Le rane saltellanti
È un album potente questo ultimo di Nick Cave, Wild God, ben raccontato nell'articolo qui pubblicato di Massimo Granieri, ed è forte, energico, perché ruota intorno alla gioia, il più potente di tutte le emozioni e i sentimenti umani. A parte la canzone Joy che fin dal titolo esprime questa forza c’è anche un’altra canzone che in particolare ci si sofferma ed è Frogs (Rane), il primo pezzo scritto per questo album dal cantautore australiano. In una recente intervista Cave ha parlato di questo brano che vede una coppia, lui e la moglie Susie, tornare a casa dalla messa una domenica mattina. Probabilmente il brano della lettura quella domenica era tratto dalla Genesi, l’episodio di Caino e Abele, come lascia intuire il verso della canzone: «All’inizio alla settimana, si inginocchiò e schiacciò la testa di suo fratello con un osso». E la gioia? Da lì in poi è riversata in tutto il brano con queste piccole rane che siamo noi, dice Cave: «Per un istante saltiamo verso l'infinito, l’amore, la meraviglia, la trascendenza e l'istante dopo siamo di nuovo nel fango. E quando il verso dopo dice che “i bambini in paradiso / stanno saltando per la gioia” sto parlando delle persone che non sono più con noi e che la morte rende di nuovo bambini. Ed ecco che la gioia nasce dai nostri dolori. Ciò che amo delle rane è la loro capacità di provare gioia».
Colpisce il riferimento alla meraviglia, il testo suona così:
«Sotto la pioggia della domenica
Le rane stanno saltando nelle grondaie
Uh, saltando verso Dio, meravigliate dall’amore
E meravigliate dal dolore
Meravigliate di essere tornate in acqua».
E viene il dubbio se Cave abbia mai letto quella pagina di Ortodossia di Chesterton in cui lo scrittore afferma che «la misura di ogni felicità è la riconoscenza. Tutte le mie convinzioni sono rappresentate da un indovinello che mi colpì fin da bambino. L’indovinello dice: che disse il primo ranocchio? La risposta è questa: “Signore come mi fai saltare bene”. In succinto c'è tutto quello che sto dicendo io. Dio fa saltare il ranocchio e il ranocchio è contento di saltellare».
di Andrea Monda