· Città del Vaticano ·

Hic sunt leones

Il diritto di proprietà intellettuale in Africa

A representative of South Africa is seen on a giant screen during the final day of a 'Diplomatic ...
10 gennaio 2025

Nel complesso contesto della globalizzazione dei mercati, l’Africa è chiamata a far fronte ad una sfida che solitamente viene sottovalutata se non addirittura ignorata. Si tratta della definizione di un sistema di tutela giuridica del frutto dell’attività creativa e inventiva umana nel campo artistico, scientifico e industriale. Stiamo parlando dei cosiddetti diritti di proprietà intellettuale la cui importanza si è notevolmente accresciuta con la creazione dell’African continental free trade agreement (Afcfta), un trattato internazionale, entrato in vigore il 1° gennaio 2021, che disciplina l’apertura delle frontiere e la creazione di un’area di libero scambio tra i Paesi africani aderenti.

Con l’Afcfta l’Africa è diventata il principale hub di libero scambio del pianeta che collegherà tutte le economie del continente tranne quella dell’Eritrea, per un totale di 1,5 miliardi di persone e con un Pil complessivo di 3.300 miliardi di dollari. In questo contesto, l’importanza di proteggere e valorizzare i diritti di proprietà intellettuale è fondamentalmente legata all’esigenza di garantire la competitività. Sono infatti l’innovazione, la creatività, il know-how, la ricerca, ma anche l’aspetto estetico dei prodotti o il carattere attrattivo dei marchi i fattori che consentono alle imprese di essere competitive in un mercato altamente concorrenziale che seleziona i prodotti sulla base della qualità. In una macroregione come quella dell’Africa subsahariana, i diritti di proprietà intellettuale costituiscono, per tutte le tipologie di imprese, un asset di valore inestimabile da proteggere e tutelare con attenzione. Il valore delle aziende, infatti, è oggi sempre più rappresentato da beni intangibili come il marchio, i brevetti, il design.

Sullo stato dei sistemi di protezione e sulla loro efficacia riguardo a questo aspetto sono stati registrati negli ultimi anni alcuni progressi nel continente, anche se il cammino sembra essere per molti Paesi ancora tutto in salita. Ciò è dovuto alla debolezza dei quadri giuridici e istituzionali che non sono in grado di tutelare efficacemente, in termini generali, i diritti sulla proprietà intellettuale. Ciò conferma che non è stata finora presa in debita considerazione da molti governi la funzione strategica della proprietà intellettuale. Innanzitutto perché, se debitamente tutelata consente alle imprese di difendersi dai contraffattori: ad esempio, il deposito di un brevetto impedisce ad altri di sfruttare indebitamente le conoscenze e le invenzioni sviluppate in azienda, oppure, la registrazione di un marchio permette di bloccare coloro che traggono in inganno il consumatore apponendo un marchio registrato su un prodotto non originale. Gli strumenti di proprietà intellettuale peraltro non hanno soltanto un ruolo difensivo, ma possono essere sfruttati anche in modo attivo, ad esempio attraendo clienti, forme di finanziamento, opportunità di collaborazione.

Eric Guichard, autore di un rapporto dell’Atlantic Council sui diritti di proprietà intellettuale sottolinea che i quadri normativi sui diritti di proprietà intellettuale in Africa sono “molto frammentati”, precisando che trentaquattro dei cinquantaquattro stati del continente hanno le proprie espressioni di diritti di proprietà intellettuale, ma non hanno le risorse per far rispettare tali diritti e creare valore.

