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Il magistero

 Il magistero  QUO-282
12 dicembre 2024

Venerdì 6

La Sicilia
in cerca
di riscatto

Voi già nel percorso accademico fate esperienza di ecclesialità, che vi pone l’uno accanto all’altro, nella diversità delle vocazioni e dei doni e nella ricerca di vie nuove di evangelizzazione.

Negli anni è aumentato tra voi il numero delle studentesse, che oggi nelle vostre comunità ecclesiali sono inserite con compiti di responsabilità pastorale, di insegnamento della religione e accademico: anche questo è un segno dei tempi, in un territorio dove la donna è stata spesso svalutata.

La Sicilia è la patria delle sante martiri Agata e Lucia, che sono state “seme” di fede robusta, capace di rinnovarsi e di generare sempre nuovi testimoni, come, nel nostro tempo, i Beati Giuseppe Puglisi e Rosario Livatino.

La vostra terra ha bellezze naturali e artistiche meravigliose, purtroppo minacciate dalla speculazione mafiosa e dalla corruzione, che frenano lo sviluppo e impoveriscono le risorse, condannando soprattutto le aree interne all’emigrazione dei giovani.

La mafia sempre impoverisce.

La Sicilia ha bisogno di uomini e donne che sappiano guardare al futuro con speranza e formino le nuove generazioni ad essere libere e trasparenti nella cura del bene comune, per debellare povertà antiche e nuove.

Lavorate perché i giovani che vanno a studiare fuori tornino.

Nella vostra terra, che è stata sempre un crocevia di popoli, approdano tanti migranti e molti si fermano integrandosi: vi esorto a essere accoglienti, a essere creativi nella fraternità.

Non spegniamo la speranza dei poveri, di quei poveri che sono i migranti!

Abbondare nella speranza non nella
rassegnazione

Penso ai grandi della letteratura siciliana, in particolare a Verga, che popola i suoi romanzi di “vinti”, rassegnati al dolore e alla povertà.

Nel dialogo con questa cultura, che si esprime in tanti modi di vivere e di pensare, sappiate “abbondare nella speranza”.

Non abbondate mai nella rassegnazione, la lamentela è una cosa di gente che non ha coraggio.

(A docenti e studenti dello Studio Teologico San Paolo di Catania)

Sabato 7

Il dovere della pace in un mondo stanco della guerra

Il nostro mondo è sempre più afflitto da problemi che riguardano l’intera famiglia umana e che richiedono un’azione concertata da parte di coloro che si preoccupano per il futuro del pianeta.

Penso ai continui devastanti effetti del cambiamento climatico, che colpiscono soprattutto le nazioni in via di sviluppo e i membri più poveri della società; ai conflitti armati, che causano indicibili sofferenze; e alla condizione di innumerevoli migranti e rifugiati in fuga dalle loro terre, in cerca di un futuro migliore per le loro famiglie.

Ogni Paese deve avere voce in capitolo nell’affrontare queste sfide e formulare soluzioni globali.

Il paziente lavoro della diplomazia è della massima importanza.

Tra difficoltà, sconfitte, scontri armati e contrastanti rivendicazioni di essere dalla parte del diritto, la Comunità internazionale non può rinunciare al proprio dovere di ricercare la pace favorendo dialogo, riconciliazione, comprensione reciproca, rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona e popolo e delle esigenze del diritto internazionale.

Incoraggio la Comunità diplomatica accreditata presso la Santa Sede a lavorare con coraggio e creatività alla promozione di legami di amicizia, cooperazione e dialogo a servizio della pace.

La vostra attività, spesso discreta e nascosta, aiuterà a spargere i semi di un futuro di speranza per il nostro mondo stanco della guerra.

(Presentazione delle credenziali degli ambasciatori di India, Giordania, Danimarca, Lussemburgo, Sao Tomé e Principe, Rwanda, Turkmenistan, Algeria, Bangladesh, Zimbabwe, Kenya)

Dio non crea scarti
ma bellezza

Un concerto è una bella parabola dell’armonia, anche dell’armonia sinodale che la Chiesa si sta impegnando a vivere più pienamente.

Ogni partitura musicale unisce strumenti e voci differenti, ognuno con la propria parte, col suo timbro, la sua sonorità.

Ciascuno nell’orchestra esegue il proprio spartito ma deve armonizzarsi con gli altri, generando la bellezza della musica.

E in una composizione, i silenzi, gli intervalli, le dissonanze hanno importanza pari alle note stesse.

Dio non crea scarti!

