi, il diacono ha letto la preghiera dei fedeli, le cui invocazioni sono state per il Pontefice e tutti i vescovi; per i battezzandi; per i governanti affinché siano resi «uomini di pace»; per tutti i bambini perché ricevano «serenità, salute e sapienza»; per le famiglie così che siano benedette e santificate; per «i peccatori e i violenti», affinché i loro cuori si convertano; e per «i sofferenti e le persone angosciate», così che siano consolati.
Conclusa l’invocazione dei santi, Papa Francesco ha pronunciato l’orazione di esorcismo per liberare i battezzandi dal peccato originale. Successivamente, i due cardinali concelebranti, l’elemosiniere Konrad Krajewski e Fernando Vérgez Alzaga, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, hanno segnato il petto di ciascun neonato con l’olio dei catecumeni.
La messa — diretta dall’arcivescovo Diego Ravelli, maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie — è proseguita con ciascun gruppo di genitori, padrini e madrine che si è accostato al fonte battesimale portando in braccio il proprio neonato, sul cui capo il Papa ha versato l’acqua benedetta. Ad alta voce, Francesco ha pronunciato il nome di ciascun bambino: Suyana Rosa Adele Rossier; Maurizio Dominici; Edwin Gabriele Paupe; Angelo Meucci; Flavio Di Staso; Tancredi Tito Tosti; Solomija Maria Landrini; Lorenzo Catese; Giorgia Corazzini; Marco De Cristofaro; Luca Yllana Garcia; Federico Pio Travaglino; Alessandro Maria Vitale; Diana Maria Amrhein; Giulio Calvano; Vittoria Cafiero; Sofia D’Angelo; Gabriele Marcuccilli; Vittoria Ippoliti; Anna Vittoria Canali; Riccardo Schiavini.
I due cardinali concelebranti hanno poi unto con il sacro crisma il capo di ogni piccolo, consegnando a tutti la veste bianca, simbolo della rinascita a creature nuove. Quindi, a raffigurare la luce di Cristo, ogni papà ha acceso una candela dal cero pasquale, posto alla destra della sede del Papa. «Portate sempre con voi questa luce, a casa vostra, come ricordo di questo giorno — ha detto il vescovo di Roma, parlando ancora a braccio —. E quando c’è qualche problema, qualche difficoltà, accendete la luce per chiedere al signore la grazia per la vostra famiglia».
Il «Rito dell’Effatà» — durante il quale i porporati Krajewski e Vérgez hanno toccato, con il pollice, le orecchie e le labbra dei battezzati affinché possano ascoltare la Parola di Dio e professare la propria fede — ha preceduto la liturgia eucaristica, introdotta dal canto Rallegrati, o Sion. Per la Preghiera eucaristica hanno raggiunto i due concelebranti all’altare anche i due segretari particolari del Papa, i reverendi Fabio Salerno e Juan Cruz Villalón.
Dopo la distribuzione della comunione, sulle note di Astro del ciel, la benedizione del Pontefice a tutti i presenti ha aperto i riti di conclusione. Quindi, mentre il coro della Cappella Sistina — guidato dal maestro Marcos Pavan e accompagnato all’organo dal maestro Josep Solé Coll — intonava Adeste fideles, Papa Francesco, tolti i paramenti liturgici, seduto in carrozzina ha salutato singolarmente ogni famiglia dei battezzati, donando loro un piccolo bassorilievo ovale dorato raffigurante la Sacra Famiglia. Ai fratelli maggiori dei battezzati, invece, il Pontefice ha offerto alcune caramelle.