I funerali

«Questa mattina ebbero luogo nella Chiesa dei Missionari del prezioso Sangue in piazza dei Crociferi le solenni esequie del Superiore generale di quella Congregazione D. Giovanni Merlini. Pontificò Monsignor Vescovo Sultani, membro di quell’Istituto e vi intervennero, come è solito, i Generali delle altre corporazioni religiose». Così nella rubrica “Cronaca cittadina” iniziava su «L’Osservatore Romano» di mercoledì 15 gennaio 1873 il racconto dei funerali di don Giovanni Merlini, morto la domenica 12, dopo una lunga agonia iniziata alla vigilia del Natale precedente, quando era stato investito dalla carrozza condotta da un anticlericale. L’Urbe era da poco divenuta capitale del Regno d’Italia nel pieno della cosiddetta “Questione romana” con il Papa Pio ix autoproclamatosi prigioniero in Vaticano e il foglio diretto da Augusto Baviera in prima linea nel difendere le rivendicazioni pontificie. Per una singolare coincidenza la redazione si trovava allora in via del Nazareno 14, nel palazzo Del Bufalo. Proprio a un ramo decaduto della nobile famiglia apparteneva san Gaspare, fondatore della Congregazione di cui Merlini fu terzo moderatore generale. Ma non solo: poco dopo la fondazione (1° luglio 1861) «L’Osservatore Romano» si trasferì (nel marzo 1862) da piazza dei Santi xii Apostoli n. 62, presso la Tipografia Salviucci, in piazza dei Crociferi 48, dove fu impiantata la prima tipografia in proprio e dove rimase fino allo stesso mese del 1871. Fu dunque a due passi dalla Fontana di Trevi che si consumò il passaggio di consegne dai fondatori Nicola Zanchini e Giuseppe Bastia (1861-1866) al marchese Baviera (che diresse il giornale fino al 1884) e si “cucinarono” le edizioni immediatamente precedenti e successive alla “breccia di porta Pia” con la “presa di Roma” (20 settembre 1870) — e una sospensione delle pubblicazioni di circa un mese, fino al 17 ottobre — e la conseguente proclamazione di questa a capitale del Regno d’Italia (3 febbraio 1871). E proprio “santo dei Crociferi” era uno dei nomi con cui Merlini veniva chiamato per il suo legame con l’omonima piazza: qui era infatti la curia generalizia della sua congregazione e qui, nella chiesa di Santa Maria in Trivio, le sue spoglie riposano accanto a san Gaspare del Bufalo, continuando a essere meta di pellegrinaggi e preghiere (gianluca biccini).