· Città del Vaticano ·

La solenne celebrazione in San Pietro la sera del 24 dicembre

Quel sogno di un mondo nuovo di pace e di giustizia

  Quel sogno di un mondo nuovo  di pace e di giustizia  QUO-292
27 dicembre 2024

Non è stata solo la Porta Santa della basilica Vaticana quella che Papa Francesco ha aperto, alle 19.15 di martedì 24 dicembre. È stata anche la speranza del mondo, riposta nelle mani del Vicario di Cristo, all’inizio del Giubileo dedicato proprio alla virtù teologale più umile, ma più tenace, perché avvolge la vita delle donne e degli uomini per sempre.

Nell’atrio del tempio, accompagnato dal maestro delle celebrazioni liturgiche, arcivescovo Diego Giovanni Ravelli, e da don Juan Cruz Villalón, segretario particolare, il Pontefice si è accostato alla Porta Santa. Qui, in silenzio, sollevandosi leggermente dalla sua sedia a rotelle, ha bussato per quattro volte sull’antico battente realizzato da Vico Consorti nel 1949 per l’Anno Santo del 1950.

Le sedici formelle che ornano la Porta — e che narrano la storia dell’umanità dalla cacciata dal Paradiso Terrestre a Cristo come porta di salvezza — si sono dischiuse lentamente davanti al Santo Padre. Ad attraversargli il volto, un’emozione palpabile, la stessa che ha smosso i cuori dei fedeli presenti, seimila in basilica e venticinquemila in piazza San Pietro, che attraverso i maxischermi hanno seguito il rito, incuranti del vento freddo di fine dicembre. Molti tra loro avevano atteso con emozione all’aperto per diverse ore, prendendo parte anche al momento di preghiera che ha preceduto l’apertura del varco giubilare.

«Ancorati a Cristo, roccia della nostra salvezza, illuminati dalla sua Parola e rinvigoriti dalla sua grazia, attraversiamo la soglia di questo tempio santo ed entriamo nel tempo della misericordia e del perdono, perché a ogni uomo e a ogni donna sia dischiusa la via della speranza che non delude», ha detto il Pontefice. La sua voce è risuonata chiara nella sera, pur tra le fragilità dovute all’età. Fragilità non nascoste, ma presentate con semplicità agli occhi dei presenti e dei moltissimi fedeli collegati attraverso i media in mondovisione.

Accanto alla sede del Pontefice, erano una cinquantina di cardinali — tra i quali il decano del Collegio, Giovanni Battista Re, il vicedecano, Leonardo Sandri e il segretario di Stato, Pietro Parolin —, circa quaranta presuli — tra cui gli arcivescovi Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato, e Paul Richard Gallagher, segretario per Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali — e alcuni sacerdoti.

In posti riservati, erano i rappresentanti delle delegazioni ufficiali: il presidente del Consiglio dei ministri italiano. Giorgia Meloni; i capitani reggenti di San Marino, Francesca Civecchia e Dalibor Riccardi; il Gran maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, fra’ John Dunlap; il vice presidente del Parlamento europeo, Antonella Sberna. Tra gli altri vi erano anche il decano del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, l’ambasciatore di Cipro, George Poulides, il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, e il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.

Dopo aver sostato per qualche istante in preghiera sulla soglia della Porta Santa, il Pontefice l’ha varcata, mentre le campane della basilica suonavano a festa. Dopo di lui, è stata la volta di 54 fedeli — alcuni in abiti tradizionali — provenienti da 27 diversi Paesi del mondo, tra i quali la Cina, l’Iran, la Nigeria, il Vietnam.

Sulle note dell’inno giubilare “Pellegrini di speranza”, intonato dal coro della Cappella Sistina, diretto dal maestro Marcos Pavan, si è quindi snodata lungo la navata della basilica la processione dei concelebranti. Tra loro anche i canonici del Capitolo di San Pietro e i penitenzieri della basilica. In molti, entrando nel luogo di culto, hanno baciato o toccato lo stipite della Porta, in segno di devozione.