Ognuno è chiamato ad esprimersi, a eseguire la propria parte insieme a tutti gli altri.

Solo da un concerto di persone diverse scaturisce l’armonia che edifica e conforta tutti.

Similmente la Chiesa, chiamata a essere nel mondo segno e strumento di armonia, di comunione e fraternità, deve realizzare nel cuore dell’umanità un meraviglioso canto d’amore a Dio e ai fratelli.

Questo Concerto con i Poveri è un bel segno dell’armonia sinodale, soprattutto perché avviene in comunione con i nostri fratelli e le nostre sorelle più fragili, invitati a far parte di questa stupenda sinfonia dell’amore che è il Vangelo.

Questi amici potranno assistere al concerto come protagonisti; perché la bellezza è un dono di Dio per tutti gli esseri umani, accomunati dalla stessa dignità e chiamati alla fraternità.

(A organizzatori e artisti del “Concerto
con i Poveri”)

Simboli
della
misericordia
di Dio

L’albero, tagliato nel rispetto dei principi ecologici del ricambio naturale del bosco, porta i segni di molti anni, le numerose stratificazioni del tronco massiccio, le vecchie che hanno dato vita alle giovani, le giovani che hanno avvolto e protetto le vecchie, tutte che salgono insieme verso l’alto.

Può essere una bella immagine della Chiesa, popolo e corpo, da cui la luce di Cristo si diffonde nel mondo proprio grazie al succedersi di generazioni di credenti che si stringono attorno all’unica origine, Gesù: le antiche hanno dato vita alle giovani, le giovani abbracciano e proteggono le antiche, in missione nel mondo e in cammino verso il Cielo.

Così va avanti il santo Popolo fedele di Dio.

All’ombra del grande abete, poi, il Presepe riproduce un “casone” della Laguna gradese, una di quelle case di pescatori che venivano costruite con fango e canne e dove gli abitanti delle “mote”, le piccole isolette lagunari, condividevano, durante il duro lavoro della pesca, gioie e dolori della vita di ogni giorno.

Anche questo simbolo ci parla del Natale, in cui Dio si fa uomo per aver parte fino in fondo alla nostra povertà, venendo a costruire il suo Regno sulla terra non con mezzi potenti, ma attraverso le deboli risorse della nostra umanità, purificate e fortificate dalla sua grazia.

[Nel] Presepe, i “casoni” sono circondati dall’acqua e per andarci ci vuole la “batela”, tipica imbarcazione a fondo piatto che permette di spostarsi sui fondali bassi.

Anche per giungere a Gesù ci vuole una barca: la Chiesa è la barca. Non lo si raggiunge “in solitaria”, [ma] insieme, in comunità, su quel piccolo-grande battello che Pietro continua a guidare e a bordo del quale, stringendosi un po’, c’è sempre posto per tutti.

(Ai donatori dei presepi e dell’albero di Natale in Vaticano)

Segno
profetico di rinnovamento

In questo giorno solenne la vostra Cattedrale viene riaperta al culto.

È ancora vivo in tutti il ricordo del terribile incendio che, cinque anni fa, aveva gravemente danneggiato l’edificio.

Oggi la tristezza e il lutto lasciano il posto alla gioia, alla festa e alla lode.

Possa la rinascita di questa ammirevole chiesa costituire un segno profetico del rinnovamento della Chiesa in Francia.

Le innumerevoli rappresentazioni e i simboli che racchiude sono destinati a voi al fine di condurvi in modo più sicuro verso l’incontro con Dio-fatto uomo e di riscoprire il suo immenso amore.

Notre-Dame sarà presto nuovamente visitata e ammirata da una folla immensa di persone di ogni condizione, provenienza, religione, lingua e cultura, molte delle quali alla ricerca di assoluto e di senso della propria vita.

Possano, alzando lo sguardo verso queste volte che hanno ritrovato la luce, condividere la sua invincibile speranza.

(Messaggio per la riapertura della Cattedrale Notre-Dame di Parigi)

Domenica 8

Un modello pienamente umano

In tanti modi, nei secoli, con parole e immagini, i cristiani hanno cercato di rappresentare la grazia e la dolcezza nei lineamenti della “Benedetta fra tutte le donne”, attraverso i tratti somatici e le categorie delle più diverse etnie e culture.

Fermiamoci allora un momento a contemplarla alla luce della Parola di Dio, in tre aspetti della vita di Maria che ce la rendono vicina e familiare.

Maria figlia, sposa e madre.

