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La Porta Santa di San Pietro varcata finora da mezzo milione di pellegrini

Testimoni di speranza

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07 gennaio 2025

«Speranza» e «riconciliazione»; ma anche «perdono», «fede» e «rinascita». Sono le parole più ricorrenti pronunciate dai tanti rappresentanti di associazioni, gruppi, comunità, movimenti che continuano a giungere a Roma per celebrare il Giubileo.

A sole due settimane dalla sua solenne apertura — rende noto un comunicato del Dicastero per l’Evangelizzazione — già mezzo milione di pellegrini provenienti da tutto il mondo hanno attraversato la Porta Santa della basilica Vaticana. Italia, Europa e America sono le aree geografiche al momento più rappresentate e oltre settemila sono le candidature giunte da ogni angolo del pianeta per partecipare all’evento come volontari. «Si tratta di un inizio molto significativo — commenta l’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero organizzatore — con una grande affluenza di popolo».

Anche per venire incontro al flusso di pellegrini in aumento, sabato prossimo si svolgerà un’udienza giubilare oltre alla consueta udienza generale del mercoledì. Appuntamenti analoghi avranno luogo anche nei mesi successivi fino alla conclusione dell’Anno Santo.

Sono inoltre centinaia, prosegue la nota, i gruppi di fedeli ad aver compiuto il pellegrinaggio partendo dalla nuova Piazza Pia, con la croce del Giubileo in testa e muovendosi in preghiera lungo via della Conciliazione, fino a raggiungere San Pietro. Tra di essi, il movimento «tra Noi», il cui assistente spirituale, don Roberto Luciano, sacerdote orionino, spiega: «Venire nella Città eterna i primi giorni dell’anno, dal 2 al 6 gennaio, è per noi una consuetudine che si rinnova di una veste del tutto speciale all’alba dell’Anno Santo».

Fondato nel 1952 da don Sebastiano Plutino — anch’egli presbitero dei “Figli della Divina Provvidenza” fondati da san Luigi Orione —, che raccolse l’appello di Pio xii per un mondo migliore, il movimento propone uno stile di vita che, attraverso l’accoglienza del prossimo bisognoso da vivere in ogni ambiente e situazione, crei fraternità e comunione in una società più giusta e impegnata nel rispetto della dignità delle persone e dei popoli. «Quest’anno — prosegue il religioso — sono arrivati con noi nell’Urbe circa 150 giovani da tutta Italia ma anche da Capo Verde e dal Perú. Hanno fra i 15 e i 18 anni e per il loro primo Giubileo stiamo svolgendo percorsi di formazione sulla storia e il significato dell’evento, che li accompagneranno per tutto l’anno».

I giorni di permanenza vengono scanditi anche da momenti di adorazione e di preghiera, coinvolgendo pure le ospiti della casa famiglia di via Machiavelli, donne prevalentemente immigrate che necessitano di un soggiorno temporaneo per vari motivi. Il gruppo romano del movimento si riunisce da anni in questa sede ogni primo sabato del mese, per un momento di fraternità che inizia con la preghiera e prosegue nell’elaborazione di un argomento scelto di volta in volta.

Un appuntamento che nel periodo giubilare assume un valore profondo, puntualizza don Luciano: «Varcare la Porta Santa con queste persone vuol dire testimoniare la misericordia di Dio che non ci giudica e ci aiuta a ricominciare, a rinascere nel superare i nostri errori».

Ma il programma non si ferma qui, chiarisce l’assistente spirituale. «Durante il nostro raduno, imperniato su “Sogni e aspettative”, sono previsti incontri in cui tale tema verrà sviluppato in rapporto al concetto di “speranza”. In uno di essi si parla di sogni interrotti con un avvocato che lavora nelle carceri, il quale presenta storie di detenuti che, nella fredda cella del penitenziario, non hanno perso la fede nella redenzione»; ma anche di sogni realizzati: «Abbiamo invitato a uno dei meeting il vescovo emerito di Ascoli Piceno, l’orionino Giovanni D’Ercole, che racconta della nuova comunità inaugurata a Rabat, in Marocco, frutto degli anni trascorsi nello Stato africano come accompagnatore spirituale di sacerdoti nel dialogo con l’islam».

Di «speranza per un futuro» di pace e di «riscoprire l’abbraccio a Gesù e Maria» parla anche Giuseppe, rappresentante della «Gioventù Ardente Mariana», movimento che ha l’obiettivo di far presa diretta sui giovani affinché cresca in loro la devozione al Rosario, la Parola di Dio, la Confessione, l’Eucaristia, il Papa e la Chiesa, riscoprendo la confessione come esperienza di gioia e l’Eucaristia come esperienza di cielo e risurrezione.

«Quest’anno giubilare che abbiamo voluto omaggiare con il pellegrinaggio di sabato scorso, 4 gennaio — dice — coincide con il cinquantesimo anniversario di fondazione, avvenuta a Torino nella basilica di Santa Maria Ausiliatrice durante una veglia di preghiera guidata nel maggio 1975 dal salesiano don Carlo De Ambrogio».

L’aggettivo «ardente» meglio di ogni altro spiega l’entusiasmo che ha accompagnato i giovani del movimento nel percorso giubilare. «Provengono da tutta la Penisola italiana — aggiunge il portavoce del gruppo — e qui a Roma partecipano a “cenacoli” di raccoglimento e preghiera per sentire ancora più vicino a sé il messaggio di riconciliazione e perdono da diffondere al prossimo, quel messaggio che è uno dei più gioiosi che il Giubileo manda a tutti noi».

di Rosario Capomasi