· Città del Vaticano ·

I NUOVI CARDINALI

07 dicembre 2024

Angelo Acerbi 
Arcivescovo titolare di Zella 
Nunzio Apostolico 


Decano dei nunzi apostolici, Angelo Acerbi, è il più anziano porporato del Collegio. Novantanove anni, vescovo da ben cinquanta, ha maturato una lunga esperienza nel servizio diplomatico della Santa Sede ed è stato prelato del Sovrano Militare Ordine di Malta.

Originario di Sesta Godano, piccolo paese della Val di Vara in diocesi di La Spezia - Sarzana - Brugnato, è il terzogenito dei quattro figli di Giovanni Battista Acerbi e Maria Maddalena Tosi. Dalla sua terra ha anche ereditato la passione per le escursioni estive in montagna, in particolare in Valle d’Aosta e a Madonna di Campiglio.

Il padre, di professione notaio, è morto prematuramente. La madre, rimasta vedova in giovane età, ha vissuto la missione di educatrice dei piccoli Carlo, Giovanni Battista, Angelo e Paolo. La famiglia ha abitato prima a Chiavari, poi a Pontremoli e a La Spezia.

Ordinato diacono il 12 ottobre 1947 dal vescovo di Pontremoli, monsignor Giovanni Sismondo, Acerbi ha perfezionato gli studi a Roma nella Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana e nella Facoltà di Diritto canonico della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum). Nell’Urbe è stato ospite nel Convitto ecclesiastico Leoniano, in via Pompeo Magno, e poi nella comunità parrocchiale di San Benedetto in via del Gazometro — allora affidata alla Compagnia di San Paolo — dove da studente ha svolto il servizio pastorale.

Il 27 marzo 1948 è stato ordinato sacerdote a Pontremoli, sempre dal vescovo Sismondo. Nell’autunno del 1954 è divenuto alunno della Pontificia Accademia Ecclesiastica e nel 1956 è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede. Il suo primo incarico è stato nella nunziatura apostolica in Colombia. Tre anni dopo è stato trasferito alla rappresentanza pontificia in Brasile, che allora era a Rio de Janeiro. Durante questa missione il 21 aprile 1960 ha potuto assistere all’inaugurazione della città di Brasília come nuova capitale del Paese.

Ha quindi prestato servizio nelle nunziature apostoliche in Francia, in Giappone e in Portogallo, nonché — per quattro anni — in Segreteria di Stato nel Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa.

Paolo vi , il 22 giugno 1974, lo ha nominato pro-nunzio apostolico in Nuova Zelanda e delegato apostolico nell’Oceano Pacifico, assegnandogli la Sede titolare di Zella e il titolo personale di arcivescovo. E da Papa Montini, il 30 giugno successivo, ha ricevuto l’ordinazione episcopale nella basilica di San Pietro. In fide et lenitate il suo motto.

Proprio nella sua missione presso le Chiese dell’Oceania, nel 1978 mentre era di passaggio a Noumea, in Nuova Caledonia, ha ricevuto la notizia della morte di sua madre.

Nel 1979 è tornato come nunzio apostolico in Colombia, dove aveva iniziato il suo servizio. Nominato da Giovanni Paolo ii il 14 agosto rappresentante pontificio nel Paese latino-americano, monsignor Acerbi assieme ad altri diplomatici, è stato ostaggio per sei settimane dei guerriglieri del Movimiento 19 de Abril.

Successivamente, dal 28 marzo 1990, è stato inviato come rappresentante pontificio in Ungheria, all’indomani della caduta del regime comunista; dal 13 gennaio 1994 in Moldavia e dall’8 febbraio 1997 nei Paesi Bassi, concludendo il proprio servizio il 27 febbraio 2001. Da quello stesso anno fino al 2015 ha ricoperto l’ufficio di prelato del Sovrano Militare Ordine di Malta.

Il 27 giugno 2024, in occasione del cinquantesimo anniversario di episcopato, ha celebrato la messa con Papa Francesco e la comunità sacerdotale della Domus Sanctae Marthae, dove risiede, e poi nelle Grotte Vaticane vicino alla tomba di Papa Montini che lo aveva ordinato.

Tra quanti hanno collaborato con l’arcivescovo Acerbi come segretari di nunziatura sono stati creati cardinali Mario Zenari e Christophe Pierre.

Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio
Arcivescovo di Lima (Perú)


È un intellettuale con il cuore rivolto ai poveri e le gambe allenate a pedalare verso le periferie, appassionato di poesia e di umanità, il peruviano Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio, arcivescovo metropolita di Lima dal 2019.

Nella capitale del Perú è nato il 28 febbraio 1950, nel distretto di Lince, per spostarsi pochi giorni dopo tra i canti tradizionali di quello popolare di Rímac. Papà Augusto, figlio di un proprietario terriero, era poliziotto, mentre mamma Angelica, di origini italiane, si occupava dei figli e amava la musica: proveniva da una famiglia vivace dal punto di vista culturale frequentata da pensatori e artisti. Carlos Gustavo è l’ultimo di sette figli, e forse da questo gli deriva la predilezione per il “piccolo”. Le esigenze di lavoro paterne hanno comportato diversi trasferimenti per il Paese latino-americano: cresciuto in una famiglia non ricca ma unita, aperta a tutti e caratterizzata da un forte senso religioso, soprattutto da parte materna, da bambino Castillo Mattasoglio amava nuotare, andare in bici e “giocare” al prete.

Nel 1965 il terzo fratello, Ismael, a cui era particolarmente legato, è stato ucciso dai guerriglieri mentre salvava la vita a un amico italiano; ma nei giorni precedenti gli aveva regalato dei soldi per acquistare la prima Bibbia. La perdita sconvolgente, rivelando che Gesù era vicinissimo, anzi dentro casa, ha portato il quindicenne Carlos Gustavo alla decisione reale di diventare un sacerdote “specializzato in umanità” e nella “predicazione del cuore”.

Così, dopo gli studi medi superiori nel Collegio “San Agustín” a Lima e il baccellierato in Scienze sociali all’Università Nazionale Maggiore “San Marcos”, ha preso parte a un ritiro al Seminario maggiore Santo Toribio di Mogrovejo, nell’arcidiocesi di Lima. Mosso dal desiderio di conoscere meglio alcune zone del Perú, ha insegnato per alcuni anni sociologia all’Università “Daniel Alcides Carrión” di Cerro di Pasco, in montagna. Al rientro nella capitale peruviana ha chiesto di entrare in Seminario. Inviato a Roma per gli studi ecclesiastici, ha ottenuto il baccellierato in Filosofia e quello in Teologia, poi la licenza e successivamente il dottorato in Teologia dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana.

A 34 anni è stato ordinato presbitero incardinandosi nell’arcidiocesi di Lima il 15 luglio 1984, e rientrato da Roma definitivamente nel giugno 1987, da allora fino a oggi ha ricoperto in maniera ininterrotta il ruolo di docente di Teologia alla Pontificia Università Cattolica del Perú, impegno al quale ha affiancato nel tempo molteplici altri incarichi nelle comunità parrocchiali e con i giovani: a partire da quello di assessore dell’Unione nazionale degli studenti cattolici dal 1987 al 1998. Vicario parrocchiale di San Francisco de Asís (1987-1990) poi a La Encarnación (1990-1991), è stato responsabile arcidiocesano della pastorale universitaria di Lima e collaboratore presso la parrocchia di San Juan Apóstol (1991- 1999). Dal 1996 al 1999 è stato vicario anche per la pastorale giovanile di Lima, organizzatore della vicaria per la gioventù e responsabile per la pastorale vocazionale; e dal 1990 al 2001, assessore nazionale della Commissione per la gioventù in seno alla Conferenza episcopale peruviana. Divenuto vicario parrocchiale di San Juan Apóstol (1999-2001), è stato assessore nazionale per la pastorale giovanile durante il Grande giubileo del 2000.

Nel 2002 è diventato parroco di Virgen Medianera, dove è rimasto fino al 2009, prima di assumere, dall’anno successivo fino al 2015, la guida della parrocchia di San Lázaro nel distretto di Rímac, dove aveva trascorso la prima infanzia.

Nel frattempo, dal 2003 al 2006 è stato direttore delle relazioni con la Chiesa e membro del Consiglio universitario della Pontificia Università Cattolica del Perú.

La nomina ad arcivescovo metropolita di Lima — il 33° della storia — è arrivata da parte di Papa Francesco il 25 gennaio 2019, mentre era docente di Teologia e assessore del Centro di assistenza pastorale universitaria all’Università Cattolica del Perú e collaboratore parrocchiale a San Francisco Solano. Impegno accademico, giovanile e parrocchiale non hanno mai smesso di intrecciarsi nella quotidianità di monsignor Castillo Mattasoglio, che andava da un punto all’altro della capitale peruviana in sella alla sua bicicletta portando vicinanza e ascolto per favorire la partecipazione di tutti.

Ricevuta l’ordinazione episcopale il 2 marzo successivo, il nuovo primate del Perú come motto ha scelto «A te dico: alzati!».

Durante la pandemia di Covid-19, che ha messo in difficoltà in particolar modo i quartieri popolari della città, l’arcivescovo ha completamente riorganizzato la Caritas e nominato uno dei suoi vescovi ausiliari come responsabile generale della pastorale della salute, dell’ascolto e dell’assistenza spirituale.

In gioventù è stato allievo e collaboratore del sacerdote, prima diocesano e poi domenicano, Gustavo Gutiérrez, considerato uno dei padri della teologia della liberazione, e ne ha celebrato i recenti funerali ricordandone “la piccolezza” e il grande coraggio. L’opzione preferenziale per i poveri viene avvertita come urgente da Castillo Mattasoglio che, attento alle realtà di quanti soffrono di più, non ha esitato a denunciare narcotraffico e corruzione, mali dilaganti nel Paese sudamericano, portando all’impoverimento di ampie fasce sociali.

Autore di vari libri e articoli di carattere teologico, tra i quali Teologia della rigenerazione. Una nuova proposta dall’America latina e l’ultimo, di quest’anno, dal titolo Una Chiesa post-clericale. Autorità e Vangelo, dal 2022 è membro della Pontificia Accademia per la Vita.

Nell’ottobre 2024 ha preso parte alla Seconda sessione della xvi assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, come coordinatore del gruppo di studio sui criteri e le metodologie per il discernimento di questioni dottrinali, pastorali ed etiche controverse.

Vicente Bokalic Iglic, c.m.
Arcivescovo di Santiago del Estero (Argentina)


C’è la periferia al centro della vita e del ministero di Vicente Bokalic Iglic, arcivescovo di Santiago del Estero, di recente nominato Primate d’Argentina. Religioso della congregazione della Missione, è da circa undici anni il pastore di una comunità dell’entroterra nord-occidentale, a oltre mille chilometri dalla capitale Buenos Aires.

Ancor più distanti sono le radici della sua numerosa famiglia: il padre Vinko e la madre Pavla arrivarono infatti in Sud America dalla Slovenia nel 1949, a seguito dell’ondata migratoria causata dal secondo dopoguerra. Presto si stabilirono a Lanús, nella periferia meridionale di Buenos Aires, dove loro connazionali avevano acquistato appezzamenti di terreno contigui e, oltre alle abitazioni, avevano fatto costruire una chiesa e una scuola.

Ed è qui che Vicente è nato l’11 giugno 1952 e ha frequentato le scuole elementari locali presso le Suore francescane, oltre a quelle superiori dai lazzaristi a Escobar. Il 1° marzo 1970 è entrato nella congregazione fondata da san Vincenzo de’ Paoli nel xvii secolo e il cui carisma è la carità. Il percorso di studi è proseguito con la Filosofia presso il Colegio Máximo dei gesuiti in San Miguel e la Teologia al Seminario di Buenos Aires.

Il 5 giugno 1976 ha emesso i voti perpetui. Ordinato sacerdote il 1° aprile 1978, ha celebrato la prima messa a Lanús insieme al fratello Jožet, ordinato dieci mesi prima nella capitale slovena Lubiana.

Il biennio successivo Vicente lo ha dedicato alla pastorale vocazionale e giovanile dell’arcidiocesi di Buenos Aires e nel 1981 è diventato vicario parrocchiale di Nuestra Señora de la Medalla Milagrosa, tra i templi della capitale argentina più cari ai fedeli, noto per le sue oltre 150 vetrate artistiche. Il legame con questo luogo di culto è rimasto immutato nel tempo anche perché vi è tornato a operare in altri due momenti: tra il 1991 e il 1993 e dal 2009 al 2010.

Nel frattempo, ha ricevuto altri incarichi da parte della sua congregazione: è stato per tre anni (1983-1986) formatore ed economo e nel successivo triennio superiore nel Seminario lazzarista. Non gli è mancata l’esperienza missionaria: dal 1994 al 1997 è stato nella prelatura territoriale di Deán Funes e dal 2000 al 2003 parroco nella diocesi di Goya. Al contempo, dal 1997 al 2000 ha guidato come superiore il Seminario lazzarista in San Miguel, e dal dicembre 2003 al dicembre 2009 è stato superiore provinciale.

Il 15 marzo 2010 da Benedetto xvi è stato nominato vescovo titolare di Summa e ausiliare di Buenos Aires. Il 29 maggio successivo è stato il cardinale arcivescovo Jorge Mario Bergoglio a conferirgli l’ordinazione episcopale. Il suo motto è tratto dal Vangelo di Luca (4, 18): «Mi ha mandato per evangelizzare i poveri».

