Negli ultimi tempi, oltre agli studi scientifici sul cervello umano (le neuroscienze stanno facendo passi da giganti), è diffusa una campagna di sensibilizzazione alla sua prevenzione. Giusto.
Alcuni dicono che il cervello umano sia un’opera d’arte (ma per mano di chi?). C’è chi dice che tutta la cultura poggia sul nostro cervello (tutta, proprio tutta?), che questo organo funziona plasticamente, reagendo a tutto ciò cui è esposto nel mondo.
Ovviamente è tutto molto interessante e la cura del nostro cervello è indubbiamente un comportamento responsabile. Il cervello percepisce i segnali inviati dal mondo esterno, li decodifica ed è il centro di controllo di pensieri, memoria, linguaggio e di tutti i movimenti del corpo.
Tuttavia, Francesco Fedele, professore emerito di Cardiologia, già primario al Policlinico romano Umberto i , insomma un luminare nel suo campo, fa osservare che il nostro corpo funziona solo se il suo motore funziona, e il motore del corpo è indiscutibilmente il cuore.
Recentemente ha pubblicato un libro Cuori e motori (Antezza Ed. 2024), in cui paragona il cuore umano al motore di un’automobile. Se vogliamo che la nostra vettura sia sempre efficiente e non ci lasci per strada, dobbiamo avere cura del suo motore, quindi non strapazzarlo e prima di tutto fare un’accurata e periodica manutenzione dei suoi componenti.
«Così come il motore — scrive Fedele — il cuore è costituito da componenti e ingranaggi che debbono essere perfettamente integri e sincronizzati per assicurare la funzione di pompa necessaria a soddisfare le esigenze metaboliche dell’organismo».
Il volume si rivolge al pubblico più vasto e si pone come un pratico vademecum, su come fare prevenzione e cura del nostro motore (la sensibilizzazione alla campagna di prevenzione è da anni nelle attività del professor Fedele). Insomma, se vogliamo che tutto il nostro corpo (quindi anche il cervello) funzioni a dovere, dobbiamo prestare massima attenzione al cuore.
Ebbene, mentre riflettevo su questi argomenti, è stata pubblicata l’enciclica di Papa Francesco Dilexit nos, sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo. Il testo è entrato a gamba tesa tra le mie riflessioni. Va bene il cervello, l’intelletto, va bene il cuore, il motore del corpo. Ma adesso entra in gioco un cuore diverso o una diversa accezione di cuore? Forse no, forse il concetto è lo stesso, ovvero il cuore come motore. Ma in questo caso non solo motore del corpo, bensì della nostra vita. E il cuore non è inteso soltanto come organo fisico, ma come qualcosa di più profondo.
Il Santo Padre innanzitutto richiama l’attenzione sulla simbologia del cuore e ovviamente in primis del cuore di Cristo, che deve essere sottratta a un superficiale dileggio. Perché non si tratta di una banale rappresentazione iconografica, ma esprime l’anelito profondo di riconoscere e rivolgersi a un centro assoluto e unificatore. Insomma, da credenti, contemplando il cuore del Signore ci rivolgiamo a una realtà fisica.
L’enciclica, inoltre, svolge un approfondimento sull’attualità, sulla risonanza della parola cuore nella storia e su come la devozione al cuore di Cristo si sia nei secoli diffusa nel mondo. Ecco, oggi più che mai «dobbiamo recuperare l’importanza del cuore», che invece troppo spesso risuona soltanto come semplice parola, svilita da mille utilizzi impropri. Mentre il cuore ora e sempre, nell’immaginario di tutti esprime la sintesi di quello che siamo, cosa pensiamo, cosa desideriamo, cosa scegliamo.
Nel cuore alberga la sincerità del nostro essere, anche quando è la più cupa e tormentata verità. Tuttavia, nel mondo di oggi altri elementi sembrano prevalere, ragione, volontà, libertà, come fossero disgiunti dal cuore e agissero autonomamente. Mentre a pensarci bene, anche questi movimenti dell’animo si muovono prima di tutto nel nostro cuore. Perché «il cuore configura la mia identità spirituale». Ed è innegabile che «il nostro cuore coesiste con gli altri cuori che lo aiutano ad essere un tu». Perciò è sempre il cuore che «mi mette in comunione con le altre persone». Come per il motore dell’automobile o il cuore/motore del corpo, è importante e necessaria la manutenzione del “cuore”, la riparazione dei cuori feriti, la qual cosa si può fare solo se realizza una vera comunione di servizio, che inevitabilmente ci porta all’amore, la nostra più intima e potente energia.
Insomma, è vero che siamo tutti immersi in una realtà tecnologica e digitale, ma nessun algoritmo potrà mai standardizzare i movimenti del nostro cuore. Ed anzi, non solo dobbiamo averne massimamente cura, ma dobbiamo ammettere che se vogliamo cambiare il mondo (cosa che l’uomo tenta dall’inizio dei tempi), possiamo farlo solo a partire dal cuore.
di Nicola Bultrini