«Papa Francescu»
![«Papa Francescu» e i bambini della Corsica QUO-285 «Papa Francescu» e i bambini della Corsica QUO-285](/content/dam/or/images/it/2024/12/285/varobj28947786obj2035841.jpg/_jcr_content/renditions/cq5dam.thumbnail.cropped.500.281.jpeg)
I bambini. Quelli ucraini che «hanno perso il sorriso», ricordati nell’omelia a Place d’Austerlitz; quelli a cavalcioni sulle spalle dei genitori per tutto il tempo della messa; quelli con il ciuccio in bocca e in mano la bandierina di «Papa Francescu» dietro le transenne del lungomare. I bambini sono stati i protagonisti della giornata ad Ajaccio del Papa, che si è detto infatti colpito dalla loro visione. «Avete visto la quantità di bambini? Questa è una terra che fa bambini, pensate ad altri viaggi in cui non si vedevano» ha confidato ai giornalisti Francesco sul volo di ritorno a Roma. «Sia a Timor Est, sia qui — ha aggiunto il Papa, ricordando una delle tappe del suo lungo pellegrinaggio a settembre nel Sud-Est asiatico e in Oceania — sono stato felice di vedere un popolo che fa bambini. Questo è il futuro».
Mai era accaduto prima che il Papa non rispondesse alle domande dei cronisti al suo seguito, ma neanche era mai accaduto che un volo di un viaggio apostolico durasse poco più di 40 minuti. Si è riusciti comunque a trovare qualche minuto per una piccola festicciola a sorpresa per Jorge Mario Bergoglio in vista del suo ottantottesimo compleanno di domani, 17 dicembre. La giornalista messicana Valentina Alazraki, decana dei vaticanisti, storica corrispondente di Televisa Univision e neo eletta presidente di Aigav (Associazione di tutti i vaticanisti accreditati presso la Santa Sede), ha consegnato al Pontefice a nome di tutti i giornalisti una torta: «È finta, così non c’è nulla di scaramantico» ha detto con una battuta. La «fake cake», come l’ha scherzosamente soprannominata qualcuno, è stata realizzata da un laboratorio romano che l’ha voluta offrire gratis al Papa argentino. A tre piani, in pasta di zucchero, reca la scritta “Auguri Papa Francesco”, sopra una statuina con le sembianze del Pontefice con il pollice alzato, sotto il biglietto «Buon compleanno dai giornalisti di... Aigav».
Il Papa ha accolto il regalo ripetendo diverse volte «grazie» e dando appuntamento «al prossimo viaggio». «Dove?», hanno domandato dai sedili. «Eh, non lo so!» ha replicato lui con sorriso sornione.
Intanto ha concluso con soddisfazione la 47a trasferta internazionale del pontificato, che ha visto come ultimo atto l’incontro in aeroporto con il presidente francese Emmanuel Macron. Poco meno di mezz’ora tra scambi di doni (dal capo dello Stato un libro sulla ricostruzione della cattedrale parigina di Notre-Dame), battute sul buonumore, parole di gratitudine «per il gesto di venire qui» e un colloquio a porte chiuse sui conflitti del mondo, in particolare Ucraina e Medio Oriente.
Nella “corsa” che è stata la visita in Corsica — meno di dieci ore, dalle 9 alle 19 — spazio anche ad una siesta nel Vescovado di Ajaccio, prima degli impegni del pomeriggio. Un riposo neanche troppo prolungato per il Papa, che ha ricevuto per un breve saluto il sindaco della città, Stéphane Sbraggia, lasciando una dedica sul Libro d’Onore del Comune: «Attaccati alle radici e aperti al mondo! Questo è l’augurio che lascio ai cittadini di Ajaccio, ringraziandoli di cuore per la calorosa accoglienza. Prego per voi, per favore fatelo per me».
La stessa gratitudine Francesco l’ha espressa anche al Vescovado, consegnando in dono una statua lignea di san Giuseppe. Un manufatto moderno che richiama l’iconografia ottocentesca del santo verso il quale Jorge Mario Bergoglio ha mostrato sempre profonda devozione. Un calice in argento il Papa lo ha donato invece alla nunziatura apostolica in Francia, rappresentata dal nunzio Celestino Migliore che si è aggiunto al mattino al seguito papale.
Suggestiva l’atmosfera della celebrazione eucaristica pomeridiana a Place d’Austerlitz, il grande parco chiamato «U Casone» in memoria di un vecchio edificio, sormontato dalla scalinata che porta alla statua di Napoleone Bonaparte (il quale, secondo la tradizione popolare, veniva a giocare all’ombra di questo spazio verde). Ai piedi del monumento è stato allestito ieri il palco bianco con la scritta in oro «A pace», alle spalle un’ancora e, davanti all’altare, la prua di una nave in legno. Tutti simboli di un popolo vissuto e sviluppatosi sul Mar Mediterraneo, ma anche della barca di Pietro che naviga da secoli sulle onde agitate della storia.
Oltre 15 mila le persone presenti alla liturgia; circa 7 mila dentro il circuito del parco, tra gli scout con i foulard al collo e le Confraternite, ancora con i loro stendardi issati e i loro abiti identificativi, differenti per stemmi e colorazioni. Hanno sfilato nel lungo corridoio che dalla fine della Place portava al palco, preparando il cammino al passaggio della statua della “Madunnuccia”. La Vergine, con le braccia aperte, sembrava quasi accarezzare le due ali di fedeli intenti a cantare più e più volte come in una litania il canto “Evviva Maria”.
Un clima, dunque, di preghiera e raccoglimento, come raramente ormai si vede in città europee, mantenuto anche all’arrivo del Papa in auto scoperta. Tanti applausi, la musica in crescendo, ma nessun coro o grida. Perché era una messa, un momento liturgico, per il popolo della Corsica, così attento e devoto, il culmine della sacralità.
Dal nostro inviato
Salvatore Cernuzio