Tre anni dopo, il 23 dicembre 2013, Papa Francesco lo ha trasferito alla sede residenziale di Santiago del Estero, situata in una regione che rappresenta l’avamposto più meridionale dell’Inca, una delle poche lingue nativo-americane ancora esistenti. Un territorio molto vasto, con una superficie di oltre 70.000 km e lunghe distanze da percorrere e le strade verso le zone più rurali a volte non sono agevoli. Nonostante ciò, Bokalic ha fatto dell’incontro il suo stile episcopale, convinto che il rapporto con le persone sia terreno fruttuoso per il Vangelo.

Il 27 agosto 2016 nella sua diocesi si è svolta la beatificazione di Maria Antonia di San Giuseppe, al secolo María Antonia de Paz y Figueroa (1730-1798), alla presenza di centinaia di migliaia di fedeli accorsi per rendere omaggio alla religiosa nota come “Mama Antula”, poi canonizzata nel 2024 da Papa Francesco, prima donna argentina a essere proclamata santa.

Nell’ottobre 2021, inoltre, il vescovo ha preso parte all’inaugurazione, proprio a Santiago del Estero, del “Parco dell’incontro”: un luogo interreligioso situato in un giardino all’interno del quale si trovano una chiesa cattolica e una protestante, una moschea, una sinagoga e un tempio buddista.

Il 22 luglio 2024 il Pontefice ha elevato Santiago del Estero al rango di arcidiocesi, nominando Bokalic primo arcivescovo, con il titolo di Primate d’Argentina, detenuto fino a quel momento dall’arcivescovo pro tempore di Buenos Aires. In una nota congiunta con il pastore della capitale, Jorge Ignacio García Cuerva, il nuovo Primate ha spiegato «il fondamento storico» della decisione di Papa Bergoglio, ricordando che le origini dell’arcidiocesi di Santiago del Estero sono più antiche di quelle di Buenos Aires: le prime infatti risalgono al 1570, le seconde al 1620.

Luis Gerardo Cabrera Herrera, o.f.m.
Arcivescovo di Guayaquil (Ecuador)


Si è sempre schierato in difesa dei più vulnerabili, della famiglia e della sacralità della vita umana il frate minore Luis Gerardo Cabrera Herrera, arcivescovo metropolita di Guayaquil e presidente della Conferenza episcopale dell’Ecuador (Cee).

Sessantanove anni, è nato l’11 ottobre 1955 ad Azogues, capoluogo della provincia di Cañar, dove ha completato la formazione primaria. Ha proseguito poi quella secondaria nel Seminario minore dei francescani e presso il Colegio Fiscal Juan Bautista Vázquez. Successivamente ha studiato Filosofia e Teologia presso la Pontificia Università Cattolica dell’Ecuador nella capitale Quito, dove il 1° ottobre 1975 è entrato nel noviziato dei frati minori, emettendo la prima professione il 24 settembre dell’anno seguente.

Nel 1982 ha fatto la professione solenne e l’8 settembre 1983 è divenuto sacerdote. Nel suo ordine è stato vice maestro dei novizi (dal 1983 al 1985), membro del consiglio provinciale (dal 1985 al 1988) e maestro dei novizi a Riobamba dal 1985 al 1990, anno in cui è stato inviato a Roma presso la Pontificia Università Antonianum, dove ha conseguito il dottorato in Filosofia.

Tornato in patria, è stato segretario per gli studi e la formazione dei frati e responsabile della pastorale vocazionale della provincia francescana dal 1995 al 2000; direttore del Centro nazionale di studi francescani dal 1996 al 2001; segretario esecutivo del settore per l’ecumenismo della Commissione di magistero e dottrina della Conferenza episcopale nazionale dal 1996 al 2003; direttore dell’Istituto filosofico-teologico “Cardenal Bernardino Echeverría” a Quito e professore di Teologia e Spiritualità francescana dal 1998 al 2000; ministro provinciale dell’Ecuador dal 2000 al 2003 e vicepresidente della Conferenza dei religiosi del Paese del Sud America; consigliere generale del suo ordine a Roma e responsabile delle province francescane dell’America Latina e dei Caraibi dal 2004 al 2009.

Il 20 aprile 2009 da Benedetto xvi è stato nominato arcivescovo metropolita di Cuenca. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 4 luglio nella cattedrale dell’Immacolata Concezione, dal nunzio apostolico Giacomo Guido Ottonello. Verbum Domini nuntiantes («Annunciare la Parola di Dio») è il motto episcopale da lui scelto.

Nel 2011 è stato nominato vice presidente della Conferenza episcopale, venendo riconfermato nel 2014 per il triennio successivo, nel quale ha ricoperto anche la carica di presidente della commissione per i laici. Nel marzo dello stesso anno è stato nominato da Papa Francesco membro della Congregazione (oggi Dicastero) per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Nel luglio 2015, in occasione del viaggio apostolico del Pontefice argentino in Ecuador, ha partecipato all’incontro di quest’ultimo con i vescovi del Paese. Il 24 settembre successivo, da Papa Bergoglio è stato trasferito alla Sede metropolitana di Guayaquil. Nell’ottobre dello stesso anno ha partecipato alla xiv Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi dedicata a «La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo».

L’11 novembre 2020 è stato eletto presidente della Cee. Come arcivescovo della città più grande del Paese e capo dell’episcopato ha invitato più volte i governanti a vicinanza, ascolto e servizio, indipendentemente dalla posizione politica o religiosa. Ha svolto un ruolo importante nella ricerca del dialogo per la pace durante manifestazioni che hanno causato morti e feriti, denunciando inoltre il traffico di armi e droga e l’insostenibile situazione delle carceri nazionali, teatro di sanguinose rivolte, che in un caso hanno provocato oltre cento morti.

Nel 2023 e 2024, nel mese di ottobre, ha preso parte alla Prima e alla Seconda sessione della xvi Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, dedicato al tema della sinodalità.

È il sesto porporato nella storia dell’Ecuador che proprio in questo 2024 ha celebrato il 150° anniversario della consacrazione al Sacro Cuore di Gesù e ospitato il 53° Congresso eucaristico internazionale sul tema “Fratellanza per guarire il mondo”.

Fernando Natalio Chomalí Garib
Arcivescovo di Santiago de Chile (Cile)


Una formazione in scienze ingegneristiche declinata con l’impegno per la tutela della vita dal concepimento fino alla morte naturale e accompagnata dalla promozione della pace caratterizza il profilo di Fernando Natalio Chomalí Garib, arcivescovo metropolita di Santiago de Chile.

Nato nella capitale cilena il 10 marzo 1957, è figlio di Juan e Vitalia e ha tre fratelli. Dopo aver compiuto gli studi primari e secondari presso il Collegio “Alianza Francesa” e l’Instituto Nacional, ha proseguito la formazione alla Pontificia Università Cattolica del Cile, dove si è laureato in ingegneria civile nel 1981.

Tre anni più tardi è entrato nel Pontificio Seminario maggiore di Santiago e il 6 aprile 1991 ha ricevuto l’ordinazione presbiterale dall’arcivescovo Carlos Oviedo Cavada. Ha poi proseguito il percorso di studi a Roma, con la licenza in Teologia morale conseguita nel 1993 presso l’Accademia Alfonsiana della Pontificia Università Lateranense e il dottorato in Sacra teologia ottenuto l’anno dopo alla Gregoriana. Sempre nell’Urbe, nel 1998, si è specializzato con un master in Bioetica presso l’Istituto Giovanni Paolo ii (oggi Pontificio Istituto Teologico “Giovanni Paolo ii ” per le Scienze del matrimonio e della famiglia). Di queste materie è divenuto anche docente: nel 1995, infatti, è stato nominato professore di Teologia morale presso il Pontificio Seminario maggiore di Santiago e la facoltà di Teologia della Pontificia Università Cattolica del Cile. Nello stesso ateneo, due anni dopo, ha iniziato a insegnare Antropologia teologica e Bioetica e Magistero della Chiesa, presso la facoltà di Medicina. Sull’argomento ha scritto inoltre diversi libri, tra cui Progetto Genoma umano: presente e future prospettive e Dilemmi etici per il xxi secolo (2005); Bioetica: il valore della vita umana alla luce della ragione e della fede (2009). Grazie alla sua attenzione per le questioni morali, sociali e giuridiche sollevate dagli sviluppi delle Scienze biologiche, nel 2001, durante il pontificato di Giovanni Paolo ii , è stato chiamato a collaborare con la Pontificia Accademia per la vita, per poi esserne nominato membro nel 2010 da Benedetto xvi . Incarico confermato da Papa Francesco nel 2017.

Nel frattempo, nel marzo 2005 è diventato parroco di Santa María de la Misericordia a Santiago, e nell’ottobre seguente moderatore della Curia e presidente delegato del Consiglio economico dell’arcidiocesi. L’anno dopo — il 6 aprile 2006 — da Benedetto xvi è stato nominato vescovo titolare di Noba e ausiliare e di Santiago de Chile. Il successivo 3 giugno ha ricevuto l’ordinazione episcopale dal nunzio apostolico Aldo Cavalli. Il suo motto episcopale recita: «Per me la vita è Cristo».

Il 20 aprile 2011, sempre da Papa Ratzinger è stato promosso arcivescovo metropolita di Concepción.

A gennaio 2018, è stato tra i presuli che hanno accolto Papa Francesco in Cile, nel suo 22° viaggio apostolico internazionale. Cinque mesi più tardi, insieme ai vescovi del suo Paese ha preso parte in Vaticano agli incontri indetti dal Pontefice a causa di una serie di abusi di potere, sessuali e di coscienza.

Il 28 luglio 2021 è stato nominato vice presidente della Conferenza episcopale del Cile, incarico triennale conclusosi il 17 aprile 2024. Durante il suo mandato ha tra l’altro preso parte, nel febbraio 2022, su invito del Governo egiziano, al xxii Congresso organizzato dal ministero degli Affari islamici e dedicato al tema “Il contratto di cittadinanza e il suo impatto per raggiungere la pace globale”. In quell’occasione, ha tenuto una relazione intitolata “Il lavoro umano fonte di diritti e doveri e percorso per raggiungere la pace globale”.

Il 25 ottobre 2023 da Papa Francesco è stato nominato arcivescovo metropolita di Santiago de Chile, successore del cardinale cappuccino Celestino Aós Braco.

Membro del comitato permanente della Conferenza episcopale cilena, tra i temi caratterizzanti il suo ministero c’è quello della riconciliazione: a gennaio 2024, in un messaggio pubblicato su «El Mercurio», il principale quotidiano cileno, ha lanciato un forte appello per il cessate-il-fuoco nel conflitto esploso il 7 ottobre 2023 in Medio Oriente. Il suo grido contro la guerra e in nome della pace non è stato casuale: il Cile ospita, infatti, la più grande colonia di palestinesi al mondo al di fuori di Israele e del mondo arabo. Tra loro, anche i nonni dell’arcivescovo.

Per ricordare l’importanza dei diritti umani, nel 2023 ha diretto un documentario intitolato “Mercoledì 15.30 Ricordi di un’assenza”, che riporta le testimonianze dei familiari delle vittime e dei desaparecidos nella dittatura in Cile (1973-1990) di Augusto Pinochet.

Insieme a leader ortodossi, anglicani, evangelici e pentecostali del Cile, e a membri delle comunità ebraica e musulmana, ha inoltre firmato, nel marzo 2024, un appello per la riconciliazione nazionale, motivato dalla crisi della sicurezza vissuta nel Paese latinoamericano.

Tarcisius Isao Kikuchi, s.v.d.
Arcivescovo di Tōkyō (Giappone)


È il volto di Caritas Internationalis e la voce dei vescovi asiatici, come segretario generale della Federazione delle Conferenze episcopali del continente (Fabc), il giapponese Tarcisius Isao Kikuchi. Missionario della Società del Verbo Divino con esperienze pastorali in Africa, arcivescovo metropolita di Tōkyō dall’ottobre 2017, è anche presidente della Conferenza episcopale del Giappone (Cbcj).

Nato in Iwate, nella diocesi di Sendai, il 1° novembre 1958, ha frequentato fin da piccolo la parrocchia del suo quartiere, dove il padre, catechista, lo portava tutti i giorni. E proprio qui, grazie al missionario svizzero che guidava la comunità, ha maturato il desiderio di aiutare il prossimo in qualsiasi parte del mondo. Dopo essere entrato nel Seminario minore dei verbiti, ha emesso la professione perpetua nel 1985, venendo ordinato sacerdote il 15 marzo dell’anno seguente dal vescovo di Nagoya, Aloysius Nobuo Soma.

Dopo ulteriori studi in Australia presso l’Istituto del Sacro Cuore a Melbourne, dal 1986 al 1992 ha iniziato l’esperienza missionaria in Ghana nell’arcidiocesi di Accra e nella diocesi di Koforidua. Primo missionario in Africa proveniente dal Sol Levante, per otto anni ha operato in una parrocchia nel profondo della boscaglia, senza acqua né elettricità, e successivamente nel campo profughi rwandesi di Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo, allora Zaire.