A varcare la soglia benedetta sono stati anche alcuni rappresentanti ecumenici, poiché nel 2025 ricorrono i 1.700 anni dal Concilio di Nicea. Il loro passaggio attraverso la Porta Santa ha voluto essere, dunque, un segno visibile della fede che tutti i cristiani condividono in Gesù Cristo.

Nel frattempo, il Santo Padre ha indossato i paramenti liturgici realizzati appositamente per l’Anno Santo e ha raggiunto la sua sede, posta davanti al pilone di san Longino. Il canto della Kalenda con l’annuncio della nascita del Salvatore, intonato a cappella, ha preceduto il momento dello svelamento dell’immagine di Gesù Bambino, posta davanti all’altare della Confessione.

Ad accompagnare il momento, le note di Noël e l’omaggio floreale offerto da dieci bambini originari di tanti Paesi diversi, come la Corea del Sud, l’Egitto, l’India, il Venezuela.

È seguita la Liturgia della Parola, con la prima Lettura in spagnolo (Is 9, 1-6), il Salmo 95 Oggi è nato per noi il Salvatore e la seconda Lettura in inglese, tratta dalla Lettera di san Paolo a Tito (2, 11-14). Il Vangelo di Luca (2, 1-14), proclamato dal diacono, ha lasciato poi spazio all’omelia del Pontefice e a un momento di silenzio per la riflessione personale.

Dopo il canto del Credo, alcuni fedeli si sono avvicendati all’ambone per la Preghiera universale, sotto lo sguardo benedicente della statua di santa Maria della Speranza, proveniente dal santuario di Battipaglia, in provincia di Salerno, e collocata accanto all’altare della Confessione. Tante le lingue e gli accenti che sono risuonati al microfono: dal cinese (idioma in cui si è pregato per il Papa e per tutta la Chiesa) al francese, dall’arabo al portoghese, al vietnamita.

Sullo sfondo dei colori bianchi e rossi predominanti nel luogo di culto, e dovuti agli addobbi floreali in tema natalizio e sulle note del canto Christus est, alcuni presenti hanno portato al Santo Padre le offerte per il sacrificio. Con ognuno di loro, Papa Bergoglio ha scambiato un breve saluto.

Per la Preghiera eucaristica, accanto al celebrante principale, il cardinale decano Re, sono saliti all’altare i porporati Sandri, vice decano, e Francis Arinze, dell’ordine dei vescovi.

Dopo la distribuzione della comunione ai fedeli presenti sia all’interno sia all’esterno della basilica, si sono svolti i riti di conclusione, introdotti dalla benedizione impartita da Papa Francesco.

Quindi, l’immagine di Gesù Bambino, accompagnata da alcuni piccoli fedeli che portavano dei fiori, è stata deposta nel presepe allestito all’interno della basilica, davanti al quale il Santo Padre ha compiuto un atto di venerazione, prima di percorrere la navata sulle note del canto Adeste fideles, salutando i tanti presenti.

Tra questi, esponenti del Governo italiano e il prefetto di Roma, Lamberto Giannini. In posti riservati anche i prefetti della Segreteria per l’economia, Maximino Caballero Ledo, e del Dicastero per la comunicazione, Paolo Ruffini, con il direttore dell’«Osservatore Romano», Andrea Monda; i segretari del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, Gleison De Paula Souza, e del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, suor Alessandra Smerilli; e il sottosegretario del Sinodo dei vescovi, suor Nathalie Becquart; e in rappresentanza del Governatorato dello Stato Città del Vaticano, il segretario generale suor Raffaella Petrini, con il vice segretario Giuseppe Puglisi-Alibrandi.

Da piazza San Pietro, illuminata dalle luci dell’albero di Natale e del presepe, e scaldata dall’emozione e dalla commozione dei fedeli, il significato del Giubileo si è infine diffuso nel mondo, portando conforto e seminando speranza, quella che non delude e che dai cristiani esige l’audacia di sognare un tempo nuovo di pace e di giustizia.

di Isabella Piro