· Città del Vaticano ·

I dubbi, le speranze e le paure dei profughi dopo la caduta di Assad, mentre la Turchia favorisce i rimpatri e l’Europa congela le richieste di asilo

Siria
Tornare o fuggire?

Displaced Syrian Kurds ride vehicles loaded with belongings on the Aleppo-Raqqa highway as they flee ...
10 dicembre 2024

Dopo la caduta del presidente Bashar al-Assad, un’ondata di speranza ha attraversato il popolo siriano, come testimoniato dalle immagini di gioia ed esultanza dei cittadini che sono scesi in piazza a festeggiare in tante città del Paese, nonostante l’incertezza politica che si profila all’orizzonte. Molti rifugiati che sono stati costretti alla fuga in questi 14 anni di guerra, si sono messi in moto per rientrare in Siria, secondo quanto raccontano diversi video, circolati sul web, con centinaia di automobili in fila per rientrare nella città di Damasco.

Il tema è certamente cruciale per la Turchia, dove si sono rifugiati circa tre milioni di cittadini siriani. In questo senso il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha rimarcato: «Milioni di siriani che hanno dovuto lasciare il loro paese ora possono tornare». Anche la risposta europea non si è fatta attendere: il congelamento immediato delle domande di asilo presentate dai rifugiati siriani. Dalla Germania all’Austria, dal Belgio all’Italia, fino al Regno Unito, la Norvegia, la Svezia e la Svizzera, le richieste di asilo dei cittadini siriani non saranno valutate finché non ci sarà maggior chiarezza sul futuro ordinamento politico della Siria. Anche la Francia e la Danimarca, nel frattempo, starebbero lavorando sulla questione.

Piomba, dunque, nell’incertezza la vita di tantissimi siriani che, spesso con percorsi tortuosi durati anni, hanno raggiunto Paesi che consideravano sicuri. Secondo le Nazioni Unite, la maggior parte dei profughi si troverebbe in Germania, seguita da Svezia, Austria, Grecia, Francia e Paesi Bassi.

«Sarà necessaria pazienza e vigilanza, sperando che la situazione sul terreno si evolva in maniera positiva, consentendo finalmente ritorni volontari, sicuri e sostenibili, con i rifugiati in grado di prendere decisioni informate», ha fatto sapere ieri in una dichiarazione l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) Filippo Grandi. Vanno infatti considerati i bisogni all’interno della Siria che — ha ricordato l’Unhcr — «rimangono immensi»: «Con le infrastrutture distrutte e oltre il 90% della popolazione che fa affidamento sugli aiuti umanitari, l’avvicinarsi dell’inverno rende necessaria un’assistenza urgente che comprenda riparo, cibo, acqua e fonti di calore. L’Unhcr è impegnato a fornire questi aiuti e invita tutte le parti a facilitarne la consegna».

A colloquio con l’agenzia LaPresse, Christine Pirovolakis, portavoce dell’Unhcr presso l’Ue, ha dichiarato che, «alla luce della situazione incerta e altamente fluida, la sospensione dell’elaborazione delle domande di asilo dei siriani è accettabile». Al contempo, ha ribadito che nessun richiedente asilo dovrebbe essere rimpatriato forzatamente e che dovrebbe essere garantito il rispetto del principio di non respingimento: «Mentre migliaia di persone sono già tornate, centinaia di migliaia di altre stanno fuggendo per salvarsi la vita all’interno del Paese. Tutte hanno bisogno di protezione e supporto». Sul tema è intervenuto oggi anche un portavoce della Commissione Europea: «Le decisioni sulle domande di asilo sono di competenza degli Stati membri. Tuttavia è importante che gli Stati membri rispettino le norme dell’Ue in questo settore: le valutazioni individuali sono sempre necessarie».