Ritornato in patria, nella sua congregazione è stato formatore, vice prefetto dei postulanti, direttore per le vocazioni, consigliere provinciale dal 1994 al 1999. Negli stessi anni ha insegnato presso l’Università verbita Nanzan a Nagoya ed è stato membro del comitato per gli aiuti internazionali in seno alla Conferenza episcopale giapponese, divenendo anche coordinatore dell’ufficio giustizia e pace dei verbiti nella regione dell’Asia e del Pacifico. Nominato nel 1998 membro di Caritas Japan e rappresentante dei vescovi giapponesi per varie conferenze e riunioni internazionali, nel 1999 è stato eletto provinciale della sua congregazione in Giappone. Rieletto per un secondo mandato nel 2002, è divenuto anche direttore esecutivo di Caritas Japan e membro del comitato per la formazione permanente del clero della diocesi di Nagoya. Sempre nel 1999 e fino al 2004, è stato nel Comitato esecutivo di Caritas Internationalis.

Il 29 aprile 2004, da Giovanni Paolo ii è stato nominato vescovo di Niigata e il 20 settembre successivo ha ricevuto l’ordinazione episcopale nell’aula della Seishin Girls’ Junior & Senior High School, dall’arcivescovo di Tōkyō, Peter Takeo Okada. Varietate unitas è il motto episcopale da lui scelto.

Nel 2007 è stato nominato presidente di Caritas Japan, In tale carica, ricoperta fino al 2022, ha coordinato gli interventi di solidarietà in occasione della “Triplice catastrofe” dell’11 marzo 2011, quando un devastante terremoto, il successivo tsunami e l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima seminarono morte, distruzione e paura in un’ampia area del Paese. Particolarmente colpite furono proprio le zone costiere di Sendai, sua città natale.

Sempre nel 2011 è stato nominato presidente di Caritas Asia, guidandola fino al 2019. Nello stesso periodo è stato anche nel consiglio di rappresentanza di Caritas Internationalis.

Nominato il 13 settembre 2014 membro dell’allora Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il 25 ottobre 2017 è stato promosso da Papa Francesco alla Sede metropolitana di Tōkyō, successore di monsignor Okada che guidava l’arcidiocesi da 17 anni. A capo della piccola comunità cattolica della più grande metropoli dell’Asia, il 25 novembre 2019 ha accolto il Pontefice argentino, in occasione della visita apostolica in Giappone. Un viaggio che ha portato il Pontefice anche nelle città martiri dell’olocausto nucleare Nagasaki e Hiroshima.

Nell’ottobre 2018 ha partecipato alla xv assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, dedicata a “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. E il 22 luglio 2021 è stato eletto segretario generale della Federazione delle conferenze episcopali dell’Asia (Fabc). Il 4 febbraio 2022 la nomina a presidente della Conferenza dei vescovi cattolici del Giappone e il 13 maggio 2023 anche quella alla presidenza di Caritas Internationalis, l’organismo che riunisce oltre cento associazioni cattoliche impegnate a difendere la carità e la giustizia sociale nel mondo. Nello stesso anno, a ottobre, e nel 2024, ha preso parte alla Prima e alla Seconda sessione della xvi Assemblea generale ordinaria del Sinodo, dedicata alla sinodalità.

Pablo Virgilio Siongco David
Vescovo di Kalookan (Filippine)


Biblista, presidente dell’episcopato filippino, Pablo Virgilio Siongco David è un coraggioso testimone contro violenze, corruzione e ingiustizie, sempre al fianco dei più vulnerabili. Vescovo di Kalookan, “Ambo”, come viene affettuosamente chiamato, è anche molto attento alle problematiche dei suoi connazionali costretti a emigrare fuori dal Paese asiatico.

Nato il 2 marzo 1959 a Betis, regione di Luzon Centrale, provincia di Pampanga, arcidiocesi di San Fernando, è il decimo di tredici figli. Ha frequentato le scuole secondarie presso il Mother of Good Counsel Minor Seminary, i corsi di Filosofia all’Ateneo de Manila University, e quelli di Teologia alla Loyola School of Theology.

Ordinato sacerdote per il clero di San Fernando il 12 marzo 1983, dopo un anno è divenuto direttore del Mother of Good Counsel Seminary, carica ricoperta fino al 1986, quando ha iniziato gli studi all’estero. In Belgio ha ottenuto la licenza e poi il dottorato in Teologia presso l’Université catholique de Louvain. A Gerusalemme ha conseguito il diploma dell’École Biblique et Archéologique Française.

Rientrato nelle Filippine nel 1991, ha ricoperto diversi ruoli di direzione e insegnamento nell’équipe educativa del Seminario arcidiocesano di San Fernando. Nel 2002 è diventato direttore del dipartimento di Teologia dello stesso, dove ha continuato a insegnare Sacra scrittura. Nel medesimo anno è stato eletto vicepresidente dell’Associazione dei biblisti cattolici delle Filippine e dell’Archidiocesan Media Apostolate Networks.

Autore di numerose pubblicazioni sulla Sacra Scrittura, il 27 maggio 2006 da Benedetto xvi è stato nominato vescovo titolare di Guardialfiera e ausiliare di San Fernando. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 10 luglio successivo dal cardinale Gaudencio B. Rosales. Il suo motto episcopale è “kenosis”, termine greco ripreso dalla lettera ai Filippesi 2,7 che mette in luce lo svuotamento di sé.

Attivo sul fronte ambientale, dal maggio 2009 al giugno 2010 ogni sabato mattina ha partecipato personalmente alla pulizia del fiume della città di Angeles.

Ha presieduto la Commissione per l’apostolato biblico all’interno della Conferenza episcopale delle Filippine, dedicandosi all’approfondimento e alla trasmissione della Parola di Dio. Tra il 2016 e il 2018 ha pubblicato la serie Il vangelo secondo Juan/a: Il vangelo dell’amore, Il vangelo della misericordia, Il vangelo della speranza; una trilogia che raccoglie storie di vita reale, saggi, riflessioni.

Il 14 ottobre 2015 è stato nominato da Papa Francesco vescovo di Kalookan. Dal 2017 ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della Conferenza episcopale nazionale e dal 2021 ne è presidente.

Nel 2019 l’Università di Manila gli ha conferito il “Bukas Palad”, in lingua tagalog “Premio generosità”: «Per il suo coraggio nel parlare contro il male dell’ingiustizia e della violenza». Si è sempre preso cura di poveri, emarginati, persone fragili, bambini di strada. Ha istituito programmi di borse di studio e ha combattuto apertamente le ingiustizie, rischiando più volte la vita.

Molto attivo anche sul fronte sociale, durante la pandemia da Covid-19 ha fatto avviare in ogni parrocchia un ufficio di pastorale della salute per supportare il benessere fisico e spirituale dei fedeli.

Nel dicembre 2021 la Holy Angel University gli ha conferito il dottorato “honoris causa” in Humanities «per il suo instancabile lavoro di evangelizzazione come scrittore, omileta, operatore culturale e difensore dell’ambiente». Ha creato venti stazioni missionarie nella sua diocesi, sostenendo che «se i poveri non vengono in Chiesa, la Chiesa deve andare dai poveri».

Il 22 febbraio 2024 è stato eletto vicepresidente della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc), il suo mandato inizierà nel 2025.

Ha partecipato attivamente a diversi Sinodi, tra cui, nel 2008, a quello sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, e alle due Sessioni di quello sulla sinodalità del 2023 e 2024.

Ladislav Nemet, s.v.d.
Arcivescovo di Beograd (Serbia)


Un missionario “costruttore di ponti” tra l’est e l’ovest del vecchio continente, tra le anime spirituali del cristianesimo orientale e occidentale, con una proposta di dialogo e di pace a tutto campo, nonostante tensioni e frammentazioni che animano la regione dove Ladislav Nemet, arcivescovo metropolita di Beograd (Serbia), svolge il suo servizio. Anche come vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee).

Particolarmente significativo, proprio nella linea del dialogo, il messaggio del capo della Chiesa ortodossa serba, il patriarca Porfirije, che ha definito la scelta di Francesco di creare cardinale Nemet un «riconoscimento per la nostra patria».

Religioso della Società del Verbo divino, sessantotto anni, da oltre otto Ladislav Nemet presiede la Conferenza episcopale internazionale “Santi Cirillo e Metodio” che mette insieme i vescovi di Serbia, Montenegro, Kosovo e Macedonia del Nord, in una visione di unità e di pacifica coesistenza.

Nato il 7 settembre 1956 da una famiglia cattolica di origine ungherese nella cittadina di Odžaci, provincia autonoma della Voivodina, nella diocesi serba di Subotica, dal 1971 al 1976 ha frequentato il ginnasio presso il liceo diocesano Paulinum a Subotica.

Entrato nei verbiti nel 1977 — seguendo le orme di uno zio materno, anch’egli religioso, clandestino nell’Ungheria comunista — ha studiato Filosofia e Teologia a Pieniężno in Polonia, dove ha emesso i voti perpetui l’8 settembre 1982 e ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 1° maggio 1983.

Fino al 1985 ha svolto il ministero pastorale a Zadar, oggi in Croazia, e due anni dopo è stato inviato a Roma per proseguire la formazione alla Pontificia Università Gregoriana. Conseguito il dottorato in Teologia dogmatica nel 1987, nello stesso anno è stato partito come missionario nelle Filippine, dove si è occupato di pastorale universitaria come cappellano all’Ateneo San Carlos, a Cebu City, fino al 1990.

Lasciato il Paese asiatico, ha proseguito gli studi a Roma, dove nel 1994 ha conseguito il dottorato in Teologia dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana, insegnando per sei anni questa materia alla facoltà di Filosofia e Teologia della Società del Verbo Divino a Mödling, in Austria. Nello stesso Paese dal 2000 al 2004 è stato anche collaboratore locale della missione permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni Internazionali a Vienna (Osce, Onu, Iaea). Dal 1993, inoltre, è docente di Teologia in Polonia, nel Seminario verbita, dal 1996 insegna alla Facoltà di Filosofia a Zagabria, e dal 2002 all’Università Sapientia a Budapest.

Dal 2004 al 2007, è stato superiore della provincia ungherese della sua congregazione e dal luglio 2006, per due anni, segretario generale della Conferenza episcopale dell’Ungheria. Il 23 aprile 2008 è stato nominato vescovo della diocesi serba di Zrenjanin e il 5 luglio successivo ha ricevuto l’ordinazione episcopale nella cattedrale di San Giovanni Nepomuceno dal cardinale Péter Erdő, arcivescovo metropolita di Esztergom-Budapest e Primate d’Ungheria. Benedicite, omnia opera Domini, Domino il motto episcopale da lui scelto, tratto dal “Cantico dei tre giovani” nel capitolo terzo del Libro di Daniele (3, 49-90).

Dal 2010 al 2019 è stato presidente del Coetus Internationalis Ministrantium (Cim), associazione internazionale che riunisce i responsabili diocesani e quanti si occupano della pastorale dei chierichetti. Nel 2012 ha preso parte alla xiii assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”, nel 2015 alla xiv dedicata a “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo” e nell’ottobre del 2023 e di quest’anno alla Prima e alla Seconda sessione della xvi , sul tema della sinodalità.

Il 16 marzo 2016 è stato eletto presidente della Conferenza episcopale internazionale dei Santi Cirillo e Metodio — dopo esserne stato dal 2009 segretario generale — venendo rieletto per un secondo mandato nel 2021. Nel settembre di quello stesso anno è stato nominato primo vicepresidente dal Consiglio delle conferenze episcopali d'Europa e il 5 novembre 2022 è stato promosso da Papa Francesco alla Sede metropolitana di Beograd, successore di Stanislav Hočevar che la guidava dal 2001.

Alla messa per l’ingresso in diocesi, celebrata nella cattedrale dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, nel solco del dialogo e della collaborazione volti a superare le barriere politiche, sociali e religiose, ha preso parte il Patriarca della Chiesa ortodossa serba Porfirije. Il 17 settembre 2024, sempre nella stessa cattedrale, ha concelebrato la messa — presieduta dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin — per il centenario dell’arcidiocesi della capitale serba.

Ha pubblicato alcuni libri e diversi articoli su tematiche missionarie e teologiche.

Jaime Spengler, o.f.m.
Arcivescovo di Porto Alegre (Brasile)


Voce autorevole della Chiesa del Brasile e dell’intera America latina, essendo presidente della Conferenza episcopale nazionale (Cnbb) e del Consiglio episcopale continentale (Celam), il francescano Jaime Spengler è il secondo arcivescovo di Porto Alegre a ricevere la porpora.

L’attenzione costante per l’ecologia e la crisi climatica è frutto di una sensibilità maturata alla “scuola” del Poverello d’Assisi, in una terra da anni alle prese con problematiche relative alla salvaguardia ambientale.

Nato il 6 settembre 1960 a Gaspar, nella diocesi di Blumenau, nello stato brasiliano di Santa Catarina, da padre elettricista e madre casalinga, è il maggiore di quattro fratelli, due maschi e due femmine. Prima di maturare la vocazione al sacerdozio, ha lavorato per cinque anni in un’industria tessile, con incarichi di responsabilità.

Dopo aver svolto il postulato presso i frati minori a Guaratinguetá nel 1981 e il noviziato a Rodeio l’anno seguente, ha compiuto gli studi di Filosofia presso l’Istituto São Boaventura a Campo Largo. Nel 1985 ha emesso la professione perpetua per poi proseguire la formazione all’Istituto Teologico Francescano di Petrópolis (1986-1987) e a quello di Gerusalemme (1987-1990), nel quale ha ottenuto la licenza in Sacra scrittura.

