· Città del Vaticano ·

Il missionario fidei donum don Angelo Esposito racconta le criticità nel paese centro-americano

Donare un sorriso ai bambini del Guatemala

 Donare un sorriso ai bambini del Guatemala  QUO-005
08 gennaio 2025

«Il 67 per cento dei bambini in Guatemala soffre la malnutrizione e ciò mi ha convinto a istituire un’associazione per combattere questo fenomeno. Un’iniziativa che si è allargata col tempo anche alla cura a 360 gradi dei guatemaltechi». Queste parole di don Angelo Esposito, missionario in Guatemala dal 2009, ci introducono a uno dei gravi problemi nel comune di Tacaná, al confine con il Messico, realtà dove vive il sacerdote, fidei donum dell’arcidiocesi di Napoli. «Da un vulcano a un vulcano», ha definito il suo viaggio. Dall’ombra del Vesuvio si è infatti trasferito a quella del vulcano Tacaná (geograficamente posizionato all’interno dei confini messicani) ma l’occhio rivolto ai poveri lo ha sempre avuto. La sua missione in Guatemala, che ha fatto seguito ad altre precedenti (come quella in Kenya), avrebbe dovuto essere di un periodo ridotto ma nel tempo è divenuta la sua vita.

A colpirlo profondamente è stata la situazione di forte povertà riscontrata in Guatemala oltre alla condizione in cui vivono tanti bambini e la presenza degli indigeni che si portano dietro varie situazioni di esclusione sociale: «Di storie potrei raccontarne tante e ognuna di queste descrive bene la situazione del paese. Una di quelle che mi ha convinto a rimanere per dare il mio contributo riguarda una famiglia a cui ho fatto visita. Viveva dentro una baracca in una condizione di estrema povertà. C’era anche un bambino piccolo e malnutrito. Due giorni dopo ho visto il nonno di quella famiglia che portava una scatola. Lì dentro c’era il bambino che era deceduto e stava per essere seppellito nel cimitero in quelle condizioni». Padre Angelo specifica come siano scene a cui si assiste quasi quotidianamente.

Dall’Italia giungono molti aiuti: medici, infermieri e volontari che si attivano nell’ospedale “Los Angelitos” fatto costruire e avviato proprio dal missionario. Oltre all’alta percentuale di minori che vivono situazioni di malnutrizione, si segnala che l’80 per cento della popolazione totale si trova in povertà e la mortalità infantile risulta essere di 32 decessi ogni 1000 bambini. Una realtà «che ti martella e ti fa chiedere cosa si può fare di concreto». Così è nata, dentro un presidio ospedaliero abbandonato, “Hermana Tierra”, onlus che si occupa di tre aree: salute, educazione e risorse sostenibili. Si tratta di un luogo dove i poveri possono ricevere un’assistenza completa e «sentirsi a casa».

Esposito ha assistito in prima persona ai grandi flussi migratori che hanno caratterizzato il Guatemala accentuando anche la discrepanza creata a livello socio-economico nella società: «L’immigrazione si è evoluta. Dopo il primo flusso verso gli Stati Uniti, che ho vissuto con il mio arrivo avvenuto oramai tredici anni fa, c’è stato un vero e proprio ritorno di massa nel periodo del covid. Nei primi tempi che ero qui passavano quasi diecimila persone al giorno che andavano verso nord», racconta, specificando che i primi immigrati negli Stati Uniti hanno testimoniato la possibilità che viaggiando si potesse effettivamente elevare il tenore di vita. «I primi migranti che si sono mossi verso gli Usa hanno iniziato a inviare vari oggetti, per esempio elettrodomestici. Una famiglia credeva che un forno a microonde fosse una televisione. Poi molti si sono resi conto che gli Stati Uniti offrivano una possibilità concreta e molti hanno considerato l’idea di potersi muovere. Negli ultimi quindici anni ci sono stati grandi cambiamenti: prima qui c’erano molte baracche, oggi sono di meno», racconta padre Angelo, descrivendo le modalità con cui alcune famiglie hanno goduto di maggiori risorse rispetto ad altre contribuendo così all’attuale discrepanza sociale. Un altro problema legato agli immigrati è che più di qualcuno si è «gravemente indebitato».

Altra disparità con cui si ha a che fare riguarda l’età media e la presenza dei giovani sul territorio guatemalteco: «Vi è una forte assenza di ragazzi poiché molti decidono di cercare fortuna all’estero», conclude il missionario, che ha trovato il proprio posto nel mondo nel segno del Vangelo, per una missione che non ha fine, con l’obiettivo di donare un sorriso a chi è più bisognoso.

di Matteo Frascadore