· Città del Vaticano ·

La venerata immagine proviene da Battipaglia nel Salernitano

Nella basilica Vaticana
la statua di Santa Maria
della Speranza

 Nella basilica Vaticana  la statua  di Santa Maria della Speranza   QUO-291
23 dicembre 2024

Una statua di Santa Maria della Speranza, che si venera nell’omonimo santuario di Battipaglia (Salerno), è stata collocata vicino all’Altare della Confessione della basilica Vaticana: vi resterà fino alla solennità dell’Epifania, secondo quanto riferito dall’Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice. Pubblichiamo di seguito una relazione storica sull’immagine mariana.

La storia della Madonna della Speranza è inscindibilmente legata al popolo battipagliese. Dal 1819, anno dell’arrivo dell’immagine — rappresentata in un quadro portato da Napoli da Domenico Antonio Franchini — le vicende liete e tristi degli abitanti di Battipaglia si sono intrecciate con la devozione, l’amore e l’intercessione della Vergine.

I fatti degli inizi sono narrati nel libro “in quarto”, scritto a mano, delle memorie Franchini, che resta come testimonianza storica, anche della nascita di Battipaglia. Nella cappella Franchini, dove il quadro fu posto, la vita religiosa e comunitaria dei battipagliesi si è sviluppata ed è cresciuta sotto lo sguardo dolce e materno di Maria. Il quadro era una copia dell’originale conservato a Napoli, in San Nicola alla dogana, ora non più esistente.

Per circa 60 anni, nella cappella Franchini la Madre della Speranza ha tessuto la trama d’amore dei legami del popolo. Nel 1878 per volontà della figlia di Franchini, Ippolita, fu eseguita l’attuale statua per rendere più concreta e praticabile la processione annuale, ma anche per esprimere in modo più forte e tangibile il messaggio della speranza, che il popolo riponeva nella Madre di Dio.

In legno policromo, fatta eseguire a Napoli con le indicazioni che riproducessero il messaggio del quadro, la statua, di autore anonimo, ha volutamente le fattezze di una giovane popolana, proprio per significare che Maria è una figlia del popolo.

L’immagine è tutta relativa a Cristo. Nel quadro originale Maria mostrava il Bambino Gesù in piedi, che reggeva nella mano destra un cuore fiammante, segno del suo amore che brucia per l’umanità e nella mano sinistra reggeva la Croce che si poggiava sulla mano sinistra della Vergine. In corrispondenza della base della croce una piccola àncora era sostenuta da Maria.

Croce e àncora, l’amore di Cristo Crocifisso speranza del mondo! Il messaggio è chiaro: Cristo Signore, Figlio di Maria, con la sua morte e risurrezione è la speranza del mondo. Il suo amore salva.

Il popolo ha “cristallizzato” nell’Immagine di Maria raffigurata in questa statua tutto il suo amore a Cristo e alla Vergine Santa. L’atteggiamento della Vergine, raffigurata nella statua, leggermente protesa in avanti “offre” al popolo la speranza, che è suo Figlio. Con la mano destra sostiene un’àncora che nel braccio verticale e orizzontale è una Croce poggiata per terra, piantata nel mondo come speranza per i popoli (Ebrei 6, 19).

Maria è madre della Santa speranza perché madre di Cristo, speranza dell’umanità. Anche nell’iconografia presente nel santuario battipagliese è evidente come nell’àncora si intravede la Croce di Cristo, come ricorda anche la liturgia della Chiesa (cfr.: Venerdì Santo, Venanzio Fortunato, O Crux, Ave Spes Unica!).

Con il tempo, la volontà popolare ha posto nella mano di Maria che regge il Bambino anche una corona del rosario, perché la meditazione con Maria dei misteri della vita di Cristo potesse accompagnare la speranza del popolo.

La virtù teologale della speranza (CCC 1817) scaturisce da questa sorgente, in cui madre e Figlio sono uniti nel mistero dell’Incarnazione e nel mistero pasquale. Alla statua, da subito venerata e amata dalla gente battipagliese, le generazioni si sono sempre ispirate per vivere la fede e le vicende della propria storia illuminati dalla speranza in Cristo. Maria ha seguito il popolo esule durante i bombardamenti dell’ultima guerra, quando la città fu distrutta; ha sorretto il dolore e la speranza del popolo durante i moti del 1969; ha dato coraggio e fiducia nel terremoto del 1980; è stata sempre punto di riferimento, che ha accolto tutti coloro che sono venuti nella piana del Sele e si sono stabiliti a Battipaglia.

La “Festa della speranza” annuale, infatti, vede un grande concorso di popolo, che celebra la fede e devozione nella sua Patrona. Il “fiuto” del popolo (sensus fidei fidelium) ha colto subito questa dimensione della speranza come ispirazione dello Spirito e l’ha vissuta nell’amore alla Madre di Cristo, che fu incoronata patrona della città e del popolo il 1° luglio 1979 con breve pontificio di san Giovanni Paolo ii .

