· Città del Vaticano ·

Il coraggio
di varcare la soglia

 Il coraggio di varcare la soglia  QUO-292
27 dicembre 2024

«Venite! Gesù è la Porta della pace» ha esclamato Papa Francesco nel messaggio Urbi et orbi di Natale. E ha aggiunto: «Spesso noi ci fermiamo solo sulla soglia; non abbiamo il coraggio di oltrepassarla, perché ci mette in discussione. Entrare per la Porta richiede il sacrificio di fare un passo — piccolo sacrificio; fare un passo per una cosa così grande —, richiede di lasciarsi alle spalle contese e divisioni, per abbandonarsi alle braccia aperte del Bambino che è il Principe della pace. In questo Natale, inizio dell’Anno giubilare, invito ogni persona, ogni popolo e nazione ad avere il coraggio di varcare la Porta, a farsi pellegrini di speranza, a far tacere le armi e a superare le divisioni!».

Parole semplici, dirette, inequivocabili. Solo disarmati si può entrare attraverso la porta. Ma le armi l’uomo se le tiene strette, gli danno sicurezza, lo fanno sentire forte. Acquietano, illusoriamente, le sue paure. Le paure sono sempre al plurale, la speranza è una, e ci unifica. Varcare la soglia vuol dire anche abbandonare il politeismo delle paure per abbracciare il monoteismo della speranza. Il poeta Gianni Rodari, che scriveva per i bambini come tutti i poeti, si chiese e ci chiede: «Spiegatemi voi, dunque, / in prosa o versetti, / perché il cielo è uno solo / e la terra è tutta a pezzetti».

Il Papa lo sa, lo dice da quasi dodici anni, che dobbiamo pregare e vivere per portare un po' di cielo su questa terra lacerata. Per farlo è necessario quel piccolo passo, quel «fare un passo per una cosa così grande». Ci vuole coraggio, innanzitutto di stare sulla soglia. Se stiamo lì, sulla soglia, riusciremo a varcarla. Il problema è che spesso preferiamo stare altrove. Nella Bibbia leggiamo del bellissimo episodio di Abramo che, alle querce di Mamre, s’avvede dell’arrivo del Signore e gli va incontro. Abramo stava sulla soglia, annota il testo. Non stava né dentro la tenda, né nel deserto. Nel deserto si sarebbe perso, smarrito, disorientato, dentro la tenda, al contrario, sarebbe stato troppo “orientato”, sistemato, intorpidito dalle proprie abitudini e comodità. Qui ci salva l’esempio dei pastori che il Papa ha indicato nell’omelia della Veglia: «Impariamo dall’esempio dei pastori: la speranza che nasce in questa notte non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità — e tanti di noi, abbiamo il pericolo di sistemarci nelle nostre comodità». Ritornare a essere come i pastori, inquieti, poveri e liberi. Questo ci aiuterà a stare sulla soglia che è il luogo dell’inquietudine, della libertà e della speranza. E a varcarla. 

di Andrea Monda