Il tema della settimana
La prima volta
Il Santo Padre Francesco ha compiuto domenica 15 dicembre una breve ma intensa visita pastorale ad Ajaccio, prima volta di un Pontefice in Corsica.
L’isola ha sempre mantenuto relazioni molto strette con la Chiesa di Roma; sotto l’impulso di san Gregorio Magno monasteri benedettini furono eretti in Corsica e nove lettere dello stesso Papa la menzionano; i francescani, presenti sin dal tredicesimo secolo, segnarono la pietà della gente diffondendovi in particolare la devozione alla Madonna. E al momento della dichiarazione d’indipendenza dalla Repubblica di Genova (1735), la Madonna Immacolata fu proclamata Regina della Corsica e il canto “Dio vi salvi Regina” diventò l’inno della Nazione.
Presenti nel passato in tutti i paesi dell’isola, le Confraternite hanno ritrovato un notevole dinamismo negli ultimi decenni, grazie soprattutto all’impegno dei laici; alcune sono in relazione con confraternite romane, come quelle del SS.mo Crocifisso, legate al Crocifisso miracoloso della chiesa di San Marcello, e quelle della Madonna del Carmelo: alcune confraternite corse vengono ogni anno alla festa della Madonna de Noantri a Trastevere.
Ciò spiega il progetto del vescovo di Ajaccio, il cardinale François Bustillo, di organizzare un convegno sulla religiosità popolare nel Mediterraneo, che è stata occasione del viaggio del Pontefice.
Dopo un breve volo, l’aereo che portava Francesco e il Suo seguito, insieme ad una comitiva di circa settanta giornalisti, è arrivato all’aeroporto internazionale «Napoléon Bonaparte». Accolto dal ministro degli Interni a nome del governo francese, il Santo Padre accompagnato dal cardinale Bustillo, si è fermato, nel tragitto verso il centro città, presso il Battistero paleocristiano, riscoperto una ventina di anni fa nel quartier San Giovanni, sede della prima cattedrale della diocesi.
Calorosamente accolto dalla folla, che gli portava numerosi bambini perché li benedicesse, il Papa ha proseguito l’itinerario verso il Palais des Congrès, dove si svolgeva il convegno. Nel suo intervento di chiusura, Francesco ricordando che fu san Paolo vi a cambiare l’espressione “religiosità popolare” in “pietà popolare”, ha sottolineato che quest’ultima «esprimendo la fede con gesti semplici e linguaggi simbolici radicati nella cultura del popolo, rivela la presenza di Dio nella carne viva della storia, irrobustisce la relazione con la Chiesa e spesso diventa occasione di incontro, di scambio culturale e di festa», aggiungendo: «Quando la pietà popolare riesce a comunicare la fede cristiana e i valori culturali di un popolo, unendo i cuori e amalgamando una comunità, allora ne nasce un frutto importante che ricade sull’intera società, e anche sulle relazioni tra le istituzioni politiche, sociali e civili e la Chiesa». La fede, infatti, non è un fatto meramente privato, ma «comporta un impegno e una testimonianza verso tutti, per la crescita umana, il progresso sociale e la cura del creato, nel segno della carità (...). La pietà popolare, le processioni e le rogazioni, le attività caritative delle confraternite, la preghiera comunitaria del santo Rosario e altre forme di devozione possono alimentare questa — mi permetto di qualificarla così — “cittadinanza costruttiva” dei cristiani. La pietà popolare ti dà una “cittadinanza costruttiva”!».
Al riguardo, il Papa aggiungeva: «Ne deriva la necessità che si sviluppi un concetto di laicità non statico e ingessato, ma evolutivo, dinamico, capace di adattarsi a situazioni diverse o impreviste, e di promuovere una costante collaborazione tra autorità civili ed ecclesiastiche per il bene dell’intera collettività, rimanendo ciascuno nei limiti delle proprie competenze e del proprio spazio».
Lasciando il Palazzo dei Congressi il Santo Padre si è poi recato in cattedrale; prima di arrivare, ha fatto sosta per un momento di preghiera sotto la statua di Nostra Signora della Misericordia, patrona di Savona e di Ajaccio, chiamata dalla gente con il vezzeggiativo di “Madunnuccia”.
Nella cattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta, si è svolto un incontro con i sacerdoti, diaconi, seminaristi e consacrati in servizio nell’isola. Dopo un saluto da parte del presidente della Conferenza episcopale francese, l’arcivescovo di Reims Éric de Moulins-Beaufort, il Santo Padre si è rivolto ai presenti, ringraziandoli per essere «segno dell’amore misericordioso di Dio e testimoni del Vangelo» in mezzo ai fratelli. Partendo dal principio che «al centro, c’è il Signore», indicava che «questa è una cosa che forse ogni mattina, al sorgere del sole, ogni pastore, ogni consacrato dovrebbe ripetere nella preghiera: anche oggi, nel mio servizio, non io al centro, ma Dio, il Signore».
