Myanmar
«E vieni in una grotta al freddo e al gelo». Come recita il noto canto popolare Tu scendi dalla stelle, Cristo, il “Re del cielo” è nato in una grotta nel Myanmar di oggi, dilaniato dalla guerra civile.
È nato tra i profughi infreddoliti, tra gli indigenti e i vulnerabili che da oltre due anni vivono all’addiaccio in baracche improvvisate alla meglio nelle foreste, fuggiti da aree dove infuriano i combattimenti. Gli sfollati hanno trovato riparo dal freddo e dalle bombe nell’ampia cavità della montagna. Proprio lì il vescovo della diocesi di Loikaw, Celso Ba Shwe, ha voluto celebrare la solenne veglia di Natale, davanti a un’assemblea di fedeli poveri e sofferenti, che hanno espresso, nell’accorata preghiera, profonda commozione e, nel contempo, fiduciosa mitezza in una situazione di prolungata tribolazione.
L’Eucarestia nella grotta di Loikaw è stata anche, con l’inizio dell'Anno giubilare, un’occasione per ritrovare e rinnovare la speranza, in un tempo di prova che la gente dello stato Kayah, nel Myanmar orientale, dove si trova Loikaw, sopporta confidando nella provvidenza «di un Dio che si fa vicino, che è il Dio-con-noi, che soffre e lotta accanto a noi», ha detto il vescovo.
La montagna, che nella cultura tradizionale è simbolo della “madre”, ha accolto preti, religiosi e laici che, nei giorni precedenti il Natale, hanno allestito un altare per celebrare la messa e ricreato la navata di un’ampia chiesa naturale per centinaia di profughi giunti da tutto il territorio circostante. Lì, lontani dal fragore dei bombardamenti, il vescovo Celso Ba Shwe, come ha riferito l’agenzia Fides, ha potuto nuovamente incoraggiare i fedeli che hanno portato tutte le pene e le difficoltà di una vita di stenti, nei campi profughi dove si sono accampati: «Non abbiate paura: vi porto un annunzio di gioa, una gioia che oggi sarà condivisa con tutto il popolo. Oggi, nella città di Davide, un Salvatore è nato per voi, Cristo Signore. Apriamo i cuori alla speranza».
di Paolo Affatato