Il 29 giugno 1989 è stato ordinato diacono a Nazaret e il 17 novembre 1990 sacerdote dei frati minori nella sua città natale, da Quirino Adolfo Schmitz, vescovo emerito di Teófilo Otoni. Nello stesso anno si è occupato della formazione delle nuove generazioni di francescani presso il postulato di Guaratinguetá, dove è stato anche vicario parrocchiale, e il noviziato di Rodeio. Conseguita nel 1998 la laurea in Filosofia presso la Pontificia Università Antonianum a Roma, al ritorno in patria è stato dal 2000 al 2003 professore all’Istituto di Filosofia São Boaventura a Campo Largo, Curitiba, ricoprendo anche gli incarichi di vice-rettore e vice-presidente dell’Associazione francescana di Insegnamento “Senhor Bom Jesus” e di guardiano del convento locale.

Assistente spirituale della Federação Brasileira das Irmãs Concepcionistas dal 2001 al 2002, è stato inviato nell’arcidiocesi di Curitiba, come superiore locale e vicario parrocchiale di Senhor Bom Jesus (2004-2006).

Il 10 novembre 2010 è stato nominato da Benedetto xvi vescovo titolare di Patara e ausiliare di Porto Alegre, ricevendo l’ordinazione episcopale il 5 febbraio 2011 nella parrocchia di San Pietro apostolo a Gaspar, dal nunzio apostolico Lorenzo Baldisseri. In Cruce gloriari («Per gloriarsi nella croce») il motto episcopale scelto, tratto da un passo della Lettera ai Galati.

Nominato vicario episcopale per la regione Gravataí dell’arcidiocesi di Porto Alegre, dal 2011 è stato membro della commissione pastorale per i ministeri ordinati e la vita consacrata in seno alla Conferenza episcopale brasiliana, divenendo poi presidente della stessa commissione nel 2015. Sempre in seno alla Cnbb è stato inoltre responsabile della sottocommissione per la vita consacrata e presidente della commissione dei presbiteri della Regione Sul 3, corrispondente allo stato del Rio Grande do Sul.

Da Papa Francesco è stato promosso alla sede metropolitana di Porto Alegre il 18 settembre 2013, successore di monsignor Grings, che ha guidato l’arcidiocesi per dodici anni. Secondo pastore della capitale del Rio Grande do Sul a essere insignito della dignità cardinalizia — dopo Alfredo Vicente Scherer (1903-1996) nel 1969 da parte di Paolo vi —, Spengler è stato nominato il 29 marzo 2014 membro dell’allora Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica e l’anno successivo, ad aprile, presidente sia della commissione per i ministeri ordinati e la vita consacrata della Cnbb, sia della Regione Sul 3, per il quadriennio 2015-2019.

Per il Sinodo dei vescovi, ha preso parte alla xv Assemblea generale ordinaria nel 2018 e alla Prima (2023) e Seconda sessione (2024) della xvi assise. Nel maggio 2019 è stato eletto primo vicepresidente della Cnbb. In tale veste, è stato referente per il Pontificio Collegio Pio Brasiliano in Roma e della Regione Sul 3 per la vita consacrata e i ministeri ordinati, e vicepresidente della commissione speciale per l’accordo Brasile-Santa Sede.

Nel 2020 ha creato nell’arcidiocesi di Porto Alegre una commissione per prevenire e combattere gli abusi sessuali contro bambini, adolescenti e persone vulnerabili, per attuare le disposizioni del motu proprio Vos Estis lux mundi promulgato da Papa Francesco nel maggio 2019 e aggiornato nel marzo 2023.

Nel 2021 durante la pandemia ha denunciato la grave crisi derivante dalla diffusione della variante brasiliana del Covid-19, responsabile di centinaia di migliaia di morti nello Stato sudamericano.

Il 24 aprile 2023 è stato eletto per un quadriennio presidente della Cnbb durante la 60a Assemblea generale svoltasi ad Aparecida, e a maggio, per la stessa durata, anche del Consiglio episcopale latino-americano (Celam), succedendo all’arcivescovo peruviano Héctor Miguel Cabrejos Vidarte.

È membro dei Dicasteri per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica e per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti.

Ignace Bessi Dogbo
Arcivescovo di Abidjan (Costa d’Avorio)


La comunità del suo villaggio si è riversata nelle strade e la banda locale ha suonato a festa quando si è diffusa la notizia che Papa Francesco gli avrebbe assegnato la porpora. Ignace Bessi Dogbo, arcivescovo metropolita di Abidjan e già presidente della Conferenza episcopale della Costa d’Avorio, lo ha raccontato lo scorso ottobre, nella Sala stampa della Santa Sede, in occasione del Sinodo sulla sinodalità, per sottolineare che «l’Africa deve condividere questa gioia semplice delle persone povere, umili, felici delle piccole cose».

Vescovo da vent’anni, quarto porporato nella storia della giovane Chiesa del suo Paese, è originario di Niangon-Adjamé, diocesi di Yopougon, dove è nato il 17 agosto 1961 in una famiglia cattolica praticante. La sua vocazione è maturata dopo essersi unito a un piccolo coro fondato da un missionario laico basco. Proprio durante un colloquio con quest’ultimo — che oltre ad assicurare ai ragazzi un’educazione cristiana, si premurava di pagare i loro studi — il giovane Ignace ha deciso di intraprendere la strada del sacerdozio.

Ha frequentato il Seminario medio di Yopougon e poi in quello maggiore di Anyama ed è stato ordinato presbitero il 2 agosto 1987. Dopo due anni di ministero parrocchiale è stato inviato a Roma per studiare Sacra scrittura al Pontificio Istituto Biblico, dove ha conseguito la licenza in Esegesi quattro anni più tardi.

Tornato a Yopougon, è stato direttore diocesano delle Pontificie Opere Missionarie dal 1993 al 1995, anno in cui è divenuto vicario generale della diocesi. Nominato anche parroco della cattedrale di Sant’Andrea nel 1997, ha insegnato Lingue bibliche nel Seminario maggiore San Paolo ad Abadjin-Kouté ed è stato assistente spirituale diocesano dei “Jeunes Étudiants Chrétiens” (Jec).

Nominato vescovo di Katiola da Giovanni Paolo ii il 19 marzo 2004, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 4 luglio successivo nella cattedrale di Sant’Andrea a Yopougon, dal vescovo Laurent Akran Mandjo, che già lo aveva ordinato sacerdote. Come motto episcopale ha scelto un versetto della prima Lettera ai Corinzi, «Tutto a tutti» (9, 22).

Nel 2017 è stato scelto come presidente dalla Conferenza dei vescovi cattolici della Costa d’Avorio, rimanendo in carica fino al 2023. In prima linea per la pace, il dialogo e la riconciliazione nel Paese dell’Africa occidentale, nel suo ministero episcopale ha messo al centro l’importanza dell’educazione, della famiglia, della pace in una terra scossa da conflitti interni e ha denunciato il fenomeno dei “preti vaganti”: sacerdoti che si sono rifiutati di tornare nel continente africano dopo gli studi o una missione in Europa.

Sempre nel 2017 è stato nominato amministratore apostolico di Korhogo a motivo delle dimissioni per motivi di salute del sessantacinquenne arcivescovo Marie-Daniel Dadiet. Il 3 gennaio 2021 da Papa Francesco è stato promosso arcivescovo metropolita della medesima sede, restandovi circa tre anni. Infatti il 20 maggio scorso è stato trasferito all’arcidiocesi metropolitana di Abidjan, nella città più estesa e popolosa della Costa d’Avorio, successore del cardinale Jean-Pierre Kutwa.

Ha inoltre partecipato alla xiv assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sulla “Vocazione e missione della famiglia”, svoltosi in Vaticano nel 2015, e alle due Sessioni della xvi , dedicata alla sinodalità, tenutesi nel 2023 e nel 2024.

Jean-Paul Vesco, o.p.
Arcivescovo di Alger (Algeria)


Jean-Paul Vesco, arcivescovo metropolita di Alger, è nato a Lyon, in Francia, il 10 marzo 1962. Cresciuto in una famiglia con tre fratelli, educati alla fede cattolica dalla mamma Monique Chaillan, infermiera, e dal padre Maxime Vesco, assicuratore, ha compiuto gli studi secondari all’Externat Sainte Marie di Lione (Fratelli maristi), dove ha ricevuto la formazione intellettuale e spirituale.

La sua profonda sete di assoluto ha preso diverse forme: lo sport, il sindacalismo studentesco, l’impegno politico come consigliere municipale, ma soprattutto la vocazione di essere avvocato. Entrato per la prima volta in una Corte d’assise ad appena tredici anni di età e appassionato sostenitore della lotta per l’abolizione della pena di morte, nel 1985 ha ottenuto la laurea in Giurisprudenza (Diritto commerciale) a Lione e nel 1987 un Master in business administration all’École des Hautes Études Commerciales (Hec) di Parigi. Ha quindi esercitato la professione forense per sette anni, prima a Lione e successivamente nella capitale francese, dove ha aperto il proprio studio legale.

Riguardo allo sport, è appassionato alpinista e podista fin da bambino, tanto da pensare di diventare atleta professionista; ha corso numerose maratone e in Algeria continua ancora oggi questa esperienza spirituale e sportiva con Athletica Vaticana della quale fa parte dal 2019.

A 33 anni la scelta di entrare nell’ordine dei frati predicatori per la provincia di Lione (Strasburgo). Nel 1995 ha iniziato il noviziato e il 14 settembre 1996 ha emesso la prima professione religiosa. È stato ordinato sacerdote il 24 giugno 2001 a Lione.

Ottenuta la licenza canonica in Teologia presso la Facoltà Cattolica di Lione, ha continuato gli studi biblici a Gerusalemme presso l’Institut Pontifical d’Étude du Judaisme Ratisbonne (2000-2001) e l’École Biblique (2001-2002).

Ha iniziato il suo percorso di vita religiosa in Algeria il 6 ottobre 2002 nel convento di Tlemcen, in diocesi di Oran, con l’impegno di costruire la fraternità tra musulmani e cristiani. A muoverlo in questo servizio sono state soprattutto le testimonianze di san Charles de Foucauld (nato in Francia nel 1858 e ucciso in Algeria il 1° dicembre 1916) — in particolare con la sua “preghiera dell’abbandono” — e del beato martire Pierre Claverie, il vescovo di Oran — anch’egli domenicano francese, nato ad Algeri nel 1938 — assassinato il 1° agosto 1996.

Nel 2004 padre Vesco è stato scelto come delegato della diocesi di Oran per l’Assemblea interdiocesana di Algeria. Dal 2005 è stato vicario generale della diocesi e dal 2007 ha assunto anche l’ufficio di economo.

Il 16 ottobre 2007 è stato nominato superiore della comunità dei domenicani di Tlemcen, incarico che ha ricoperto fino al 28 dicembre 2010, quando è divenuto priore provinciale di Francia del suo ordine, trasferendosi a Parigi a gennaio del 2011.

Il 1° dicembre 2012 da Benedetto xvi è stato nominato vescovo di Oran. Il 25 gennaio 2013 ha ricevuto l’ordinazione episcopale dal cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione. Je veux vivre et donner envie de vivre («Voglio vivere e dare voglia di vivere») il suo motto episcopale.

Sviluppando l’eredità spirituale del beato vescovo Claverie, ha portato a termine il restauro del santuario Notre-Dame de Santa Cruz, come simbolo della città di Oran e luogo di incontro e di pace.

Nell’ottobre 2015 ha preso parte alla xiv Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, dedicata alla vocazione e alla missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo, in rappresentanza della Conferenza episcopale regionale del Nord Africa (Cerna).

«Per l’azione continua in favore del dialogo interreligioso tra islam e cristianità» il 5 aprile 2017 ha ricevuto la Legion d’Onore della Repubblica Francese.

L’8 dicembre 2018 ha accolto nella sua diocesi di Oran — con una celebrazione nella basilica di Nostra Signora di Santa Cruz — la beatificazione proprio di Claverie e di 18 compagni martiri, rimasti in Algeria negli anni bui del terrorismo, che hanno testimoniato la fede in Cristo fino alla morte tra il 1991 e il 2002. Tra loro anche i sette monaci trappisti di Tibhirine, assassinati il 21 maggio 1996, i cui funerali si svolsero il 2 giugno — nella basilica di Nostra Signora d’Africa ad Algeri — insieme a quelli del cardinale Léon-Étienne Duval, a lungo arcivescovo di Algeri (morto il 30 maggio all’età di 92 anni).

Come vescovo di Oran, monsignor Vesco ha promosso attività e iniziative a servizio di tutta la società algerina: dalla biblioteca per gli studenti e i laboratori artigianali, all’accompagnamento delle persone più fragili, in difficoltà economica e sanitaria.

Il 27 dicembre 2021 da Papa Francesco è stato promosso arcivescovo metropolita di Algeri. Ha preso possesso dell’arcidiocesi l’11 febbraio 2022 e ha svolto il servizio di amministratore apostolico della diocesi di Oran fino al 22 ottobre 2023.

Nel febbraio 2023 ha ottenuto la nazionalità algerina. Tra i suoi libri: Tout amour véritable est indissoluble (2015, trad. “Ogni amore vero è indissolubile”) e L’amitié (2017, trad. “Il dono dell’amicizia”). Ha inoltre contribuito ai volumi Une fraternité des fraternités (2021) e Le pasteur et l’évêque, Lettres pour faire tomber les murs (2023).

Dominique Joseph Mathieu, o.f.m. c onv.
Arcivescovo di Teheran-Ispahan dei Latini (Iran)


L’instancabile tensione verso l’incontro è la cifra che caratterizza la vita del Frate minore conventuale Dominique Joseph Mathieu, impegnato a far maturare la scintilla della fratellanza prima in Belgio, poi in Libano e in modo particolare in Iran da quando, nel 2021, è diventato arcivescovo di Teheran-Ispahan dei Latini.

Nel ricalcare le orme del Poverello di Assisi in Oriente, da “Figlio di san Francesco” si fa interprete dello stesso stile di presenza in una terra difficile, con la missione di essere strumento di pace nella casa comune e per tutti i fratelli.

Nato il 13 giugno 1963 nella città vallone di Arlon, in diocesi di Namur, è il primogenito di Roland e Monique Mathieu. Cresciuto con le sorelle Annick e Marie-France, ha vissuto un’infanzia nel segno dello sport praticando judo da bambino, per poi dedicarsi a ciclismo, tennis, nuoto e scacchi da ragazzo. Fin da piccolo ha sviluppato anche interesse per la filatelia e le collezioni di piante essiccate.

Ultimati gli studi liceali, è entrato nell’ordine dei frati minori conventuali e ha emesso la professione solenne nel 1987. Divenuto sacerdote il 24 settembre 1989, dal 2013 è incardinato nella Custodia provinciale d’Oriente e di Terra Santa.

Nell’ambito della famiglia religiosa di appartenenza ha svolto il ruolo di promotore vocazionale, segretario, vicario e ministro provinciale della Provincia Belga, diventando delegato generale a seguito dell’unificazione con la Provincia di Francia. Rettore del santuario nazionale di Sant’Antonio di Padova a Bruxelles e direttore della relativa confraternita, è stato anche presidente di associazioni senza scopo di lucro legate alla presenza dei francescani conventuali in Belgio, svolgendo ruoli di responsabilità nella scuola cattolica di Landen, nelle Fiandre. È stato presidente della Federazione Europa Centrale dei Frati minori conventuali e membro della commissione internazionale per l’economia del suo ordine.

In Belgio Mathieu si è dedicato soprattutto alle opere francescane sociali, come la distribuzione di alimenti e vestiti ai poveri e ai senzatetto, o l’accompagnamento di migranti privi di documenti e di persone di frontiera. Ha lavorato anche a progetti connessi alla salute mentale, nello specifico per la creazione di spazi di interazione per persone con disturbi “borderline” di personalità.

Undici anni fa il trasferimento il Libano, nella Custodia provinciale d’Oriente e di Terra Santa, dove è stato segretario custodiale, formatore, maestro dei novizi e rettore dei postulanti e dei candidati. Nel “Paese dei cedri” si è occupato prevalentemente di pastorale giovanile e, in particolare, ha seguito le attività legate allo scoutismo, mostrandosi capace di intessere relazioni di amicizia con i fedeli non cristiani; animato dal desiderio di comprendere meglio la cultura locale, ha approfondito anche lo studio dell’arabo letterario, che aveva iniziato a Bruxelles.

Era definitore generale dell’ordine quando l’8 gennaio 2021 ha ricevuto da Papa Francesco la nomina ad arcivescovo di Teheran-Ispahan dei Latini, dopo aver mutato il nome della Circoscrizione di Ispahan dei Latini, nella Repubblica islamica dell’Iran. L’ordinazione è avvenuta il 16 febbraio successivo, festa di san Maruthas patrono d’Iran, nella basilica dei xii Apostoli a Roma. Come motto episcopale ha scelto Deus meus in te confido .

Chiamato alla guida pastorale di una comunità piccola e diversificata nella tradizione rituale, ma ricca di fede, l’arcivescovo ha portato in dote in Iran l’esperienza maturata in Belgio: il dialogo interreligioso era infatti il pane quotidiano nella chiesa di Sant’Antonio a Bruxelles, in una zona abitata da appartenenti ad altre religioni, specie musulmani.

Quella di Teheran-Ispahan è l’unica diocesi cattolica di rito latino in Iran e ospita un piccolo gruppo di cattolici su una popolazione in maggioranza musulmana sciita. In tale contesto, e in un Paese dove spesso spirano minacciosi i venti di guerra, sono numerose le sfide da accogliere per essere “lievito”. Per decisione delle autorità, in Iran tutte le attività pastorali rimangono circoscritte alle parrocchie e ai soli fedeli che vi gravitano intorno. Dunque, Mathieu preferisce predicare con la vita e non solo con la parola, consapevole che lo scambio culturale inizia simbolicamente dalle piccole cose di ogni giorno: come un dolce dal gusto belga-iraniano da offrire al clero, alle comunità religiose e ai fedeli per una esperienza di incontro — culinario ma non solo — tra Europa e Medio Oriente.

Alla vita concreta ha attinto Mathieu anche sin da quando, ancora ragazzino, subiva il fascino del bello del creato, appassionandosi prima alla mineralogia e poi all’astronomia, in particolare all’osservazione del cielo. Non è quindi un caso se nel suo stemma spicca la stella persiana, a richiamare anche l’astro che indirizzò i Magi e l’antico titolo della Vergine “Stella Maris”.

Roberto Repole
Arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa (Italia)


Una profonda conoscenza teologica in dialogo con la cultura contemporanea e uno stile di vicinanza ai fedeli e alla realtà quotidiana caratterizzano il ministero di Roberto Repole, arcivescovo metropolita di Torino e vescovo di Susa (Italia).

Nato nel capoluogo piemontese il 29 gennaio 1967, i suoi genitori — Maria Concetta e Vito Nicola — sono originari rispettivamente della Sicilia e della Basilicata. Ha un fratello minore, sposato e padre di due figlie.

Ha vissuto a Druento in provincia di Torino fino all’adolescenza; quindi si è trasferito nella vicina Givoletto, continuando a frequentare la comunità parrocchiale precedente anche negli anni successivi, partecipando ai gruppi giovanili curati dall’allora vice parroco don Lucio Casto, figura molto significativa per tanti giovani del territorio.

All’età di undici anni, è entrato in Seminario a Giaveno su proposta del parroco don Francesco Cavallo, al quale è rimasto molto legato. Ha proseguito gli studi nel Seminario minore, frequentando il ginnasio a Valdocco e il liceo a Valsalice, entrambi affidati alla Società salesiana di San Giovanni Bosco, conseguendo la maturità classica nel 1986. Quindi, è passato al Seminario maggiore di Torino e nello stesso capoluogo si è iscritto alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, dove ha conseguito il baccalaureato.

Negli anni trascorsi nei diversi seminari ha coltivato anche la passione per lo sport (il nuoto prima e il calcio dopo) e per la musica, in particolare per la chitarra.

Ricevuta l’ordinazione sacerdotale il 13 giugno 1992, nel quadriennio successivo è stato vicario presso la parrocchia di Gesù Redentore e collaboratore di quella del Santissimo Nome di Maria in Torino. Qui si è preso cura soprattutto dei giovani.

Dal 1996 al 2001 è stato allievo del Pontificio Seminario Lombardo a Roma e ha proseguito gli studi in Teologia sistematica alla Pontificia Università Gregoriana, dove ha conseguito la licenza nel 1998 e il dottorato nel 2001, con una tesi sul rapporto tra Ecclesiologia e Antropologia, guardando al pensiero degli studiosi francesi Gabriel Marcel e Henri de Lubac. Gli anni romani gli hanno consentito di arricchire la formazione intellettuale e stringere amicizie con preti di diverse diocesi italiane.

Rientrato a Torino, fino al 2022 è stato docente di Teologia sistematica ed Ecclesiologia sia alla Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale, della quale è stato anche direttore per alcuni anni, sia all’Istituto Superiore di Scienze Religiose della città. Durante il lungo periodo di docenza, ha continuato a coltivare lo studio dell’Ecclesiologia, pubblicando diverse opere e molti articoli e saggi, miranti a far comprendere, nell’oggi, la ricchezza viva della tradizione — basti ricordare Il sogno di una Chiesa evangelica. L’ecclesiologia di Papa Francesco (Lev, Città del Vaticano, 2017); La Chiesa e il suo dono. La missione fra teologia ed ecclesiologia (Queriniana, Brescia 2019); Il dono dell’annuncio. Ripensare la Chiesa e la sua missione (San Paolo, Cinisello Balsamo – Milano, 2021) — oltre a curare alcune voci enciclopediche e diversi commentari sui documenti del Concilio Vaticano ii.

Nel 2003 è divenuto membro del Consiglio presidenziale dell’Associazione teologica italiana per poi diventarne presidente dal 2011 al 2019. Tra le iniziative tenutesi durante il suo mandato, il Convegno nazionale del 2019 dedicato al tema Ripensare l’umano? Neuroscienze, new-media, economia: sfide per la teologia: un incontro di riflessione su ciò che è l’uomo alla luce del Vangelo e rispetto ai cambiamenti radicali apportati dalla tecnica e dalla scienza. Al contempo, è sempre stato immerso nella vita quotidiana della comunità cristiana: prima a Druento, poi a Torino dove ha vissuto in parrocchia e dove, dal 2010 al 2022, è stato anche canonico della Real chiesa di San Lorenzo, abitando con altri sacerdoti e prestando servizio alla comunità.

Il 19 febbraio 2022 è stato nominato da Papa Francesco 95° arcivescovo metropolita di Torino e vescovo di Susa, unendo così in persona Episcopi le due sedi. È succeduto a Cesare Nosiglia, dal quale ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 7 maggio successivo. Il suo motto recita: «Christus tradidit seipsum pro me», un passo della Lettera di san Paolo ai Galati (2, 20), in cui l’Apostolo sottolinea che Cristo «ha dato sé stesso per me».

Tra settembre e ottobre dello stesso anno è divenuto membro della commissione per l’educazione cattolica, la scuola e l’università in seno alla Conferenza episcopale italiana (Cei), e a livello regionale vice presidente della Conferenza dei vescovi di Piemonte e Valle d’Aosta (Cep).

Il suo episcopato torinese si è collocato nel periodo in cui è entrato nel vivo il processo sinodale sulla sinodalità, avviato per volere di Papa Francesco nel 2021 e articolato nelle due sessioni della xvi Assemblea generale, tenutesi a ottobre 2023 e 2024, alle quali Repole ha preso parte. Altro elemento centrale del suo ministero è il richiamo alla carità cristiana, definita anch’essa — nella Lettera pastorale “Voi stessi date loro da mangiare”, diffusa la scorsa estate — «costitutiva della Chiesa».

L’annuncio della nomina a cardinale lo ha raggiunto mentre era a pranzo con gli anziani genitori a Torino e, insieme, seguivano la diretta televisiva dell’Angelus del Pontefice.

Baldassare Reina
Arcivescovo titolare di Acque di Mauritania
Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma
Arciprete della Basilica Papale di San Giovanni in Laterano


Appena due mesi fa, insieme all’annuncio della porpora, ha ricevuto da Francesco la nomina a suo vicario generale per Roma, a conferma di un impegno pastorale che negli ultimi due anni e mezzo lo ha visto tra i protagonisti — prima come vescovo ausiliare e poi come vicegerente — della vita ecclesiale della diocesi del Papa. Per il siciliano Baldassare Reina si apre così il terzo capitolo di un’esperienza vissuta sin dall’inizio come una “sorpresa” della Provvidenza. E affrontata con la fatica e l’entusiasmo di chi — provenendo da un piccolo paese dell’entroterra agrigentino — è stato chiamato a collaborare direttamente alla missione del Pontefice in un contesto vasto e complesso come quello della Chiesa che presiede tutte le altre nella comunione e nella carità.

Nato a San Giovanni Gemini, in arcidiocesi di Agrigento, il 26 novembre 1970 da papà Antonio (morto il 1° febbraio 2019) e mamma Maria (81 anni), ha una sorella più grande, Mariaenza, e un fratello più piccolo, Domenico, entrambi sposati. Il padre conduceva una piccola azienda agricola insieme ad altri tre suoi fratelli.

Cresciuto tra il lavoro in campagna e le attività della parrocchia di origine (Beata Maria Vergine di Fátima), grazie anche all’impegno pastorale del parroco che allora la guidava, Baldo — com’è familiarmente chiamato — ha colto ben presto i primi segni della sua vocazione sacerdotale. Entrato nel Seminario minore dell’arcidiocesi metropolitana di Agrigento nel settembre 1981, vi ha compiuto tutto l’iter scolastico-formativo, confrontandosi con le problematiche tipiche dell’età adolescenziale e poi giovanile, ma tenendo sempre viva l’eco di quella chiamata avvertita sin da bambino.

Durante gli anni del liceo, come tanti compagni di scuola, ha coltivato la passione per il calcio e per altri sport, trascorrendo le estati quasi sempre in campagna ad aiutare i genitori: un’esperienza, quella del duro lavoro della terra, che gli ha insegnato lo spirito di sacrificio, dedizione e pazienza.

Dopo i primi quattro anni di Teologia presso lo Studio Teologico San Gregorio agrigentino (affiliato alla Facoltà Teologica di Palermo), i superiori lo hanno inviato a Roma per completare gli studi. Alunno dell’Almo Collegio Capranica e studente della Pontificia Università Gregoriana, è stato ordinato sacerdote l’8 settembre 1995. Dopo il baccalaureato in Teologia, ha conseguito la licenza in Teologia biblica con una tesi sulla teologia della prova in Ben Sira.

Gli anni romani gli hanno consentito di sperimentare una dimensione ecclesiale più aperta e stimolante: in quel periodo, infatti, all’arcidiocesi di Agrigento era stata affidata nell’Urbe la parrocchia del Sacro Cuore a Ponte Mammolo ed egli vi si recava per il servizio pastorale del fine settimana.

Tornato in Sicilia nel 1998, ha svolto diverse esperienze ministeriali: dapprima è stato vice-parroco, poi vice-rettore in Seminario per due anni, in seguito parroco per altri tre, prefetto degli Studi in Seminario per sei anni, vicario episcopale per la pastorale e quindi rettore del Seminario maggiore arcivescovile di Agrigento. Nel contempo ha insegnato Sacra scrittura presso il Seminario e l’Istituto di Scienze Religiose ed è stato assistente di alcune associazioni diocesane. Nella maturazione del percorso sacerdotale gli anni di docenza e di responsabilità all’interno del Seminario hanno inciso profondamente, stimolando soprattutto la sua disponibilità a mettersi in gioco e a lasciarsi interrogare dalle domande e dai dubbi dei giovani, ai quali ha dedicato un’assidua opera di accompagnamento e orientamento vocazionale. In Seminario sono nati i rapporti di amicizia decisivi della sua vita. E qui ha potuto sperimentare la pazienza e la cura con cui è stato seguito da diversi pastori e fratelli nel sacerdozio. Resta scolpito nel suo animo di presbitero, in particolare, il sacrificio di sangue di due beati originari della sua terra, don Pino Puglisi e il giudice Rosario Livatino, il cui esempio mostra che la possibilità di riscatto dalle logiche di morte passa anche dal coraggio di essere disposti a dare la vita.

Nel maggio 2022 Reina ha iniziato un’esperienza di servizio presso il Dicastero per il clero e il 27 di quello stesso mese da Papa Francesco è stato nominato vescovo titolare di Acque di Mauritania e ausiliare della diocesi di Roma. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 29 giugno dal cardinale vicario Angelo De Donatis. Come motto ha scelto Caritas patiens est.

Gli è stato affidato dapprima il settore Ovest della città. Poi, il 6 gennaio 2023, dal Pontefice è stato nominato vicegerente. Il suo primo impegno è stato quello di conoscere più da vicino il tessuto umano e pastorale: i sacerdoti, le parrocchie, i tanti laici impegnati, le diverse realtà romane. Un cammino stimolante, vissuto con lo sguardo aperto alla scoperta del bene e la consapevolezza della singolare esemplarità ecclesiale della diocesi del Papa.

Il 6 ottobre 2024, annunciando l’intenzione di crearlo cardinale, Francesco lo ha nominato suo vicario generale. E il 24 dello stesso mese, nominandolo anche arciprete della basilica papale di San Giovanni in Laterano, gli ha conferito il titolo personale di arcivescovo.

Frank Leo
Arcivescovo di Toronto (Canada)


Diciannovesimo porporato nella storia della Chiesa canadese, diplomatico e poi pastore con una fortes sensibilità mariana, Frank Leo è dall’11 febbraio 2023 arcivescovo metropolita della più grande diocesi dello sconfinato Paese nordamericano, quella di Toronto. Una comunità cosmopolita fra le più diversificate del continente, con circa due milioni di fedeli, dove la messa si celebra in oltre trenta lingue.

Anche lui, del resto, è figlio di immigrati. Le sue origini affondano le radici in Italia: il papà Francesco nel 1953 dalla Calabria si trasferì dodicenne a Montréal, dove in seguito conobbe e sposò Rosa Valente, proveniente da San Martino Valle Caudina (Avellino), morta nel 2008. Un legame quello con la terra dei genitori alimentato da frequenti visite a parenti e amici durante gli anni del sacerdozio e dell’episcopato.

Proprio a Montréal Frank è nato il 30 giugno 1971, crescendo in un contesto multietnico e multiculturale. Ha studiato alla Eugenio Pacelli Elementary School, alla John F. Kennedy High School e al Vanier College, frequentando sin da bambino la parrocchia, dove ha fatto il chierichetto e lo scout e ha cantato nel coro.

Quindicenne ha sentito la vocazione. Entrato in Seminario nel 1990, ha seguito i corsi di Filosofia e Teologia presso l’Institut de Formation Théologique de Montréal (Iftm), ha ottenuto il baccalaureato in Filosofia nel 1992 e la licenza e poi il dottorato in Teologia (2005), con specializzazione in studi mariani, presso l’International Marian Research Institute (Imri) dell’Università di Dayton in Ohio, Stati Uniti d’America.

Il 14 dicembre 1996 è stato ordinato presbitero per il clero di Montréal, ricoprendo gli incarichi di vice-parroco di Notre-Dame-de-la-Consolata fino al 2001; amministratore della parrocchia di Saint-Joseph-de-Rivière-des-Prairies, cappellano della Scuola Roscelli e insegnante di religione del Collège Reine-Marie dal 2003 al 2005; parroco di Saint-Raymond-de-Peñafort dal 2005 al 2006. In quest’ultimo anno è stato inviato a Roma come alunno alla Pontificia Accademia Ecclesiastica e nel 2008 è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede. Ha svolto uno stage di alcuni mesi nella rappresentanza pontificia in Thailandia, operando poi nella nunziatura apostolica in Australia — dove è giunto subito dopo la morte di sua madre — dal 2008 al 2011, e presso la missione di studio della Santa Sede a Hong Kong dal 2011 al 2012, quando è rientrato a Montréal.

Nella città natale è stato direttore e docente di Dogmatica del Seminario maggiore, direttore del dipartimento di Diritto canonico dell’Iftm e vicepresidente dell’Opera diocesana per le vocazioni, fornendo direzione spirituale, formazione e accompagnamento ai candidati al sacerdozio. Dal 2013 al 2015 è stato anche membro del Consiglio presbiterale.

Ha lavorato come giudice per il Tribunale d’Appello Canadese e insegnato Teologia, Spiritualità e Filosofia non solo a Montréal, ma anche a Canberra (Australia), Dayton (Usa) e a Ottawa. È presidente e membro fondatore della Canadian Mariological Society e membro della Priestly Fraternity of St. Domenic.

Dal 2015 al 2021, per due mandati, è stato segretario generale della Conferenza episcopale nazionale, incarico che gli ha permesso di incontrare a cadenza annuale Papa Francesco, partecipando ai preparativi della visita del Pontefice nel Paese dal 24 al 30 luglio 2022. Un «pellegrinaggio penitenziale» in cui il Vescovo di Roma ha chiesto perdono «per i modi in cui molti membri della Chiesa e delle comunità religiose hanno cooperato, anche attraverso l’indifferenza, a quei progetti di distruzione culturale e assimilazione forzata dei governi dell’epoca, culminati nel sistema delle scuole residenziali».

Poco prima della visita pontificia in Canada, il 1° febbraio 2022 Leo è divenuto vicario generale e moderatore della curia arcidiocesana di Montréal. E il 16 luglio, alla vigilia dell’arrivo di Francesco, è stato nominato vescovo titolare di Tamada e ausiliare di Montréal, ricevendo l’ordinazione episcopale il 12 settembre successivo dall’arcivescovo metropolita Christian Lépine. Quodcumque dixerit facite (“Fate quello che vi dirà”) è il motto episcopale scelto, tratto dall’episodio delle Nozze di Cana.

Pochi mesi dopo, l’11 febbraio 2023, festa della Madonna di Lourdes, è arrivata la promozione ad arcivescovo metropolita di Toronto.

Rolandas Makrickas
Arcivescovo titolare di Tolentino
Arciprete Coadiutore della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore


Dalla passione giovanile per il volo nella natia Lituania, al servizio diplomatico della Santa Sede in vari Paesi del mondo, fino alla responsabilità della più antica Basilica mariana di Roma e dell’intero Occidente: è l’itinerario compiuto dal cinquantaduenne Rolandas Makrickas, arciprete coadiutore di Santa Maria Maggiore.

Ultimo dei cinque figli di Boleslovas e Janina Makrickai, è nato a Biržai, cittadina nella regione di Aukštaitija, nella diocesi lituana di Panevėžys, ai confini con la Lettonia, il 31 gennaio 1972, quando i Paesi baltici erano ancora parte dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Poiché le autorità limitavano la pratica religiosa e la catechesi, la sua prima educazione alla fede è stata privata e compiuta in modo semplice ed essenziale.

Da giovane ha volato per quattro anni sugli alianti, considerando per un breve periodo di intraprendere la carriera nell’aviazione civile. Continua a coltivare tuttora quest’attività nel tempo libero, volando con aerei ultraleggeri quando si trova nella sua patria. A questa indelebile passione per il cielo, si aggiunge anche quella per lo sport tradizionale dei lituani, la pallacanestro.

Ha frequentato la scuola di Biržai e a nove anni ha iniziato a servire come chierichetto nella parrocchia di San Giovanni Battista della città natale. Nel 1990 è entrato nel Seminario interdiocesano di Kaunas e dopo il primo anno di filosofia, a seguito del crollo dell’Unione Sovietica è stato inviato dal suo vescovo a Roma con il primo gruppo di seminaristi del suo Paese per continuare la preparazione al sacerdozio presso il Pontificio Collegio Lituano di San Casimiro. Ha completato gli studi di Filosofia presso l’Ateneo della Santa Croce e in seguito quelli di Teologia e di Storia della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana.

Ordinato presbitero il 20 luglio 1996 per il clero di Panevėžys, nello stesso anno è stato eletto dai Vescovi lituani sottosegretario della Conferenza episcopale e responsabile del Comitato nazionale del Grande giubileo del 2000, ricoprendo il mandato fino al 2001.

Conseguito il dottorato in Storia ecclesiastica, sempre alla Gregoriana nel 2004, è entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 2006.

Nello stesso anno la casa editrice CLV nella collana Chiesa e Storia, ha pubblicato il copioso volume con le fonti storiche per la maggior parte inedite (pp. 833) della sua ricerca presso l’Archivio Apostolico Vaticano sulla storia della Lituania: Santa Sede e Lituania. La rinascita dello Stato lituano nei documenti dell’Archivio della Nunziatura Apostolica di Monaco di Baviera (1915-1919).

Ha prestato la propria opera presso le Rappresentanze Pontificie in Georgia (Armenia e Azerbaigian), in Svezia (Danimarca, Norvegia, Finlandia e Islanda), negli Stati Uniti d’America e in Gabon (e Repubblica del Congo). A Libreville ha seguito i programmi sociali, pastorali e caritativi della Chiesa e ha gestito un progetto di costruzione delle strutture della nunziatura apostolica. Infine, è stato trasferito all’Ufficio amministrativo della Sezione per gli Affari generali della Segreteria di Stato, divenendone responsabile nell’agosto 2019, primo non italiano a ricoprire tale incarico. Dal 15 dicembre 2021 al 19 marzo 2024 è stato Commissario straordinario per la Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. Papa Francesco gli ha affidato tale responsabilità per rispondere alle particolari complessità della gestione economica e finanziaria della basilica Liberiana, nonché per la riorganizzazione del Capitolo stesso. Nel suo compito Makrickas è stato affiancato da una Commissione composta da rappresentanti dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e della Segreteria per l’Economia (Spe).

L’11 febbraio 2023 è stato nominato Arcivescovo titolare di Tolentino e il 15 aprile successivo ha ricevuto l’ordinazione episcopale nella Basilica che custodisce la venerata icona della Vergine Salus Populi Romani, dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, co-consacranti il cardinale Stanisław Ryłko, arciprete di Santa Maria Maggiore, e l’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato. Deus fidelis manet il motto episcopale da lui scelto per esprimere l’esperienza personale di fede in Dio l’unico fedele che abbandona mai il suo popolo.

Il 19 marzo 2024, ponendo fine al suo ruolo di Commissario e ridefinendo quello dei Canonici della basilica liberiana, Papa Francesco lo ha nominato Arciprete coadiutore con diritto di successione della stessa.

Il 29 novembre 2024 il Consiglio comunale di Tolentino ha deciso di conferire a Makrickas la Cittadinanza onoraria.

Mykola Bychok, c.s s.r.
Vescovo di Saints Peter and Paul of Melbourne degli Ucraini (Australia)


Ucraino, nato 44 anni fa nel territorio dell’allora Unione Sovietica, il cardinale Mykola Bychok è il più giovane porporato del Collegio e oggi guida la comunità greco-cattolica dei suoi connazionali emigrati in Australia, profondamente legata alla propria terra, martoriata da quasi tre anni di guerra. Religioso della congregazione del Santissimo Redentore, vescovo dell’eparchia Saints Peter and Paul of Melbourne degli ucraini (per i fedeli di rito bizantino residenti in Oceania), è nato il 13 febbraio 1980 a Ternopil, città colpita più volte dalle bombe durante il conflitto seguito all’invasione russa.

Figlio di Petro e Hanna, ha un fratello minore, Paul. Ha frequentato la scuola primaria e secondaria della città natale ed era quindicenne quando ha sentito crescere la vocazione, aiutato dai sacerdoti redentoristi attivi nella sua parrocchia. Affascinato dal loro grande zelo nella predicazione della Parola di Dio, vi si è unito nelle missioni e nei ritiri in vari monasteri. Ha avuto soprattutto come guida il padre Mykhajlo Shevchyshyn — morto novantenne nel 2021 —, che aveva servito la Chiesa in Ucraina durante gli anni della clandestinità ai tempi del regime sovietico e grazie al quale ha avuto la definitiva certezza che il Signore lo chiamava.

Il 12 luglio 1997 è entrato nella congregazione fondata dal santo vescovo Alfonso Maria de’ Liguori nel 1732 e ha emesso i primi voti nell’agosto dell’anno dopo nel villaggio di Kokhavyno, nella regione di Lviv. Dal 1998 al 2001 ha studiato all’Istituto spirituale superiore intitolato al martire redentorista Mykola Čarnec’kyj, che è stato beatificato da Giovanni Paolo ii , e fino al 2004, nel Seminario redentorista di Tukhiv, in Polonia. Qui ha conseguito la licenza in Teologia pastorale con la tesi “Lavoro con i gruppi giovanili nelle parrocchie greco-cattoliche in Ucraina”.

Ritornato in patria, dopo aver emesso i voti perpetui il 17 agosto 2003, a Lviv è stato ordinato diacono dal vescovo Michael Hrynchyshyn, esarca apostolico per gli ucraini in Francia, Benelux e Svizzera, il 12 luglio 2004. Da marzo ad aprile del 2005 è stato nella missione della città di Berdiansk, nella regione di Zaporizhzhia, e il 3 maggio dello stesso anno ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale dal vescovo Ihor Voznyak, ausiliare di Lviv degli ucraini.

Inizialmente ha svolto il servizio pastorale nella parrocchia Madre di Dio del Perpetuo Soccorso a Prokopyevsk, nella Russia siberiana, occupandosi poi dal 10 marzo 2007 di Pastorale giovanile in Ucraina, nella comunità parrocchiale a Ivano-Frankivsk, anch’essa intitolata alla Madre di Dio del Perpetuo Soccorso. Dal 1° novembre 2008 al 1° agosto 2010 ne è stato anche rettore, ricoprendo la medesima carica nel monastero di San Giuseppe, nella stessa città.

Successivamente è stato economo della sua congregazione per la Provincia di Lviv fino al 30 dicembre 2014, quindi ha prestato servizio nei monasteri di Lviv e Ivano-Frankivsk dal 31 gennaio al 26 aprile 2015, quando ha lasciato la propria terra per gli Stati Uniti d’America, dove è stato vicario parrocchiale di San Giovanni Battista a Newark, nell’arcieparchia di Philadelphia degli ucraini.

Il 15 gennaio 2020 è stato nominato da Papa Francesco vescovo dell’eparchia Saints Peter and Paul of Melbourne degli ucraini, in Australia. Il 7 giugno 2020, nel giorno di Pentecoste secondo il calendario giuliano, ha ricevuto l’ordinazione episcopale, nella cattedrale di San Giorgio a Lviv, dall’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, Sviatoslav Shevchuk. Come motto episcopale ha scelto un’espressione mariana: “Santa Madre di Dio, salvaci”.

Il 12 luglio 2021, solennità dei santi Pietro e Paolo nel calendario giuliano, è stato intronizzato come terzo pastore dell’eparchia australiana dall’arcivescovo di Melbourne, Peter Andrew Comensoli, nella cattedrale greco-cattolica dedicata proprio ai Santi Pietro e Paolo.

Per Mykola Bychok la porpora rappresenta anche una chiamata a raccogliere la preziosa eredità dei cardinali ucraini Josyf Slipyj, Myroslav Lubachivsky, Lubomyr Husar e dei tantissimi alti testimoni di fede che hanno sostenuto la Chiesa greco-cattolica a passare dalla durissima persecuzione all’esperienza della libertà.

Timothy Peter Joseph Radcliffe, o.p.
Teologo


Teologo e biblista domenicano, per quasi un decennio Maestro generale del suo ordine religioso, oratore e conferenziere, scrittore di fama internazionale, il quasi ottantenne Timothy Peter Joseph Radcliffe è stato tra i protagonisti del Sinodo sulla sinodalità, nel quale ha offerto apprezzate meditazioni ai partecipanti di entrambe le sessioni svoltesi nell’ottobre 2023 e 2024.

Nato a Hendon, Londra, il 22 agosto 1945 da una famiglia aristocratica dello Yorkshire, da padre inglese, Hugh, impegnato alla City, e madre portoghese, Marie Therese, una nobile intellettuale che parlava francese e leggeva greco e latino, è il quarto di sei figli, cinque maschi e una femmina. Insieme ai fratelli e alla sorella ha trascorso l’infanzia in dimore di campagna, dove aveva a disposizione anche una cappella privata.

Ha studiato nel Sussex alla Worth Preparatory School, alla Downside School nel Somerset e al Saint John’s College dell’Università di Oxford, la più antica del Regno Unito.

Nel 1965 è entrato nei Frati predicatori, l’ordine fondato da san Domenico di Guzmán agli inizi del xiii secolo, e si è formato studiando Teologia dogmatica e Sacra scrittura tra Parigi e Oxford.

Ordinato sacerdote il 2 ottobre 1971 dal vescovo Edward Christopher Butler, ausiliare di Westminster, è stato attivamente impegnato nel movimento per la pace e contro gli armamenti nucleari, e ha svolto il ministero pastorale anche fra i malati di Aids. Dal 1982 al 1988 è stato priore del convento di Oxford, dove ha insegnato Sacra Scrittura presso il prestigioso ateneo, nel centro domenicano noto come Blackfriars hall. .

Dal 1988 al 1992 ha ricoperto il ruolo di provinciale d’Inghilterra dei Frati predicatori, dei quali è stato poi, dal 1992 al 2001, Maestro generale, unico membro della provincia inglese a ricoprire l’alto incarico. Nello stesso periodo è stato Gran cancelliere all’Angelicum – Pontificia Università San Tommaso d’Aquino a Roma, e ha partecipato a tre Assemblee del Sinodo dei vescovi: la nona ordinaria, sulla vita consacrata, del 1994; quella speciale per l’Oceania, del 1998; e la Seconda speciale per l’Europa, del 1999.

Dopo aver terminato il mandato come superiore dell’ordine è rientrato nella comunità domenicana di Oxford. Membro per otto anni del Cafod (Agenzia della Chiesa cattolica d’Inghilterra e del Galles, impegnata nell’azione di sostegno caritativo e di sviluppo nei Paesi d’oltremare), ha anche fatto parte della commissione teologica di Caritas Internationalis.

Nel 2003 gli è stata conferita la laurea “honoris causa” in Teologia dall’Università di Oxford e ha ricevuto dottorati da altri dodici atenei, tra cui Friburgo e lo stesso Angelicum. Da ultimo anche dalla Liverpool Hope University.

Ha scritto numerosi libri, tradotti in 24 lingue, e con What Is the Point of Being a Christian? ha vinto il Premio Michael Ramsey 2007, assegnato dall’allora arcivescovo anglicano di Canterbury. Tra le altre opere divenute best-seller si ricordano: Una verità che disturba. Credere al tempo dei fondamentalismi (2019), Alla radice la libertà. I paradossi del cristianesimo (2018), La via della debolezza. Con Gesù sul cammino della salvezza e Il bordo del mistero. Aver fede nel tempo dell’incertezza (ambedue del 2016).

Sostenitore dell’International Young Leaders Network, dal 2014 al 2016 ha diretto il “Las Casas Institute” di Oxford, per studi su giustizia sociale e diritti umani: entrambi sono progetti della Blackfriars Hall. Il 16 maggio 2015, da Papa Francesco è stato annoverato tra i consultori del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

Nominato insieme con la benedettina Maria Ignazia Angelini, assistente spirituale del Sinodo sulla sinodalità, sia nell’autunno 2023 sia nel 2024, ha offerto meditazioni ai partecipanti durante i lavori e nei ritiri che hanno preceduto le due sessioni: il primo, svoltosi a Sacrofano, alle porte di Roma; e il secondo, in Vaticano, nell’Aula nuova del Sinodo.

In base al canone 351 del Codice di diritto canonico, ha chiesto a Papa Francesco la dispensa dall’ordinazione episcopale.

Fabio Baggio, c.s.
Arcivescovo titolare eletto di Urusi
Sotto-Segretario 
del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale


La musica come passione, la missione come vocazione, il mondo dei migranti come ambito prioritario di servizio: si può esemplificare in queste tre “m” il ministero dello scalabriniano Fabio Baggio, 60 anni a gennaio prossimo, da sette anni sotto-segretario del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale — fino a due anni fa con la responsabilità della Sezione Migranti e rifugiati — e da circa un anno direttore generale del Centro di Alta Formazione Laudato si’, istituito da Papa Francesco per sviluppare e realizzare il progetto del Borgo omonimo, avviato presso le Ville Pontificie di Castel Gandolfo.

Nato a Bassano del Grappa, diocesi di Vicenza, il 15 gennaio 1965, è il secondo dei tre figli di Giuseppe Baggio e Maria Bertilla Matteazzi, entrambi coristi nella locale parrocchia. Dopo la morte della madre nel dare alla luce il terzogenito Luca, nel 1976, all’età di undici anni Fabio è entrato nel Seminario bassanese Scalabrini-Tirondola dei Missionari di San Carlo, seguendo le orme del fratello maggiore Gianantonio, oggi missionario negli Stati Uniti d’America.

Qui, oltre agli studi medi e di ginnasio, ha potuto coltivare le passioni per il calcio, praticandolo anche in età adulta, e per la musica, quest’ultima trasmessagli in particolare dalla mamma. A quindici anni si è trasferito a Piacenza per frequentarvi i tre anni di liceo classico, sempre presso il Seminario della congregazione fondata da san Giovanni Battista Scalabrini nel 1887, proprio nella città emiliana di cui era vescovo.

L’impegno di animazione liturgica delle messe domenicali di una parrocchia ha spinto Baggio a coltivare le proprie doti musicali, offrendogli l’occasione di imparare a suonare la chitarra e di divenire con il tempo direttore della corale. Dopo la maturità, il passaggio al noviziato di Loreto (Ancona) per gli studi filosofici (1985-1986) e l’emissione dei primi voti (1986).

Trasferitosi al Seminario teologico scalabriniano di Roma, ha completato la formazione teologica alla Pontificia Università Gregoriana (1988-1991), emettendo la professione perpetua (1991). Durante questo periodo che ha preceduto l’ordinazione sacerdotale, ricevuta l’11 luglio 1992, ha iniziato a incidere brani, ha fondato una band e ha allestito un musical. Negli anni successivi ha pubblicato album di musica liturgica e dato vita a Scalamusic, associazione per educare alla fede attraverso l’arte musicale.

Nel frattempo ha proseguito gli studi all’Urbaniana (1991-1994) con un master in Storia della Chiesa, specializzazione in Storia contemporanea, e nell’agosto 1994 è partito per un’esperienza missionaria in Cile, cominciando la sua attività in America latina, protrattasi per otto anni.

Dal 1995 al 1997, a Santiago del Cile, è stato vicario della parrocchia italiana e gli è stata affidata anche la cura pastorale della comunità migrante peruviana; ha accompagnato il movimento sudamericano “Pastoral Juvenil Migratoria” (PJM), fondato dai missionari scalabriniani, ed è stato consigliere della Commissione episcopale per le Migrazioni del Cile (INCAMI).

Nel gennaio 1997 è stato trasferito alla missione scalabriniana di Buenos Aires, in Argentina. Nel 1998 ha conseguito il dottorato in Storia della Chiesa presso la Pontifica Università Gregoriana in Roma, con una tesi su “La Chiesa argentina di fronte alle migrazioni italiane dal 1875 al 1915”, nella quale ha approfondito le modalità e le strutture messe in atto dalla Chiesa locale per rispondere ai bisogni dei migranti che arrivavano in gran numero.

Fino al 2002 è stato direttore del Dipartimento per la migrazione dell’arcidiocesi di Buenos Aires, dove ha conosciuto Jorge Mario Bergoglio, prima da vescovo ausiliare, poi da arcivescovo e cardinale. Nel 1999 ha ricoperto inoltre il ruolo di segretario nazionale dell’Opera della Propagazione della Fede, Opere Missionarie Pontificie Argentina.

Nel settembre 2002 ha lasciato l’America latina per le Filippine, essendogli stata affidata la direzione di un Centro studi sulle migrazioni in Asia e Oceania, lo Scalabrini Migration Center (Smc), con sede a Quezon City. Anche nel continente asiatico è rimasto per otto anni, fino al 2010, quando è stato chiamato a Roma come preside dello Scalabrini International Migration Institute (Simi) incorporato alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Urbaniana. Del resto, all’attività pastorale ha sempre affiancato quella di docenza, proseguita di pari passo con una vasta produzione di ricerche e pubblicazioni. Infatti nel periodo compreso tra il 1999 e il 2010 è stato professore presso la Universidad del Salvador (Buenos Aires), l’Istituto di teologia di San Paolo - Itesp (Brasile), l’Ateneo di Manila e la Maryhill School of Theology (Mst) di Quezon City (Filippine), dove ha anche diretto l’Asian Pacific Migration Journal (Apmj). Nel 2000 ha insegnato come professore invitato presso il Simi, prima di esserne nominato appunto preside nel 2010. Dal 2013 ne è divenuto professore ordinario. Attualmente è professore invitato dell’Urbaniana e membro del Consiglio consultivo dell’Instituto de Estudios Sobre Migraciones (IUEM) dell’Università Comillas di Madrid, in Spagna.