La prima pietra dell’attuale santuario fu posta nel 1906. Inizialmente dedicata alla Madonna del Carmine, anche qui intervenne il popolo e in modo vivace e sentito trasportò da subito la statua di Santa Maria della Speranza dalla cappella Franchini, collocandola nella sua nuova nicchia. Oggi fa un po’ sorridere questa sorta di competizione, ma indica in modo chiaro la volontà popolare.

Nel passaggio dalla cappella Franchini alla chiesa che fu eletta a santuario mariano nel luglio 1980, tutta la vita religiosa di Battipaglia ha visto il sorgere di altre parrocchie, ma sempre il cuore unitario della città è stato intorno alla Madonna della Speranza. Completamente restaurato in occasione del Giubileo del 2000, il santuario è oggi il cuore della fede del popolo, che venera Santa Maria della Speranza come centro unificatore dell’identità e della dimensione religiosa e civile della città.

di Francesco De Crescenzo, css


Il Parato liturgico per il Giubileo del 2025


In occasione del Giubileo del 2025, l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice ha commissionato la realizzazione del Parato “Giubileo della Speranza” (composto da piviale, mitria, casula, dalmatiche ed evangeliario), concepito per celebrare un evento di grande valore spirituale e religioso per la Chiesa universale. Questi paramenti liturgici e il Libro dei Vangeli saranno utilizzati per la celebrazione dell’apertura dell’Anno Santo nella notte di Natale, domanim 24 dicembre. Il piviale e la mitra saranno indossati in tale solenne celebrazione dal Santo Padre Francesco.

Realizzato con grande maestria, non è semplicemente un’opera d’arte, ma un connubio di tradizione e iconografia che ne fa un simbolo profondo della fede cristiana. Pensato per accompagnare i fedeli in un anno di grazia, rinnovamento e speranza, ogni dettaglio — dai ricami in filo d’oro ai colori scelti, fino alle immagini e ai simboli che lo decorano — è carico di significato teologico, invitando chi lo osserva a un’esperienza liturgica che unisce bellezza e spiritualità.

Fin dal delicato ricamo in oro e verde, ispirato al decoro che incornicia gli affreschi seicenteschi del peribolo clementino delle Grotte della basilica Vaticana, in tali paramenti sono evocati il divino e il sacro. L’oro, simbolo di gloria ed eternità, conferisce al parato un carattere solenne e luminoso, mentre il verde, associato alla speranza e alla vita, riflette il messaggio centrale di questo Giubileo: Spes non confundit.     Poiché l’Anno Santo ordinario del 2025 si inserisce nella tradizione di eventi di grazia indetti dal Papa ogni venticinque anni, il piviale presenta le figure dei santi Pietro e Paolo, colonne della Chiesa di Roma; ispirate ai mosaici del ix secolo posti ai lati della nicchia dei palli della basilica Vaticana, celebrano anche la sinodalità nel papato. San Pietro, con le chiavi, e san Paolo, con la spada, sono raffigurati come pilastri della fede cristiana e testimoni dell’amore di Dio e del suo Vangelo. Le loro immagini, ricamate con straordinaria attenzione ai dettagli, sono collocate su uno sfondo viola, colore della penitenza e della trasformazione spirituale, poiché il Giubileo è un pellegrinaggio di rinnovamento e grazia.

Anche le àncore, simboli antichi di speranza, arricchiscono il parato “Giubileo della Speranza” di un potente significato. Rappresentano la fede ancorata in Cristo e la certezza della salvezza in Lui, e nel piviale sono collocate in asse con le figure degli apostoli, come a simboleggiare un cammino che, nonostante le difficoltà, rimane perseverante nella speranza in Dio. Nell’antichità cristiana, l’àncora con la croce sulla parte sommitale esprimeva la speranza nella Croce di Cristo, che è la nostra salvezza.

Un’àncora in cammeo inciso è presente anche al centro della coperta superiore dell’evangeliario in argento, i cui decori in vermeil riprendono quelli dei paramenti. Lo stemma di Papa Francesco, che con la bolla Spes non confundit ha indetto il Giubileo, è inciso in cammeo sulla coperta posteriore dell’evangeliario e ricamato sulle infule della mitria, sulla stola del piviale e sullo stolone della casula.

Piviale, mitria ed evangeliario, che costituiscono il cuore del Parato “Giubileo della Speranza”, si distinguono per la presenza di pietre di àgata verde naturale a cabochon, incastonate nell’artistico ricamo in oro e verde. La commissione che ha ideato il Parato è stata presieduta dall’arcivescovo Diego Ravelli, maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, e ha coinvolto artigiani e sarti specializzati e le suore di un istituto francescano femminile per la finitura a ricamo dei dettagli. L’obiettivo prefissato era quello espresso dalla bolla Spes non confundit: diffondere la luce della speranza cristiana e testimoniare l’amore di Dio. Per l’accurata descrizione del Parato “Giubileo della Speranza” si rimanda al sito: www.liturgiepontificie.va.

di Sandro Barbagallo