«Madre di misericordia, Madre di Dio e Madre del perdono, Madre della speranza e della grazia, Madre piena di santa letizia, o Maria!»: le note del canto Salve, Mater misericordiae hanno introdotto la messa presieduta da Papa Francesco nella basilica Vaticana ieri mattina, mercoledì 1° gennaio, solennità di Maria Santissima Madre di Dio e 58a Giornata mondiale della pace, che ha avuto per tema “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la pace”.
Nell’anno del Giubileo della speranza, come già in passato al termine dell’omelia il Pontefice ha esortato i fedeli ad acclamare la Santa Madre di Dio per tre volte, sulla scia di quanto accaduto ad Efeso, alle origini del cristianesimo, e ricordando che «abbiamo cuori e voci di figli».
La celebrazione eucaristica ha avuto inizio con la processione, al termine della quale Papa Francesco ha raggiunto la sua sede, posta davanti al pilone di san Longino. Il celebrante principale, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, è quindi salito all’altare della Confessione, sotto lo sguardo benedicente della statua di Santa Maria della Speranza, proveniente dall’omonimo santuario di Battipaglia, e che resterà esposta in San Pietro fino alla solennità dell’Epifania.
La liturgia della Parola è stata scandita dalla prima lettura in francese, tratta dal Libro dei Numeri (6, 22-27), dal Salmo 66, Dio abbia pietà di noi e ci benedica, e dalla seconda lettura, in spagnolo, tratta dalla Lettera di san Paolo apostolo ai Galati (4, 4-7). Il Vangelo di Luca (2, 16-21) è stato proclamato dal diacono in italiano.
Altre cinque lingue del mondo sono risuonate nella basilica al momento della preghiera dei fedeli: le intenzioni sono state pronunciate in hindi, inglese, indonesiano, tedesco e cinese. Ma se diversi sono stati gli accenti, unica è stata l’invocazione della speranza di Dio, di cui la Chiesa è chiamata ad essere segno nel mondo. Speranza e fraternità sono state auspicate in particolare per le persone sofferenti e per i giovani, mentre ai governanti è giunto l’invito a ricercare «vie di concordia e di riconciliazione tra le nazioni».
Affollata da circa cinquemila fedeli — molti altri hanno seguito la celebrazione attraverso i maxi schermi allestiti in piazza San Pietro — la basilica Vaticana è stata illuminata da un’alternanza di luci e colori: il bianco dei paramenti dei celebranti, il rosso delle stelle di Natale, il verde e l’oro degli addobbi natalizi. Spiccavano, tra i banchi dei presenti, i cosiddetti Sternsinger, i piccoli “cantori della stella” che tradizionalmente in Germania vanno di casa in casa per raccogliere fondi da destinare ai bambini dei Paesi più poveri. Per il 2025, in particolare, l’iniziativa solidale degli Sternsinger ha per tema “Alza la voce! — I cantori della stella per i diritti dei bambini” e mira a sostenere l’accesso dei minori all’istruzione e alle cure mediche in Kenya e in Colombia. Tre “cantori”, con indosso i tradizionali abiti dei “re magi”, sono stati tra quanti hanno sfilato davanti a Papa Francesco per la presentazione delle offerte.
Alla preghiera eucaristica, all’altare si sono uniti al segretario di Stato il cardinale prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, Michael Czerny, e il segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher. Hanno concelebrato inoltre una quarantina di porporati, vescovi e circa duecento sacerdoti.
Con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano della Segreteria di Stato: per la sezione Affari generali, monsignor Roberto Campisi, assessore; per la sezione per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, oltre all’arcivescovo Gallagher, il sotto-segretario Mirosław Stanisław Wachowski; per la sezione per il Personale di ruolo diplomatico della Santa Sede, il sotto-segretario Robert Murphy; e infine il capo del protocollo, monsignor Javier Domingo Fernández González.
Dopo la comunione, distribuita sulle note del canto natalizio Astro del ciel, intonato dal coro della Cappella Sistina, diretto dal maestro Marcos Pavan, si sono svolti i riti di conclusione, con la benedizione solenne impartita dal Santo Padre.
Quindi, il Pontefice ha baciato il Bambinello posto sul tronetto con l’Evangelario davanti all’altare della Confessione, dopo che gli era stato presentato dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, arcivescovo Diego Ravelli.
Il medesimo atto di venerazione alla statua del Bambino Gesù il Pontefice lo aveva compiuto nel pomeriggio di martedì 31 dicembre, al termine dei primi vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, presieduti sempre nella basilica Vaticana e conclusi con il canto del Te Deum, a chiusura dell’anno civile.
Erano presenti una trentina di cardinali — tra cui il decano del collegio Giovanni Battista Re, e l’arciprete della basilica Mauro Gambetti, che ha incensato il Bambinello all’inizio del rito — oltre a numerosi vescovi e a diversi sacerdoti. Tra i partecipanti anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che il Papa ha salutato personalmente al termine della celebrazione.
I primi vespri sono stati introdotti dall’inno Ave, Maris stella, intonato sempre dal coro della Sistina. Nel frattempo, il Pontefice ha raggiunto la sua sede, posta davanti alla statua di san Francesco di Paola. Si è quindi susseguita la tradizionale Salmodia, mentre la lettura breve è stata tratta dalla Lettera di san Paolo ai Galati (4, 4-5). Il servizio dei ministranti è stato prestato dal Collegio Sedes Sapientiae, compito che durante la messa del 1° gennaio è stato svolto invece dai ministranti del Collegio internazionale del Gesù.
Nel corso del 2024, secondo dati della prefettura della Casa pontificia, hanno preso parte a eventi con Papa Francesco in Vaticano complessivamente oltre un milione e seicentottantamila persone: oltre cinquecentomila alle quarantuno udienze generali; 277.000 alle celebrazioni liturgiche da lui presiedute, mentre 267.100 hanno partecipato alle udienze speciali. Infine, alla preghiera mariana dell’Angelus (o del Regina Caeli) nell’anno appena concluso sono state registrate seicentoventimila presenze di fedeli.
di Isabella Piro