In architettura
17 dicembre 2024
Il dono di un’opera architettonica contiene particolare concretezza, in quanto non può non corrispondere a una funzione, auspicabilmente utile, destinata a servire l’individuo o la collettività. In riferimento, soprattutto a quest’ultima, esso costituisce un contributo sociale di provenienza tanto personale quanto istituzionale.
Gli esempi più rilevanti e più antichi sono riconducibili alle civiltà greca e romana. L’evergetismo — la pratica di offrire alla collettività opere di interesse sociale — ricopre infatti un ruolo importante nell’organizzazione del mondo classico. Greci e Romani, e ancora prima gli Egizi, si impegnano a dotare le loro città di servizi che possano promuovere l’accrescimento culturale e il benessere fisico degli abitanti. Scuole, palestre, terme, teatri, mercati, ...
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati