· Città del Vaticano ·

«Versi a Dio» presentato presso la Comunità di Sant’Egidio

Una (positiva)
spina nel cuore

 Una (positiva) spina nel cuore  QUO-277
06 dicembre 2024

Nel confronto tra le principali comunità religiose 


La poesia è un canto che si eleva verso l’alto, è parola che tocca il cuore. È argilla da plasmare, una lingua universale che attraversa i popoli e le epoche. Un ponte, poggiato sul tracciato della storia da percorrere insieme, che unisce le religioni in una fratellanza spirituale nutrita dalla ricerca e dalla lode dell’Altro che è Dio. Sono alcune delle riflessioni, incastonate in molteplici dimensioni e direttrici, che hanno dato ampiezza e profondità alla presentazione il 5 dicembre a Roma del libro Versi a Dio (Milano, Crocetti editore, 2024, pagine 336, euro 30) presso la sala conferenza della Comunità di Sant’Egidio. L’antologia di testi poetici — curata da Davide Brullo, Antonio Spadaro e Nicola Crocetti — si apre con una lettera ai poeti di Papa Francesco. Per il Pontefice la poesia è come «una spina nel cuore» che spinge alla contemplazione e al movimento. Una spina che porta in territori sconosciuti e ci «butta da un’altra parte», scrive Francesco.

Versi a Dio raccoglie testi poetici provenienti da diverse fedi, tra cui induismo, buddhismo, taoismo, ebraismo, islam e cristianesimo. Si passa dai versi di Milarepa a quelli di Boris Pasternak, da Giovanni della Croce a Ikkyūe Attar. Il rapporto con il divino è declinato in un canto multiforme: è amore, conforto, ma anche smarrimento. Non solo i credenti possono comporre poesie che hanno il sapore della preghiera. Nei versi di Pär Lagerkvist il desiderio di Dio si perde nell’inquietudine della ricerca: «Uno sconosciuto è il mio amico, uno che io non conosco. Uno sconosciuto lontano lontano. Per lui il mio cuore è colmo di nostalgia. Perché egli non è presso di me».

Alla presentazione ha partecipato la poetessa, e collaboratrice de «L’Osservatore Romano», Francesca Romana de’ Angelis, che ha indicato in un avverbio l’orizzonte da seguire per l’umanità: «Se si praticasse il significato della parola “insieme” il mondo cambierebbe». Il sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, padre Antonio Spadaro, si è soffermato sul valore relazionale della poesia, uno spazio in cui tutte le religioni «esprimono il desiderio di rivolgersi ad un Tu».

Il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha poi moderato il momento di confronto e di incontro tra i rappresentanti delle principali comunità religiose in Italia. La monaca dell’Unione Induista Italiana, Svamini Hamsananda Ghiri, ha ricordato che all’origine della tradizione religiosa induista si trovano i rishi, saggi e veggenti che hanno “visto” il mantra, la rappresentazione nella preghiera a livello sonoro del divino. In questa percezione e visione è molto presente la poesia. Il poeta è allora colui che scrive lodi a Dio.

Nella giornata in cui si sono svolte le celebrazioni per i 120 anni della Sinagoga di Roma ha quindi preso la parola il presidente dell’organizzazione ebraica Bené Berith, Sandro Di Castro, che ha aperto il proprio intervento con un salmo di Davide: «Quanto è bello stare insieme tra fratelli». Soffermandosi sulla lettera del Papa ai poeti, Di Castro ha ricordato il valore della parola. La parola, specialmente nella preghiera, non è soltanto la riproduzione grafica di qualche cosa che leggiamo o scriviamo. Si tratta di qualcosa che rende viva quella parola. Nella Genesi la creazione del mondo avviene attraverso la parola di Dio. L’uomo, fatto a immagine e somiglianza del Creatore, con la forza della preghiera si riempie di una energia vitale.

L’imam della Grande Moschea di Roma, Nader Akkad, ha sottolineato che le poesie raccolte nell’antologia sono come un giardino con tanti fiori. Il Corano stesso, ha detto, è un testo poetico. Ci sono poi le poesie dei mistici, dei sufi. Rumi — ha aggiunto — è riuscito a trasformare la sua poesia con la danza, con il movimento. Nella danza dei dervisci rotanti, ha ricordato l’imam Nader Akkad, un piede è fisso, ancorato alla fede professata, mentre l’altro ruota a 360 gradi. Una mano è protesa verso l’alto e l’altra verso il basso. In questo modo «la gioia passa da Dio nel cuore e poi viene versata a tutti i popoli della terra».

La poesia è anche un luogo di incontro tra ersone di varie fedi. Un inno al dialogo interreligioso. La presenza alla presentazione del libro Versi a Dio di rappresentanti di diverse religioni è stata una potente istantanea dell’essere insieme, dell’essere tutti fratelli. La poesia, infatti, è anche incontro, relazione. Non è una parola incartata ma una parola incarnata che cammina nella storia e nel cuore degli uomini.

di Amedeo Lomonaco