Da questo punto di vista occorre però riconoscere che vi è una crescente consapevolezza dell’importanza della posta in gioco. La conferma è venuta dal Quinto Summit annuale sui diritti di proprietà intellettuale in Africa, sul tema “Diritti di proprietà intellettuale (Dpi): il catalizzatore per gli obiettivi di sviluppo sostenibile in Africa”, che si è svolto dal 28 al 30 novembre 2024 a Kigali, in Rwanda. Vi hanno preso parte politici, esperti legali, accademici e imprenditori che hanno esaminato il ruolo fondamentale della proprietà intellettuale nel promuovere la crescita economica, l’innovazione e lo sviluppo sostenibile in Africa. L’intento degli organizzatori è stato soprattutto quello di contribuire ai negoziati in corso sul Protocollo relativo ai Diritti di proprietà intellettuale nel quadro generale dell’Afcfta, in vista anche del conseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) in Africa.

Nel suo messaggio rivolto ai partecipanti, il Segretario generale dell’Afcfta Wamkele Mene (rappresentato al summit da Tsotetsi Makong, Consulente tecnico capo per lo sviluppo delle capacità, la politica commerciale e i negoziati) ha sottolineato l’urgente necessità per l’Africa di sfruttare questo dispositivo legislativo per la trasformazione economica e si è chiesto perché, nonostante i numerosi strumenti forniti da entità globali come l’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (Ompi), il continente rimanga all’ultimo posto sotto questo aspetto. Mene ha auspicato la creazione di una sorta di ecosistema completo che integri i diritti di proprietà intellettuale con il commercio, la produzione e le catene del valore nell’ambito dell’Afcfta, sottolineando l’importanza di allineare la proprietà intellettuale stessa con l’agenda economica più ampia dell’intero continente.

Ma qual è la situazione su questo tema tra le principali economie africane? Lo stato dei sistemi di protezione della proprietà intellettuale in Nigeria sta migliorando. Sono infatti stati compiuti sforzi per rendere più efficaci le normative in merito, come nel caso della promulgazione del Nigerian Copyright Act del 2019, che fornisce protezione per l’arte, la letteratura e altre opere creative. Tuttavia, la pirateria e la contraffazione rimangono problemi significativi in Nigeria, in particolare nei settori della musica e delle produzioni cinematografiche. Il governo di Abuja ha implementato varie misure per combattere la pirateria, tra cui l’istituzione di un portale online per la registrazione dei diritti d’autore e la firma di accordi con organizzazioni internazionali per rafforzare l’applicazione delle normative vigenti.

Positiva, in termini generali, è anche la valutazione dei sistemi di protezione in Sud Africa. Il Paese è membro dell’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale e le principali leggi sudafricane sulla questione, vale a dire il Trade Marks Act, il Copyright Act e il Patents Act, sono in linea con gli standard e i trattati internazionali. Il Counterfeit Goods Act è un atto legislativo altamente specializzato che implementa efficaci processi civili e penali per combattere la contraffazione.

Un altro esempio virtuoso su questo impegno è quello del Marocco che ha perfezionato il suo sistema di controllo. Nel 2020, è avvenuta una revisione del quadro normativo per conformarlo agli standard internazionali ed è stato istituito un collegio giudicante specializzato per dirimere le controversie. Il Marocco ha anche firmato accordi commerciali internazionali come quello sul libero scambio con gli Stati Uniti per rafforzare la protezione e l’applicazione della proprietà intellettuale.

Da incoraggiare è anche l’impegno sia dell’Organisation africaine de la propriété intellectuelle (Oapi), un organismo intergovernativo di 17 Paesi africani francofoni che gestisce un sistema unificato per la protezione di tali diritti, tra cui brevetti, marchi e disegni. In questa direzione va anche l’African regional intellectual property organization (Aripo), l’analogo organismo intergovernativo che comprende 19 Paesi africani di lingua inglese.

Non v’è dubbio che proteggere i propri diritti potrà sembrare a volte dispendioso, ma, a lungo termine, optare per un meccanismo di tutela garantirà all’Africa non solo i beni immateriali e il deposito di conoscenze, ma consentirà anche la pianificazione strategica dei propri asset di proprietà intellettuale in coerenza con le scelte e le strategie commerciali e finanziarie delle imprese.

di Giulio Albanese