Da sempre impegnato in progetti di sostegno a migranti e rifugiati, il 14 dicembre 2016 è stato nominato da Papa Francesco sotto-segretario del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale con la responsabilità della Sezione Migranti e Rifugiati. In tale ruolo nell’agosto 2021 è stato annoverato tra i membri della Commissione vaticana Covid-19, istituita per fronteggiare la pandemia da coronavirus.

Il 23 aprile 2022, dallo stesso Pontefice è stato confermato come sotto-segretario del Dicastero anche con la responsabilità dei Progetti speciali.

Il 2 febbraio 2023, con un chirografo pontificio, Papa Bergoglio gli ha affidato la direzione generale — nominandolo suo “diretto referente” — del Centro di Alta Formazione Laudato Si’, istituito con lo scopo di «animare la vita e le opere» dell’omonimo Borgo nelle Ville Pontificie di Castel Gandolfo.

All’Angelus del 6 ottobre scorso il Pontefice argentino ha annunciato l’intenzione di creare cardinale padre Baggio, dopo che questi per diverse volte aveva declinato precedenti proposte, e il 1° novembre scorso lo ha nominato vescovo titolare di Urusi, con titolo personale di arcivescovo. Riceverà l’ordinazione episcopale nel pomeriggio di sabato 11 gennaio presso la cappella del Centro Missionario Scalabrini di Bassano del Grappa.

George Jacob Koovakad
Arcivescovo titolare di Nisibi dei Caldei
Coordinatore dei Viaggi Apostolici


È l’uomo che da tre anni, con accortezza e discrezione, è al fianco di Papa Francesco durante le visite internazionali: George Jacob Koovakad è l’officiale della Segreteria di Stato responsabile dell’organizzazione dei viaggi apostolici. Un incarico di grande peso e responsabilità — tanto da spingere il Pontefice a paragonarlo scherzosamente a una “dittatura” — che tuttavia il cinquantunenne indiano proveniente dal servizio diplomatico della Santa Sede svolge con serenità, tanto da essersi guadagnato l’appellativo di «dittatore con il sorriso».

Nato a Chethipuzha, nell’arcidiocesi di Changanacherry dei Siro-Malabaresi, l’11 agosto 1973 da Jacob Varghese Koovakad e Leelamma Jacob Kallukalam, ha una sorella e un fratello. Ha uno zio sacerdote religioso, che è stato tra gli ispiratori della sua vocazione.

Ha ricevuto l’istruzione primaria e secondaria in Kerala, stato dell’India meridionale in cui il cristianesimo è la terza religione (dopo l’induista e l’islamica) per numero di aderenti. Pur minoritari, dunque, i cristiani del Kerala sono i più numerosi dell’intera nazione. Radicata nel territorio è la Chiesa siro-malabarese, Chiesa orientale in piena comunione con quella cattolica, cui appartiene Koovakad. Una Chiesa antichissima, il cui nome fa riferimento al rito cattolico siriaco orientale che le è proprio e a Malabar, regione settentrionale del Kerala. Le sue origini risalgono alla predicazione dell’apostolo Tommaso.

Koovakad ha ricevuto l’istruzione primaria e secondaria nella School of Our Lady a Ruby Nagar, al Kristu Jyoti College of Management & Technology a Chethipuzha e al Saint Berchmans College a Changanacherry, struttura che deve il suo nome al santo gesuita Giovanni Berchmans.

Dopo aver proseguito gli studi al Saint Thomas Minor Seminary di Kurichy e al Saint Joseph’s Pontifical Seminary di Aluva, si è trasferito a Roma per approfondire la formazione nel Collegio ecclesiastico internazionale Sedes Sapientiae.

Sempre nell’Urbe ha studiato dal 2002 al 2004, conseguendo la licenza in Diritto canonico alla Pontificia Università della Santa Croce, con una tesi su Recognition of attention to the poor by the Code of Canon Law as a charism of the Religious Congregations. Nello stesso ateneo romano si è laureato, con una tesi nella medesima materia dedicata al tema The Obligation of Poverty for Secular Clerics in the Codes of Canon Law. Nel periodo universitario è stato tra i responsabili di un’associazione cattolica e ha seguito da vicino l’organizzazione dei campi estivi per studenti durante le vacanze.

Ordinato sacerdote il 24 luglio 2004, incardinandosi a Changanacherry, è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 2006. Fino al 2009 ha prestato servizio presso la nunziatura apostolica in Algeria, in qualità di segretario. E il 2 marzo di quell’anno è stato trasferito alla rappresentanza pontificia in Corea e successivamente, nel 2012, a quella in Iran.

Il 16 febbraio 2015 è stato nominato consigliere della nunziatura apostolica in Costa Rica, dove ha svolto l’incarico fino al 2018. Successivamente, ha prestato servizio come consigliere di nunziatura in Venezuela. Dal 10 luglio 2020 lavora in Segreteria di Stato, presso la sezione per gli Affari Generali, e dal 2021 si occupa dell’organizzazione dei viaggi apostolici di Papa Francesco: proprio in questi giorni è impegnato a mettere a punto gli ultimi dettagli dell’imminente trasferta ad Ajaccio, in Corsica, il 15 dicembre.

Dopo aver affiancato il predecessore Dieudonné Datonou, oggi nunzio apostolico in Burundi, nel viaggio a Budapest e in Slovacchia (12-15 settembre), quando i volti delle persone erano ancora nascosti dalle mascherine a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia di Covid-19, ha curato personalmente quello successivo, svoltosi a Cipro e in Grecia (2-6 dicembre), fino al più recente in Lussemburgo e Belgio (26-29 settembre scorsi): tredici a tutt’oggi, tra i quali quelli in Canada (24-30 luglio 2022) e in Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan (prima rimandato e poi realizzato dal 31 gennaio al 5 febbraio 2023) e quello in Mongolia (31 agosto - 4 settembre 2023), durante il quale Papa Francesco ha voluto fare una telefonata di vicinanza all’anziana nonna di Koovakad, Sosamma Antony, malata da tempo. Senza tralasciare il viaggio finora più lungo del pontificato, quello in Asia e Oceania, che ha toccato Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Leste e Singapore (2-13 settembre 2024).

Il 25 ottobre 2024 da Papa Francesco è stato nominato arcivescovo titolare di Nisibi dei Caldei e il successivo 24 novembre ha ricevuto l’ordinazione episcopale nella cattedrale di St Mary’s Metropolitan Church a Changanacherry, da Sua Beatitudine Raphael Thattil, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei siro-malabaresi. Co-ordinanti gli arcivescovi Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato, e Thomas Tharayil, metropolita di Changanacherry. Come motto episcopale ha scelto un passo tratta dalla seconda Lettera di san Paolo ai Corinzi: «Per diffondere il profumo dell'amore di Cristo» (2 Cor 2, 15-17).

Tra i responsabili dei viaggi papali, la nomina a cardinale di Koovakad ha due precedenti: il gesuita Roberto Tucci e monsignor Jacques Martin, anche se in ambedue i casi la porpora è arrivata quando entrambi erano emeriti e alla soglia dell’ottantesimo anno di età. Padre Tucci, già direttore de «La Civiltà Cattolica», quindi direttore generale di Radio Vaticana e organizzatore dei viaggi papali di Giovanni Paolo ii , era stato creato cardinale da Papa Wojtyła nel 2001 quando stava lasciando l’incarico.

Il secondo precedente risale al primo viaggio apostolico di Paolo vi, quello in Terra Santa del gennaio 1964. A organizzare quella trasferta voluta insieme al segretario particolare di Papa Montini, don Pasquale Macchi, fu monsignor Jacques Martin, officiale francese della Segreteria di Stato. Paolo vi annunciò la sua nomina episcopale mentre si trovavano a Cafarnao. A nominarlo cardinale fu poi, nel 1988, Giovanni Paolo ii .

Domenico Battaglia
Arcivescovo di Napoli (Italia)


“Figlio del Sud” dell’Italia, dove la fatica si scioglie nella speranza come sale nell’acqua di mare, Domenico Battaglia è anzitutto un “prete di strada”. “Don Mimmo”, così lo chiamano tutti, ha scelto di camminare al fianco di tossicodipendenti, poveri, carcerati, donne vittime di violenza e giovani che rischiavano di perdersi nelle periferie non solo geografiche ma soprattutto esistenziali.

Nato a Satriano, nell’arcidiocesi calabrese di Catanzaro-Squillace, il 20 gennaio 1963 da mamma Maria e papà Giuseppe, è primogenito di tre figli: dopo di lui, Enzo e Marisa. Durante l’infanzia la vita famigliare è stata caratterizzata dalla semplicità e dall’esperienza dell’emigrazione negli Stati Uniti d’America, dove tutti insieme hanno risieduto per circa 3 anni per consentire al capofamiglia di lavorare. È probabilmente nel contesto domestico fatto di umiltà e valori essenziali che è maturata nel giovane Domenico la “passione per la strada”, dove giocava a pallone, e dalla quale non si è mai allontanato.

Dopo il Seminario minore a Squillace prima e a Catanzaro poi, è entrato nel Pontificio seminario regionale San Pio x di Catanzaro; e al termine degli studi filosofico-teologici è stato ordinato diacono l’8 agosto 1987, e il 6 febbraio dell’anno successivo è diventato sacerdote. È stato rettore del seminario liceale di Catanzaro e membro della Commissione diocesana “Giustizia e Pace” dal 1989 al 1992, amministratore parrocchiale a Sant’Elia, parroco della Madonna del Carmine a Catanzaro. Ancora, ha diretto l’Ufficio diocesano per la “Cooperazione missionaria tra le Chiese” e la parrocchia della sua città dal 1992 al 1999. In questo tempo è stato anche, per un periodo, amministratore della parrocchia di Santa Maria della Neve nella Marina di Satriano. Successivamente è stato collaboratore al santuario di Santa Maria delle Grazie in Torre di Ruggiero e a San Giovanni Battista in Montepaone. In più riprese ha svolto il ministero di amministratore e poi quello di parroco di Santa Maria di Altavilla a Satriano.

Dal 1992 al 2016 ha guidato il Centro calabrese di Solidarietà, comunità di recupero per tossicodipendenti; dal 2000 al 2006 è stato vicepresidente della Fondazione Betania di Catanzaro — opera diocesana di solidarietà e carità — e dal 2006 al 2015 presidente nazionale della Federazione italiana delle comunità terapeutiche, la realtà fondata da don Mario Picchi nel 1981 secondo la filosofia del “Progetto Uomo”.

Nel 2008 Battaglia è divenuto canonico del capitolo della cattedrale di Catanzaro. Il 24 giugno 2016 da Papa Francesco è stato nominato vescovo di Cerreto Sannita - Telese - Sant’Agata de’ Goti, in Campania. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 3 settembre nella cattedrale di Catanzaro. Confide, surge, vocat te! (“Coraggio, alzati, ti chiama!”) è il motto episcopale scelto. Il 2 ottobre dello stesso anno, con la visita al Monastero delle Suore Clarisse e all’Istituto penale per i minorenni di Airola, ha fatto l’ingresso nella diocesi sannita, dove, a partire dall’ascolto dei bisogni del territorio, ha promosso iniziative di inclusione sociale con una particolare attenzione ai ragazzi con disabilità, alle donne vittime di violenza, ai marginali, agli esclusi, ai non veduti.

Il 12 dicembre 2020 è stato promosso arcivescovo metropolita di Napoli. Il 2 febbraio 2021 ha fatto l’ingresso nell’arcidiocesi partenopea ed è stato nominato amministratore apostolico di Cerreto Sannita - Telese - Sant’Agata de’ Goti; qui ha mantenuto l’incarico fino all’arrivo del successore, il 12 giugno successivo.

«Dalla forza dei sogni alla concretezza dei segni» è una delle frasi preferite da monsignor Battaglia, che negli ultimi anni ha promosso l’apertura di strutture di accoglienza per madri e minori rifugiati e senza fissa dimora, e ha lanciato progetti educativi per prevenire il disagio giovanile nel capoluogo campano. Ha anche avviato il Polo della Carità “Casa Bartimeo” per persone bisognose e il Museo Diocesano Diffuso di Napoli, per il riscatto dei giovani in difficoltà, mediante la valorizzazione del patrimonio culturale e artistico della Chiesa locale. Nei momenti in cui riesce a ritagliarsi del tempo libero, don Mimmo scende per le strade di Napoli, specie dove sa di trovare gente sola e povera.

È autore di testi di spiritualità e pubblicazioni, tra cui un volume sull’urgenza educativa al Sud per contrastare modelli devianti e un recente libro su don Peppe Diana, il sacerdote ucciso dalla camorra trent’anni fa.

Ha preso parte alle due sessioni della xvi assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, ad ottobre 2023 e 2024. Per lui l’annuncio della porpora è arrivato il 4 novembre scorso.