17 dicembre 2024
Un granello di “radioattività buona” capace di cambiare tutto, di ribaltare situazioni senza uscita; uno spiraglio di ossigeno capace di insinuarsi anche sotto coltri impenetrabili di rancore e di male. È l’ingrediente segreto che rende indelebili nella memoria tante pagine di Vasilij Semënovič Grossman, il cronista di Stalingrado che le contraddizioni della guerra, vista da vicino, hanno vaccinato contro ogni tentazione di schematismo ideologico.
«Oltre al bene grande e minaccioso — scrive Grossman nel suo libro più celebre, Vita e destino — esiste la bontà di tutti i giorni. La bontà della vecchia che porta un pezzo di pane a un prigioniero, la bontà del soldato che fa bere dalla sua borraccia un nemico ferito, la bontà della gioventù che ha pietà della ...
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