· Città del Vaticano ·

Ai rappresentanti della Comunità filippina in Spagna

La Chiesa dimora accogliente per i migranti
in cerca di futuro

 La Chiesa dimora accogliente  per i migranti in cerca di futuro  QUO-285
16 dicembre 2024

La Chiesa è «una dimora calda e accogliente» per le «tante persone migranti che s’imbattono in innumerevoli difficoltà e incomprensioni»: così Papa Francesco si è rivolto ai rappresentanti della Comunità filippina in Spagna, ricevuti in udienza stamani, lunedì 16 dicembre, nella Sala del Concistoro. Dal Pontefice anche il ricordo del viaggio apostolico compiuto nelle Filippine nel gennaio 2015. Pubblichiamo, in una nostra traduzione dallo spagnolo, il discorso del Santo Padre.

Cari fratelli e sorelle,

Sono contento di ricevervi oggi qui.

Voi avete voluto chiamare la vostra missione a Madrid “Tahanan”, una bella parola che possiamo tradurre con dimora. Ed è vero, la Chiesa ovunque noi andiamo, è per noi sempre una dimora, una dimora calda e accogliente, e oggi la casa di Pietro è anche per voi come una dimora. Benvenuti!

Ho visto che a Madrid avete la vostra sede nella parrocchia di Nuestra Señora del Espino. E questo mi ha fatto pensare a tante persone migranti che, lungi dal trovare questa dimora calda e accogliente, s’imbattono invece in innumerevoli difficoltà e incomprensioni, che si ergono come spine contro di loro. Su queste spine si presenta a noi la nostra beata Madre, affinché non perdiamo la speranza e siamo capaci di affrontare i problemi, confidando nella sua protezione e nel suo sostegno.

Il motivo di questa visita è il 25° anniversario dell’erezione canonica della parrocchia personale dell’Immacolata Concezione e San Lorenzo Ruiz, a Barcellona. San Lorenzo è una figura bella, perché, da un lato, ci parla d’integrazione di culture. Infatti la sua famiglia, come quella del cardinale Tagle, aveva origini cinese e filippina che, insieme a quella spagnola che gli ha dato la fede, hanno creato un eccellente meticciato. Dall’altro lato, dovette abbandonare la sua terra a causa dell’ingiustizia, nel suo caso una diffamazione, come molte persone che ancora oggi si vedono costrette a emigrare per salvare la propria vita o cercare un futuro migliore. Infine, una volta giunto nella terra che avrebbe dovuto accoglierlo, Dio gli chiese di testimoniare la sua fede con la prova più grande d’amore: offrire la propria vita.

Care sorelle, cari fratelli, imitiamoli, entrambi hanno dovuto lasciare la propria terra, ma entrambi lo hanno fatto abbracciati a Gesù. Confidando in Gesù, entrambi hanno affrontato difficoltà senza perdere mai la speranza ed entrambi sono esempio di una vita dedita a servire Dio nel fratello. Così facendo, potremo costruire la nostra “Tahanan”, quella dimora calda e accogliente che, come una Madre, deve essere la nostra Chiesa. Che il Bambino Dio vi benedica e la Vergine Santa vi custodisca.

Di voi conservo due ricordi belli della mia visita nella vostra terra: i sette milioni nella Messa di Manila e poi la Messa a Tacloban. Con la pioggia e il vento, mi ricordo che siamo dovuti uscire di corsa perché stava arrivando una tempesta e altrimenti non avremmo potuto decollare.

I filippini sono uomini di fede, donne di fede. Qui in Vaticano lavorano alcuni di voi ed è fantastico, è fantastica la fede che hanno e la testimonianza che danno. Continuate a rendere testimonianza in questa società che è diventata troppo ricca, troppo competente, troppo autosufficiente. Grazie per quello che fate.

Ora vi do la benedizione.