Si riaccende la magia
Numerosi capi di Stato e di governo sono attesi oggi a Parigi per la cerimonia di riapertura di Notre-Dame. Nella capitale francese è arrivato anche il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, che prima della cerimonia in Cattedrale (alle 19) verrà ricevuto dal capo dello Stato francese, Emmanuel Macron. Per l’Italia è prevista la partecipazione del presidente Sergio Mattarella e della presidente del Consiglio Giorgia Meloni; attesi, tra gli altri, il capo dello Stato ucraino Volodymyr Zelensky, la first lady statunitense Jill Biden e il principe britannico William. Circa 1.500 in tutto gli ospiti della cerimonia, che invece di iniziare dal sagrato (come inizialmente previsto) a causa dei forti venti si svolgerà interamente all’interno. Domenica, alle 10.30, la messa di consacrazione dell’altare presieduta dall’arcivescovo di Parigi, Laurent Ulrich.
Domani, domenica 8 dicembre, riapre la Cattedrale di Notre-Dame, cinque anni dopo il devastante incendio che ne ha distrutto in particolare la “freccia” e una parte molto ampia della preziosa copertura in legno di quercia. L’evento è accompagnato da una serie di appuntamenti, sia religiosi che civili, con rappresentazioni, concerti e visite guidate che descrivono la reale dimensione dei lavori sostenuti. A distanza di tre mesi dalle Olimpiadi, Parigi si ritrova pertanto al centro di un’altra celebrazione storicamente molto significativa e, soprattutto, carica di un alto valore simbolico.
All’incendio del 15 marzo 2019 la città ha risposto con un impegno collettivo molto sentito. 340mila donatori, non solo francesi, partecipano con slancio e generosità alla ricostruzione e al restauro di un patrimonio universale, di straordinario interesse materiale e immateriale. Si riaccende intorno alla Cattedrale di Notre-Dame quello spirito collaborativo e di comunione che nel Medioevo aveva portato tantissime maestranze qualificate a costruirla, sostenute da un vincolo morale spontaneo, rimasto vivo, appunto, fino ai nostri giorni. Le sorti dell’edificio sono percorse infatti da un continuo succedersi di eventi, attraversati sempre da importanti scelte tecniche-architettoniche, ma anche da confronti culturali e politici, destinati a coinvolgere ampi strati della popolazione.
L’incendio della guglia, costruita da Viollet-le-Duc nel 1860, apre immediatamente nell’opinione pubblica la rivalità tra schieramenti contrapposti. Il contrasto, peraltro sempre latente sulla scelta ottocentesca, converge sulla linea da seguire per la sua ricostruzione: essendo stata realizzata in ferro e non appartenendo all’impianto originario gotico, oggi potrebbe, legittimamente, essere riproposta in un altro stile, attento alle forme, ai materiali e alla tecnologia dei giorni nostri? A questo dubbio, che avrebbe sicuramente allontanato i tempi dell’inizio dei lavori, risponde con decisione il Presidente Macron, scegliendo la ricostruzione fedele allo stato di prima dell’incendio. Personalmente la ritengo la soluzione più opportuna, non solo perché concreta e risolutiva, ma perché attenta a non disperdere un motivo formale fortemente consolidato nel profilo di Parigi. Il suo radicamento è nella memoria di tutti e, per questa ragione, è bene che il restauro di Notre-Dame sia stato sottomesso alla sua naturale riedizione, anche al fine di garantire a tutti, abitanti, fedeli e turisti, che alcuni caratteri della storia urbana non possono essere sostituiti e devono permanere come punti di riferimento indelebili.
Con sapienza e con metodo la ricostruzione di Notre-Dame ha rispettato i tempi imposti da un cronoprogramma molto serrato. Così, nell’ultimo anno, a intervalli cadenzati, sono stati chiusi tutti i lavori principali: a novembre, è stata completata, protetta all’esterno da lastre di piombo, la struttura lignea che copre l’alta navata; a settembre, sono state ricollocate nella torre campanaria le otto campane che, in parte, avevano patito l’enorme calore dell’incendio; prima dell’estate è stata ripristinata la croce dell’abside di Viollet-le-Duc e riposizionata la flèche al di sopra della navata e del coro, di nuovo svettante nel cielo di Parigi; all’inizio dell’anno, anche l’interno è stato finalmente liberato dai ponteggi e dai resti delle lavorazioni delle pareti, dei marmi e delle opere metalliche, riportando tutto agli antichi colori. Parallelamente al risanamento dell’edificio sono stati restaurati, con un’operazione meticolosa durata ben due anni, ventidue quadri di grande formato, tutti di importanti pittori come Vouet, Le Brun e Le Sueur, appartenenti alla Cattedrale, ma non compromessi dall’incendio. Anche il piazzale davanti ai portali è stato interessato da una nuova sistemazione: una pavimentazione, composta da lastre di calcare, che completa il ridisegno dell’area circostante.
Il restauro completo terminerà nel 2028, però la gran parte dei lavori è ormai conclusa e la data dell’8 dicembre 2024 segna ufficialmente la riapertura di Notre-Dame. Già da mesi l’edificio è tornato alla sua configurazione originaria e può mostrare a tutti la guglia con il galletto, a 96 metri di altezza, al di sopra della croce di Chevet. Può finalmente tornare a essere la Cattedrale di Parigi, una delle maggiori attrazioni della città, e accogliere i tanti turisti (previsti 15 milioni l’anno) che verranno a visitarla. Professionalità e passione hanno dimostrato che è stato possibile, in cinque anni, rimontare un disastro di dimensioni colossali, le cui immagini drammatiche hanno occupato per giorni i teleschermi di tutto il mondo.
di Mario Panizza