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La storia delle confraternite dell’isola

Un lungo cammino
di evangelizzazione

 Un lungo cammino  di evangelizzazione   QUO-284
14 dicembre 2024

Decine di uomini vestiti con mantelli, che portano pesanti croci, la statua del loro santo o lo stendardo della loro confraternita: domani, domenica 15 dicembre, Papa Francesco scoprirà la Granitula, una processione tipica della Settimana Santa in Corsica, quando le confraternite si avvolgono a spirale, cantando. È una tradizione che Nicolas Bras vuole tramandare. A 32 anni, è il priore di una delle più antiche confraternite dell’isola. Dedicata a Saint Antoine Abbé a Calvi, risale al secondo quarto del xiv secolo. «Ho avuto la fortuna di lavorare a fianco di persone anziane che mi hanno trasmesso queste conoscenze, che cerco di trasmettere a modo mio alle nuove generazioni. La mia nonna materna, con la quale abbiamo trascorso molto tempo, era molto religiosa. La sua fede mi ha toccato profondamente e nella fratellanza ho trovato un modo per scoprire quella fede e svilupparla. Inizialmente mi sono unito alla confraternita per il canto, ma c’era anche un bisogno di tradizione. Era un momento della mia vita in cui avevo bisogno di trovare me stesso. Ho avuto anche la mia parte di disgrazie. L’anno scorso ho perso mio fratello, che aveva solo 26 anni. In realtà, la confraternita mi aiuta ad avvicinarmi alla fede e a non arrendermi».

Nel 1905, ogni villaggio aveva una o addirittura due confraternite, fino a quando non sono quasi scomparse. «La società corsa ha subito un completo cambiamento di rotta nel xx secolo», continua Anghjulina Antonetti, docente di lingua e cultura corsa all’Università Pascal Paoli e relatrice della conferenza sulla religiosità popolare, che il Papa concluderà domani. Le due guerre mondiali hanno decimato la popolazione e i corsi hanno lasciato il loro stile di vita agro-rurale e i loro villaggi per la costa o il continente. Solo negli anni Sessanta e Settanta è emerso un fortissimo movimento di riappropriazione culturale, il Riacquistu, la cui pietra miliare essenziale è il canto polifonico prima profano e poi sacro.

Il martirio di alcuni santi, come Giulia di Corsica (Julie de Catharge), o la presenza ad Ajaccio del battistero di San Giovanni, riportato alla luce nel 2005 durante gli scavi per la costruzione di un parcheggio e dove il Papa farà la sua prima tappa domani, testimoniano una presenza cattolica fin dall’inizio dell’era cristiana, nel v secolo, ma fu l’arrivo dei francescani sull’isola, tra il xiii e il xv secolo a far mettere le radici della religione cattolica, innanzitutto «perché abbandonarono il latino per parlare la lingua corsa e avvicinarsi alla gente. In secondo luogo, perché portarono anche i riti fuori dalle mura delle chiese, il che diede inizio alle processioni. E infine perché coinvolsero i laici nella realizzazione dei riti, moltiplicando le strutture delle confraternite», spiega Antonetti.

«L’allora vescovo di Ajaccio, monsignor Sauveur Casanova, ha dato l’impulso a tutto ciò negli anni ‘80. I gruppi culturali hanno registrato la liturgia cantata polifonicamente, che è diventata un modello standard — spiega ancora Antonetti — e negli anni ‘90 tutti conoscevano questa versione cantata della messa».

La docente sottolinea anche che, sulla scia del lavoro dell’etnomusicologo Felix Quilici, che nel 1949 girò la Corsica per registrare questi canti, alcune confraternite sono andate alla ricerca delle registrazioni dei loro predecessori (disponibili presso il Museo della Corsica oppure on line). Ma «alcune confraternite non sono riuscite a recuperare il loro modo di cantare e ora ne stanno inventando uno proprio», aggiunge. È infatti una tradizione viva, in piena attività creativa, con confraternite che si riappropriano della loro storia e tornano ad accompagnare le messe funebri, come stanno già facendo i membri della confraternita di Saint Antoine Abbé. «A Calvi c’è una particolarità — sottolinea dal canto Nicolas Bras — ed è che tutti i funerali sono cantati dalle confraternite. In questo senso, c’è un investimento significativo nella vita liturgica, ma riusciamo a mantenere questo impegno, questa missione di carità che abbiamo ereditato».

Perché la vicinanza e la carità restano i pilastri di queste associazioni regolate dalla legge del 1901. Lo testimonia Françoise Sabiani, sindaco per 25 anni del suo paese natale, Casamacciuli, nell’Alta Corsica, e attuale responsabile della Cunfraterna d’a Santa di Niolu. Quando è stata eletta sindaco, ha deciso di mettere in chiaro che sarebbe stata al servizio di tutti, stabilendo in particolare «di fare in modo che il municipio e la confraternita collaborassero per alcuni eventi, come il Natale».

Bisogna sottolineare che il numero di confraternite in Corsica sta crescendo rapidamente, arrivando oggi a circa 80, e che gli adolescenti vi sono pienamente coinvolti. «All’inizio non cercano necessariamente un legame diretto con Dio, e la maggior parte di loro non ne ha nemmeno uno. Ma tutti, assolutamente tutti, senza eccezione, dicono che dopo un certo tempo trascorso nelle confraternite, un certo numero di cerimonie eseguite, messe cantate, condivisione di un pasto, che è anche parte del rituale, tutti, senza eccezione, dicono di aver ricevuto la fede», conclude Anghjulina Antonetti.

di Marie Duhamel