E proseguiva: «vorrei lasciarvi un duplice invito: avere cura di voi e prendervi cura degli altri». Da una parte, «la nostra vita si esprime nell’offerta di noi stessi, ma più un sacerdote, una religiosa, un religioso si donano, si spendono, lavorano per il Regno di Dio, e più diventa necessario che si prendano cura anche di sé stessi. Un prete, una suora, un diacono che si trascura finirà anche per trascurare coloro che gli sono affidati. Per questo ci vuole una piccola “regola di vita” — i religiosi già ce l’hanno —, che comprenda l’appuntamento quotidiano con la preghiera e l’Eucaristia, il dialogo con il Signore, ciascuno secondo la spiritualità propria e il proprio stile»; perché il ministero stanca; ed è importante anche ricordare la fraternità: «Impariamo a condividere non soltanto le fatiche e le sfide, ma anche la gioia e l’amicizia tra di noi: il vostro Vescovo dice una cosa che mi piace molto, e cioè che è importante passare dal “Libro delle lamentazioni” al “Libro del Cantico dei Cantici”. Lo facciamo poco questo. Ci piacciono le lamentazioni!».
L’altro punto fondamentale è avere cura degli altri: «La missione che ciascuno di voi ha ricevuto ha sempre un solo scopo: portare Gesù agli altri, donare ai cuori la consolazione del Vangelo. (...) Avere cura degli altri: di chi attende la Parola di Gesù, di chi si è allontanato da Lui, di coloro che hanno bisogno di orientamento o di consolazione per le loro sofferenze. Prendersi cura di tutti, nella formazione e soprattutto nell’incontro. Incontrare le persone, là dove vivono e lavorano, questo è importante». Al termine dell’incontro, il Papa ha guidato la preghiera mariana dell’Angelus, invocando la Madre di Misericordia per la pace nel mondo.
Nel pomeriggio, dopo un breve saluto del sindaco di Ajaccio in episcopio, il Santo Padre si è recato in Piazza di Austerlitz per la celebrazione della santa messa, alla quale hanno partecipato diversi vescovi francesi e italiani, numerosi sacerdoti e una folla di fedeli, in particolare rappresentanti delle confraternite corse nei loro abiti propri. Importante la partecipazione delle autorità locali, la presidente dell’Assemblea regionale ha proclamato in lingua corsa la prima lettura della liturgia. Nell’omelia, nel commentare i testi della liturgia, il Papa ha esortato ad aspettare fiduciosamente il Signore: «I cristiani non devono vivere con l’angoscia. Non siate angosciati, delusi, tristi. Quanto sono diffusi questi mali spirituali, oggi, specialmente dove dilaga il consumismo! (...) Non è facile avere gioia. La gioia cristiana non è affatto spensierata, superficiale, una gioia da carnevale (...). È invece una gioia del cuore, basata su un fondamento saldissimo, che il profeta Sofonia, rivolgendosi al popolo, esprime così: gioisci, perché “il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un Salvatore potente” (Sof 3, 17). Fiducia nel Signore che è in mezzo a noi (...). La nostra gioia non è dunque una consolazione illusoria, per farci dimenticare le tristezze della vita (...). La nostra gioia è frutto dello Spirito Santo per la fede in Cristo Salvatore, che bussa al nostro cuore, liberandolo dalla mestizia e dalla noia. Pertanto l’avvento del Signore diventa una festa piena di futuro per tutti i popoli: in compagnia di Gesù scopriamo la vera gioia di vivere e di donare i segni di speranza che il mondo attende. E il primo di questi segni di speranza è la pace (...). Davanti alle devastazioni che opprimono i popoli, la Chiesa annuncia una speranza certa, che non delude, perché il Signore viene ad abitare in mezzo a noi. E allora il nostro impegno per la pace e la giustizia trova nella sua venuta una forza inesauribile».
La giornata in Corsica si è conclusa in aeroporto, con un incontro tra Papa Francesco e il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, dedicato, secondo quanto riferisce il sito internet del Palazzo dell’Eliseo, ai diversi conflitti che insanguinano il mondo e a questioni di interesse comune, come i cambiamenti climatici e la necessaria regolazione dell’Intelligenza Artificiale.
Concludendo la messa, Papa Francesco aveva ringraziato il cardinale Bustillo per questa giornata «in cui mi sono sentito a casa». Queste parole sono andate al cuore dei corsi che si erano mobilitati con entusiasmo per accogliere il Successore di Pietro nell’isola e fargli sentire il loro fervore e la loro gioia per la sua venuta.
di Dominique Mamberti
Cardinale prefetto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica