Le scienze biologiche per una via e la storiografia per un’altra dichiarano che la memoria è un’attività eminentemente creativa. Ricordarsi tutto è una patologia: una forma di disordine mentale. La conoscenza del passato, che costituisce parte considerevole dell’identità di ciascuno, esige di venire accudita e selezionata, organizzata in sequenze sensate, con in evidenza rapporti di causa effetto, o almeno esplicite cronologie.
Per la fede non è molto diverso. Non si tratta per niente dell’accoglienza passiva di qualcosa prodotto dall’esterno, già lavorato in modo definito e da indossare come una corazza rigida, che impone la forma al proprio contenuto.
Al contrario, la fede, ogni fede, per essere meritevole di considerazione e divenire parte di un sistema mentale sano, richiede attenzione e lavoro. Pregare e meditare, leggere e studiare, anche lavorare, sono tutte occasioni nelle quali si costruisce la visione del mondo, si aiutano a nascere le convinzioni, attraverso una catena continua di atti volitivi. Ogni donna e ogni uomo si confronta con un universo interiore e con un mondo esteriore che richiedono di essere plasmati, accettati, interpretati, compresi. In alcuni casi rifiutati.
Dio, con ogni evidenza, non si presenta all’umanità prepotente e costrittivo. Parla direttamente a pochi e raramente. La grande maggioranza delle donne e degli uomini godono della più grande libertà nella formazione di sé e nella comprensione del reale.
Comprensione che è costituita in larga parte da atti di fede, la consapevolezza dei quali è affidata a ciascuno. Chi dice di non credere, il più delle volte ha accolto senza saperlo credenze di ogni genere, soprattutto per quanto riguarda i fondamenti del mondo. Viviamo in mezzo a miracoli continui: dal sorgere del sole allo sbocciare dei fiori, dall’esistenza degli affetti alla durezza del confronto con il dolore, dal percepire lo scorrere inarrestabile del tempo a sentirsi inspiegabilmente allegri. Ciascuno accoglie quello che prova attraverso una sequenza continua di atti di fede. Credere in Dio non è difficile.
di Sergio Valzania