Tutto questo è racchiuso nel Cuore puro di Maria, libero dal peccato, docile all’azione dello Spirito Santo, pronto a prestare a Dio, per amore, «il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà».

Maria salva
il mondo in
modo concreto

Il rischio, però, sarebbe di pensare che si tratti di una bellezza lontana, una bellezza troppo alta, irraggiungibile.

Non è così. L’Immacolata non è un mito, una dottrina astratta o un ideale impossibile: è la proposta di un progetto bello e concreto, il modello pienamente realizzato della nostra umanità, attraverso cui, per grazia di Dio, possiamo tutti contribuire a cambiare in meglio il nostro mondo.

Oggi noi guardiamo a Maria Immacolata, e le chiediamo che faccia di noi una comunità in cui la figliolanza, la sponsalità e la maternità siano regola e criterio di vita: in cui le famiglie si riuniscono, gli sposi condividono ogni cosa, i padri e le madri sono presenti in carne e ossa vicino ai loro figli e i figli si prendono cura dei genitori.

(Omelia della messa nella solennità dell’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria)

Affidare a Dio ogni speranza

Oggi il Vangelo ci racconta uno dei momenti più importanti, più belli, nella storia dell’umanità: l’Annunciazione, quando il “sì” di Maria all’Arcangelo Gabriele permise l’Incarnazione del Figlio di Dio, Gesù.

Lei è una donna di un piccolo paese periferico e viene chiamata per sempre al centro della storia: dalla sua risposta dipendono le sorti dell’umanità, che può tornare a sorridere e a sperare, perché il suo destino è stato posto in buone mani.

In lei non c’è nulla che faccia resistenza alla sua volontà, nulla che si opponga alla verità e alla carità. Ecco la sua beatitudine, che tutte le generazioni canteranno.

Contemplando questo mistero possiamo chiederci: nel nostro tempo, agitato da guerre e concentrato nello sforzo di possedere e dominare, io dove ripongo la mia speranza? Nella forza, nel denaro, negli amici potenti? Oppure nella misericordia infinita di Dio?

Di fronte ai tanti falsi modelli luccicanti che circolano nei media e in internet, dov’è il tesoro del mio cuore?

Sta nel fatto che Dio mi ama gratuitamente, che il suo amore sempre mi precede, ed è pronto a perdonarmi quando ritorno pentito a Lui?

Oppure mi illudo nel cercare di affermare a tutti i costi il mio io e la mia volontà?

Per i
condannati
a morte
negli Usa

Mi viene al cuore chiedere a tutti voi di pregare per i detenuti che negli Stati Uniti sono nel corridoio della morte, perché la loro pena sia commutata, cambiata. Pensiamo a questi fratelli e sorelle nostri e chiediamo al Signore la grazia di salvarli dalla morte.

Per i lavoratori che rischiano il posto

Sono vicino ai lavoratori di Siena, Fabriano e Ascoli Piceno che difendono in modo solidale il diritto al lavoro, che è un diritto alla dignità!

Che non sia loro tolto il lavoro per motivi economici o finanziari.

(Angelus in piazza San Pietro)

Lunedì 9

Una luce
che apre
il pensiero

La luce è bella perché fa sì che le cose appaiano ma senza mettere in mostra sé stessa. Così è anche la teologia: fa un lavoro nascosto e umile, perché emerga la luce di Cristo e del suo Vangelo.

Ci sono cose che solo le donne intuiscono e la teologia ha bisogno del loro contributo.

Una teologia di soli uomini è una teologia a metà: su questo c’è ancora parecchia strada da fare.

La teologia aiuti a ripensare il pensiero.

La semplificazione vuole mutilare la realtà, partorisce pensieri sterili, pensieri univoci, genera polarizzazioni e frammentazioni. Così fanno le ideologie.

Contribuendo a ripensare il pensiero, la teologia ritornerà a brillare come merita, nella Chiesa e nelle culture, aiutando tutti e ciascuno nella ricerca della verità.

Vorrei lasciarvi un invito: che la teologia sia accessibile a tutti.

(A un Convegno internazionale di Teologia)

La forza
del genio
femminile
per sradicare
i mali

Pensando al lavoro che, con la sensibilità e la forza proprie del genio femminile, svolgete per lo sradicamento di mali che continuano a colpire tante nazioni, vorrei far riferimento alla figura della Madre di Dio, Donna per eccellenza.

