Sulla strada
In cammino per dare un nuovo inizio all’esistenza sulla strada della misericordia di Dio: è il “leitmotiv” che guida quanti sono giunti stamattina nell’Aula Paolo vi per partecipare alla prima udienza giubilare di Papa Francesco.
In cammino, «per testimoniare la loro unione alla Chiesa universale» sono i fedeli della arcidiocesi di Chieti-Vasto, arrivati in gran numero a Roma con il loro arcivescovo Bruno Forte. Questo «pellegrinaggio rappresenta un segnale di ripartenza nella vita di tutti i giorni — ha detto il presule —, un ricominciare a credere che le cose possono cambiare». E proprio sulla parola “ricominciare” Papa Francesco ha incentrato la sua catechesi invitando più volte i presenti, soprattutto bambini e ragazzi, a scandirla bene, anzi a gridarla con tutta la gioia nel cuore. «L’essere qui davanti al Pontefice — ha proseguito l’arcivescovo teologo — è motivato da tre scopi e cioè venire confermati nella fede, vivere la grazia del Giubileo, pregando per il Papa e per il perdono tra gli uomini e, infine, invocare la pace nel mondo in questi tempi travagliati, unendoci ai ripetuti appelli del Vescovo di Roma come quello fatto anche stamane». E nella speranza che cessino ostilità e conflitti in ogni angolo della Terra, monsignor Forte gli ha donato l’immagine della Madonna dei miracoli, venerata dagli abruzzesi dal xvi secolo, e quella del Sacro Cuore di Gesù, «che richiama l’enciclica Dilexit nos di Papa Francesco e, in questo periodo giubilare, testimonia più che mai la necessità di affidarsi all’amore umano e divino del Cristo».
Le loro corazze, spade o lance si chiamano fede, solidarietà, fiducia, amicizia. Sono i “Cavalieri del Graal”, organizzazione che accomuna ragazzi delle scuole medie, venuti da tutta Italia ma anche da Francia, Germania, e Svizzera. In Aula non hanno mai fatto mancare il loro affetto al Pontefice sventolando foulard gialli al grido più volte ripetuto di “W il Papa”. «Il nostro è un movimento nato quasi quarant’anni fa — ha spiegato il responsabile don Marcello Brambilla — ed è un’esperienza educativa che invita gruppi di ragazzi della scuola secondaria di primo grado, guidati da adulti, a sperimentare la fede nei vari interessi che muovono la vita, scoprendo giorno dopo giorno quel “centuplo” promesso da Gesù». Momento fondamentale del cammino dei giovani “cavalieri” è il gesto della “promessa”, che quest’anno si compie nell’Urbe per l’evento giubilare: «Di solito consiste in una sorta di ritiro di due giorni presso un luogo legato alla figura di un santo» ha precisato il sacerdote, per riscoprire il dono del Battesimo dicendo il personale “sì” a Gesù. «Ma la vera promessa — ha osservato don Brambilla — è quella fatta da Gesù ai ragazzi quando dice loro: “Se tu mi segui, ti assicuro la gioia di vivere”».
Dalla periferia Est di Roma per incontrare il Papa delle periferie: è stato questo il senso della partecipazione all’udienza di stamane di una vasta rappresentanza di fedeli del v municipio, con a capo il presidente Mauro Caliste. Si tratta della ex sesta circoscrizione di Roma, che riunisce i popolosi quartieri gravitanti intorno ai tratti iniziali delle vie Prenestina e Casilina. In tutta la zona — ha fatto presente l’amministratore — si respira una forte «religiosità popolare, testimoniata da numerose edicole mariane e immagini sacre diffuse sul territorio e alle quali abbiamo di recente dedicato una pubblicazione, donata oggi al Papa, che le “censisce” tutte». Al termine dell’udienza i circa cinquecento partecipanti al pellegrinaggio si sono poi ritrovati nella basilica Vaticana per la messa celebrata dal vescovo Paolo Ricciardi, ausiliare di Roma per il settore est
Da Lucera hanno portato a Papa Francesco il loro messaggio di speranza i responsabili della cooperativa sociale “Paidòs”, che accoglie bambini e ragazzi con disagi familiari dovuti ad un passato ed un presente di sofferenza. Affiancati dai Padri Giuseppini del Murialdo, hanno fondato un centro educativo diurno e due case famiglia dove il minore sperimenta una “residenza emotiva”, in cui l’adulto pensa a lui e con lui condivide la vita nella speranza di trovare una famiglia affidataria.
di Rosario Capomasi