Domani al Laterano la beatificazione di don Giovani Merlini
Con intelletto d’amore
All’inizio del cammino giubilare, la Chiesa beatifica nella domenica del Battesimo del Signore, 12 gennaio 2025, Giovanni Merlini (Spoleto 1795 – Roma 1873), sacerdote, terzo moderatore generale della congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Sarà il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, a presiedere il rito alle ore 11 nella basilica papale di San Giovanni in Laterano.
Uomo saggio, ha interrogato la storia con l’intelligenza del cuore, tessendo incroci e cammini di pace. Con la sua vita riceviamo risposta alla domanda con cui i Padri della Chiesa hanno interrogato la speranza cristiana: «E tu, di che temi? Hai il Sangue di Cristo! Ogni tua speranza è il Sangue di Cristo!».
La complessa temperie contemporanea, ossigeno quotidiano che ci avvolge, rischia di spegnere la positività del vivere, raccorciando l’orizzonte e moltiplicando l’angoscia per un domani privo di promesse per il futuro: un rarefarsi della speranza, che sembra assumere i connotati di una crisi della vita. Tra frammentazione e ragioni deboli, abbiamo bisogno di muovere il cuore. Permettere che la speranza cristiana dica in noi la sua ragione e ci muova sulle strade dell’umano, a intravedere progetti di pace e di solidarietà.
La speranza, futuro di fedeltà, fiorisce nel Sangue di Cristo, sangue della Nuova ed Eterna Alleanza, amore estremo che si invera e giunge fino all’umano perduto e nemico come futuro di resurrezione. Donne e uomini, in modo originale, ne diventano icona: San Giovanni Paolo ii li indica come «pagine di Vangelo sfogliate nella storia».
Quale pagina ha scritto Giovanni Merlini? Era il 24 dicembre 1872 e Roma, appena nata all’Unità d’Italia, assaggiava il vecchio e il nuovo corso degli eventi, pensiero e prassi, senza distinguerne i sapori. Moderatore generale del sodalizio sacerdotale dei Missionari del Preziosissimo Sangue, fondato nel 1815 da san Gaspare Del Bufalo, egli prendeva tempo per discernere e pregare sul nuovo corso della storia umana, come sua abitudine.
Dalla basilica di Sant’Andrea delle Fratte, dopo lunga orazione presso l’immagine della Madonna del miracolo, in quella Vigilia di Natale, don Giovanni tornava alla Casa di Missione di Santa Maria in Trivio in Piazza dei Crociferi, quando sentì una carrozza che lo seguiva, accrescere il galoppo: il grido del cocchiere incitava il cavallo a suon di frusta, e il missionario investito viene trascinato per un notevole tratto di strada, in un incidente non del tutto accidentale. Il 12 gennaio 1873, don Giovanni muore. Il beato Pio ix , entrando nell’aula per la Congregazione generale dei Riti, ne fa immediata memoria con i presenti: «Avranno inteso la morte di D. Giovanni Merlini, Superiore Generale dei Missionari del Preziosissimo Sangue, Egli era un gran Servo di Dio, ed è un gran danno per noi la perdita di queste persone che tanto possono al cospetto di Dio».
Alla voce del Papa, fa eco quella del popolo, che da Fontana di Trevi corre veloce per le vie di Roma: è morto il santo dei Crociferi. Contava 78 anni, e a vederlo sembrava avesse i piedi, con le logore scarpe, ben piantati in terra e l’intelligenza acuta, creativa e colta, radicata nel cuore, alla ricerca mai stanca del Volto di Dio e dei semi di Verità, già presenti nella storia.
Il quotidiano era il luogo santo da abitare, in cui l’umano con amore poteva essere condotto a bellezza, secondo l’originalità di ciascuno.
Gli anni della sua vita e del suo ministero, come cammino missionario, seguono la Rivoluzione francese e vedono l’inizio dell’Impero napoleonico, la sua caduta, il clima e il nuovo assetto degli Stati Europei della Restaurazione.
