· Città del Vaticano ·

Firmata da ebrei e musulmani la «Dichiarazione di Vienna» su iniziativa del cardinale Schönborn

Religioni per la pace
e la convivenza comune

 Religioni per la pace e la convivenza comune  QUO-007
10 gennaio 2025

Il frutto di un dialogo di lunga data, di una cooperazione costruttiva fra le comunità religiose, la riaffermazione del loro impegno per la pace e il rispetto reciproco nella società: è questo ma anche molto di più — in un tempo di sanguinosi conflitti ed esasperanti tensioni — la “Dichiarazione di Vienna” intitolata Religioni per la pace firmata ieri, 9 gennaio, nel palazzo arcivescovile dal cardinale Christoph Schönborn, dal rabbino capo Jaron Engelmayer e dal presidente della comunità religiosa islamica in Austria, Ümit Vural. Ribadendo la convinzione che «la fede può essere una base potente per una convivenza pacifica», i tre rappresentanti condannano fermamente «qualsiasi abuso della religione per incitare o giustificare il terrore e la violenza». Allo stesso tempo, «siamo contro ogni forma di discriminazione e minaccia alla vita religiosa» e «ci impegniamo a fare tutto il possibile per rafforzare la comprensione reciproca e la coesione nelle nostre comunità religiose». La dichiarazione si conclude con un appello a cristiani, ebrei e musulmani, e a tutte le persone che vivono a Vienna, «affinché lavorino instancabilmente per mantenere una convivenza pacifica e rispettosa nella nostra città».

Non è il primo messaggio congiunto dei responsabili dei culti. Accadde durante la pandemia di Covid-19, quando collaborarono con fattiva unanimità, e soprattutto all’indomani dell’attentato terroristico di matrice islamica del 2 novembre 2020 nel cuore di Vienna che provocò morti e feriti. Schönborn lo ha ricordato ieri a margine della cerimonia, sottolineando che dopo trent’anni come arcivescovo quella della convivenza pacifica tra le fedi resta una delle sue più grandi preoccupazioni. La “Dichiarazione di Vienna” — ha detto il porporato — «è costantemente attuale». Alle persone che vedono le religioni come causa dei conflitti «rispondiamo insieme che non sono il problema ma una parte importante della soluzione del problema». La storia racconta di orribili persecuzioni (basti pensare a quella subita dagli ebrei in Austria durante la seconda guerra mondiale) ma anche di contrastate immigrazioni (molti musulmani vi giunsero a partire dagli anni Sessanta specialmente da Turchia e Jugoslavia): ebbene, le religioni hanno lavorato molto negli ultimi decenni per «dare un nome alle ferite del passato e perseguire percorsi di riconciliazione», ha osservato Schönborn, il quale, sulla forte presenza musulmana, ha affermato che «queste persone sono austriache, è il loro paese così come lo è nostro» E «siamo grati che credano in Dio e cerchino di orientare la loro vita sui comandamenti di Dio. Questa è una base comune importante per la nostra convivenza».

Engelmayer, elogiando da parte ebraica l’iniziativa (fortemente voluta dal cardinale Schönborn), ha confermato gli ottimi rapporti fra le comunità religiose, caratterizzati da dialogo e vicendevole scambio, le quali stanno offrendo un esempio significativo: «Stiamo dimostrando che le fedi possono trattarsi a vicenda in modo pacifico e rispettoso, che ci sentiamo reciprocamente come un arricchimento e desideriamo convivere pacificamente gli uni con gli altri in questo paese». Anche Vural a nome dei musulmani ha ringraziato Schönborn per l’invito alla dichiarazione congiunta nonché per i numerosi incontri e iniziative precedenti. Il dialogo interreligioso è un pilastro importante per garantire la pace e la coesione nel paese: «Possiamo ritenerci fortunati ed essere grati di vivere in una nazione dove noi come comunità religiose possiamo mantenere uno scambio onesto e riconoscente. Possa l’Austria essere un modello, anche oltre i suoi confini», ha auspicato. Ricordando che «l’islam appartiene a questo paese», ha concluso ribadendo la volontà dei musulmani di «plasmarne il futuro» e di vivere «in una società dove il rispetto e l’apprezzamento, la compassione e l’umanità sono decisivi».

di Giovanni Zavatta