Noi siamo abituati con questa cultura maschilista a vedere la donna, non dico come il cagnolino o il gatto di casa, ma come un essere umano di seconda categoria, e ci dimentichiamo che a portare avanti il mondo sono le donne e — come dicono alcuni — sono loro a comandare.

Maria, con il cuore radicato in Dio, continua a essere attenta ai bisogni dei suoi figli, sollecita ad andare loro incontro e portare loro la consolazione del Signore.

Lei è il modello pienamente realizzato della nostra umanità, attraverso il quale, con la grazia di Dio, tutti possiamo contribuire a migliorare il nostro mondo.

È questo che voi cercate di fare grazie alla vostra caratteristica intuizione e realtà come madri, figlie e spose, e suocere.

Con la compassione e la tenacia che caratterizzano l’animo femminile, “Manos Unidas”, associazione pubblica di fedeli della Chiesa cattolica in Spagna, lotta contro la fame, il sottosviluppo e la mancanza d’istruzione, impegnandosi inoltre a lavorare per sradicare le cause strutturali che generano queste cose.

Vi incoraggio a proseguire la vostra bella missione di volontariato, di assistenza, di camminare insieme.

(Alla Commissione “Manos Unidas'”)

Mercoledì 11

Contro
l’indifferenza per garantire dignità a ogni persona

L’azione perseguita dalla vostra organizzazione ha lo scopo di salvare vite umane: vite di persone in fuga da luoghi dove imperversano gravi conflitti, che spesso innescano crisi umanitarie e comportano anche la violazione di diritti umani fondamentali.

Di fronte al dramma dei migranti forzati, che purtroppo a volte diventa tragedia, voi non siete rimasti indifferenti, ma vi siete chiesti: io, noi, che cosa possiamo fare? Voi non guardate da un’altra parte.

Alla base di questo atteggiamento c’è la convinzione che ogni essere umano è unico e la sua dignità è inviolabile, qualunque sia la sua nazionalità, il colore della pelle, l’opinione politica o la religione.

Ben venga allora l’azione di coloro che non si limitano a osservare le cose, criticando da lontano, ma si mettono in gioco, offrendo un po’ del loro tempo, del loro ingegno e delle loro risorse per alleviare le sofferenze dei migranti, per salvarli, accoglierli e integrarli.

Questa generosità, questa operosità è in sintonia con il Vangelo, che invita a fare del bene a tutti e in modo speciale agli ultimi, ai più poveri, ai più abbandonati, ai malati, alle persone in pericolo.

(Alla Onlus ResQ-People Saving People)

Un’economia al servizio di chi ha bisogno

La ricerca di uno sviluppo umano sostenibile e integrale è decisiva per la salvaguardia e la promozione del bene comune universale.

Per questo è necessario porre la persona umana al centro del nostro interesse e delle nostre attività.

Occorre tenere sempre lo sguardo sulle persone concrete, in tutte le loro dimensioni, per combattere la povertà, restituire la dignità agli esclusi e, nello stesso tempo, prendersi cura della casa comune. I progetti di promozione umana sono tanto più efficaci quanto più sono garantiti da sistemi economici capaci di sostenersi nel tempo.

(Al movimento Human Economic Forum)

Seminatori
di speranza

Siamo arrivati al termine delle nostre catechesi sullo Spirito Santo e la Chiesa.

Lo Spirito Santo è la sorgente sempre zampillante della speranza cristiana.

Se la Chiesa è una barca, lo Spirito è la vela che la spinge e la fa avanzare nel mare della storia, oggi come in passato!

Speranza non è una parola vuota, o un nostro vago desiderio che le cose vadano per il meglio: la speranza è una certezza, perché è fondata sulla fedeltà di Dio alle sue promesse.

Non è una virtù passiva, che si limita ad attendere che le cose succedano, è una virtù sommamente attiva che aiuta a farle succedere.

Il cristiano non può accontentarsi di avere speranza; deve anche irradiare speranza, essere seminatore di speranza.

È il dono più bello che la Chiesa può fare all’umanità intera, soprattutto nei momenti in cui tutto sembra spingere ad ammainare le vele.

L’apostolo Pietro esortava i primi cristiani con queste parole: «Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi».

Aggiungeva una raccomandazione: «Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto».

Questo perché non sarà tanto la forza degli argomenti a convincere le persone, quanto l’amore che in essi sapremo mettere.

Questa è la prima e più efficace forma di evangelizzazione.

Ed è aperta a tutti!

Che lo Spirito ci aiuti sempre, sempre ad “abbondare nella speranza in virtù dello Spirito Santo”!

(Udienza generale in Aula Paolo vi )