L’ambiente sociale vive l’ebbrezza dell’era che corre tra la reazione violenta dei ceti legati alla Tradizione e l’Illuminismo. Seguono gli anni dei moti popolari (1820-1831) e quelli delle guerre per l’Indipendenza (1848-1866) che hanno caratterizzato il Risorgimento Italiano. In specie, lo Stato Pontificio vive il confronto diplomatico con il Regno sabaudo e il processo che ne segue, fino alla presa di Roma (1870) e alla cessazione del potere temporale del Pontefice; al contempo sono gli anni della definizione del Dogma dell’Immacolata (1854); dell’enciclica Quanta cura (1864); del Concilio vaticano i nel giugno del 1868.
Giovanni Merlini attraversa tali processi con intelligenza di fede, mitezza ed equità per riportare ogni situazione al gaudio del Vangelo. Nella Chiesa si fa voce e mediatore di misericordia e di pace, nel segno della speranza che non delude.
Missionario apostolico affianca san Gaspare Del Bufalo, operando senza risparmio per la Riforma dei popoli e la cultura del clero, auspicata dai Vescovi di Roma, Pio vii , Leone xii , Gregorio xvi , Pio viii , Pio ix ; promuove la predicazione missionaria al popolo in oltre 200 borghi, villaggi e paesi; sostiene e favorisce gli studi e la riflessione culturale e dottrinale del clero.
Pur avendo contatti con i grandi ha sempre preferito i piccoli, ha mosso cuore e passi in cerca dei cuori smarriti. In particolare, con san Gaspare del Bufalo, si fa vicino agli uomini della montagna, i briganti, che, dal primo trentennio dell’800, insanguinavano le terre pontificie. Li invita con onestà e delicatezza alla conversione della vita e, entrando nel cuore della grave lacerazione sociale, si fa mediatore, anche in situazioni estreme, con soluzioni di pacificazione, come apostolo della misericordia divina che rigenera nel Sangue redentore.
Nel suo servizio di moderatore generale dei Missionari del Preziosissimo Sangue, che svolge nel coinvolgimento corale dei suoi fratelli, la sua saggezza diventa proverbiale, frutto dell’esercizio quotidiano di discernimento: valuta le situazioni con oculatezza, senza fretta e, nella contemplazione davanti al grande libro del Crocifisso. È profondo conoscitore delle anime e umile guida nello spirito di sacerdoti, religiosi di varie congregazioni, donne e uomini di ogni ceto.
Esemplare è il fecondo sodalizio spirituale con santa Maria De Mattias, durato quarantadue anni, che con la sua guida fonda costruisce e consolida la congregazione delle Adoratrici del Preziosissimo Sangue di Gesù Cristo.
Consigliere e amico del beato Pio ix condivide la sua visione in ordine alla missione della Chiesa: in particolare la centralità del Mistero pasquale, la formazione dei presbiteri e la promozione del laicato. Nell’enciclica Amantissimus Humani, del 1862, risuona chiaramente il Mistero redentivo con la voce del Sangue di Cristo. In virtù di questa mutua condivisione il Pontefice nel 1849 con il Decreto Redempti sumus estende alla Chiesa universale la festa del Preziosissimo Sangue: l’amore di Dio, espressa nel Sangue del suo Figlio è la ragione della dignità ultima di ogni essere umano.
Il primo beato nel cammino giubilare, profeta della theologia sanguinis, rivela il suo volto umanissimo: compagno di viaggio per tutti, indica la possibilità di ricercare nella ferialità dei giorni la luce dell’amore, promessa di resurrezione, che già ci è stato dato. L’insoddisfazione, la crisi, il vuoto esistenziale possono trasformarsi in sane inquietudini, in feritoie di speranza: «Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti» (EG 164).
di Nicla Spezzati
Postulatrice