· Città del Vaticano ·

Il racconto

Davanti alle reliquie
di santa Teresina di Lisieux

 Davanti alle reliquie di santa Teresina di Lisieux  QUO-287
18 dicembre 2024

Una sosta di preghiera davanti a reliquie di santa Teresa di Gesù Bambino ha caratterizzato stamattina, mercoledì 18 dicembre, l’inizio dell’udienza generale di Papa Francesco. L’ultima del 2024 e l’ultima prima dell’apertura del Giubileo, durante l’arco del quale il Pontefice approfondirà il ciclo di catechesi inaugurato oggi su «Gesù Cristo nostra speranza», tema legato a quello dell’Anno Santo.

Subito dopo la preghiera il Pontefice ha fatto deporre dal suo Aiutante di camera un mazzo di rose bianche ai piedi del piccolo reliquiario contenente un osso del piede della giovane carmelitana di Lisieux, venerata come dottore della Chiesa e patrona delle Missioni.

E nel saluto ai fedeli di lingua francese il vescovo di Roma, dopo aver salutato i pellegrini che accompagnano le reliquie di santa Teresina, ha anche reso omaggio alle vittime del ciclone che ha devastato l’arcipelago di Mayotte, e ricordato la grande gioia vissuta nel viaggio di domenica scorsa in Corsica: «dove la fede non è un fatto privato» ha commentato.

«Questo pellegrinaggio rappresenta per noi un’occasione unica per prepararci al Natale», ci ha detto padre Emmanuel Schwab, rettore del santuario di Lisieux, spiegando che il frammento osseo della santa monaca nel pomeriggio viene portato nella chiesa romana della Santissima Trinità al Monte Pincio, la chiesa nazionale dei francesi, dove rimarrà esposto per tutto il 2025.

Il viaggio verso l’Urbe cominciato domenica, aveva fatto tappa lunedì a Nevers al santuario di Santa Bernadette Soubirous, e ieri ad Ars, sulla tomba di san Giovanni Maria Vianney, il santo curato patrono dei sacerdoti di tutto il mondo. «In questi giorni è nostro desiderio visitare i luoghi che, dal 4 novembre al 2 dicembre 1887, portarono santa Teresina a Roma, insieme con il padre Louis e la sorella Céline, per chiedere a Leone xiii l’autorizzazione a entrare nel Carmelo all’età di 15 anni», ha aggiunto padre Schwab.

Altro momento significativo che ha caratterizzato l’ingresso di Francesco nell’Aula Paolo vi è stata l’esecuzione musicale offerta dai 76 elementi della Banda Filarmonica della Polizia di Malta. I quali ieri sera nella basilica romana di Sant’Andrea della Valle, insieme con la Banda musicale del Corpo della Gendarmeria vaticana e il coro liturgico polifonico della basilica papale di San Paolo fuori le mura, i musicisti maltesi si sono esibiti nel concerto di Avvento e Natale “Verbum caro factum est”. Il loro “viaggio a Roma” dal 17, giorno del compleanno di Papa Bergoglio, al 19 dicembre, è stato organizzato per il 210° anniversario della Polizia di Malta e in vista del 60° delle relazioni bilaterali con la Santa Sede. Alla presenza del ministro per gli Affari interni Byron Camilleri e del capo della Polizia maltese Angelo Gafà — secondo cui la musica «è un amico comune e veicolo per la pace» —, la banda ha poi continuato ad allietare l’intera udienza di stamane con musiche natalizie, alternandosi con le melodie degli “Zampognari del Matese di Bojano”, che come ogni anno, a partire dal 1993 sotto il pontificato di Giovanni Paolo ii, dal centro del Molise vengono a Roma mantenendo viva la tradizione di “annunciatori” del Natale, così come furono i pastori di Betlemme.

Toccante l’abbraccio con cui Francesco ha accolto venti ragazzi con autismo, tra gli otto e i ventisei anni venuti da Gela. I giovani gli hanno consegnato una lettera in cui hanno confidato di sentirsi «“Ambasciatori di Luce” per portare nel mondo quella luce che solo il nostro amore può dare... perché noi non vogliamo solo essere spettatori di questa vita, ma partecipanti attivi. Noi, caro Papa Francesco, vogliamo vivere e condividere la nostra specialità per rendere il mondo speciale come noi», hanno scritto. I ragazzi fanno parte della cooperativa Carpe Diem, e si dicono convinti che la mano del Pontefice «è come quella del nostro papà, è quella mano che non ci guarderà mai con sospetto o vergogna, quella mano che ci guida e ci accompagna nella vita, quella mano che riconosce la nostra specialità e non vuole nasconderla».

Da Bolsena, come in ogni udienza prenatalizia, una delegazione ha offerto al Papa le anguille del lago su cui si affaccia la «città del miracolo eucaristico». È una tradizione iniziata dopo la visita di Paolo vi l’8 agosto 1976, ha spiegato il sindaco Andrea Di Sorte, aggiungendo che alcuni bambini del gruppo “Piccoli infioratori” hanno consegnato nelle mani di Francesco un tappeto lungo 10 metri, denominato “Petali di pace”. I ragazzini vi hanno disegnato fiori su cui sono riportati i valori più importanti per conseguire la pace.

di Fabrizio Peloni