Venerdì 29
Al servizio |
Fate memoria dell’illustre tradizione clinica di cui siete eredi, ben sintetizzata nel motto che unisce la lezione del greco Ippocrate all’autorità del latino Scribonio: primum non nocere, secundum cavere, tertium sanare. Anzitutto non nuocere, quindi prenditi cura, infine guarisci. Un buon programma sempre attuale! |
Non nuocere: potrebbe sembrare superfluo questo richiamo, invece obbedisce a un sano realismo... si tratta di non aggiungere danni e sofferenze a quelli che il paziente già sta vivendo.
Prenditi cura: questa è l’azione evangelica per eccellenza, quella del buon samaritano; ma va fatta con lo “stile di Dio”. Vicinanza, compassione e tenerezza.
Si cura la persona nella sua totalità, non solo una parte.
Guarisci: in questo voi potete assomigliare a Gesù, che guariva ogni sorta di malattie e di infermità tra la gente.
Possiate essere contenti del bene fatto a chi è nella sofferenza.
La saggezza classica incontra oggi una tecnologia in rapido sviluppo, che non deve mai procedere senza deontologia. Diversamente, se trascura la dignità umana — che è uguale per tutti! — la medicina rischia di prestarsi agli interessi del mercato e dell’ideologia, anziché dedicarsi al bene della vita nascente, della vita sofferente, della vita indigente.
Il medico esiste per sanare dal male: curare sempre!
Nessuna vita va scartata. “Ma questo non ce la farà”.
Accompagnalo fino alla fine.
Coltivare una scienza sempre a servizio della persona.
(Alla facoltà di Odontoiatria dell’Università degli studi di Napoli “Federico ii ”)
Sabato 30
In preghiera per le vittime di oppressione |
Sono lieto di accogliervi in occasione del vostro pellegrinaggio, sulla scia dell’iscrizione dei Siti Cristiani nascosti della regione di Nagasaki nella Lista del Patrimonio Mondiale, avvenuta nel 2018. |
Apprezzo i vostri sforzi per preservare questi siti come testimonianze preziose di un grande, ma celato capitolo della storia della Chiesa universale e di quella del nobile popolo giapponese.
Auspico che il riconoscimento dell’importanza di questi siti, oltre ad assicurare la loro adeguata conservazione, serva anche da testimonianza vivente della fedeltà di tanti cristiani giapponesi, che hanno trasmesso il prezioso tesoro della fede come eredità, di generazione in generazione.
Il nostro incontro ha luogo alla vigilia della celebrazione della memoria di San Francesco Saverio, il grande missionario che sognò che la predicazione del Vangelo avrebbe prodotto una ricca messe di anime nella vostra Terra nativa.
Come eredi di tale sogno, possa il vostro lavoro di educazione e conservazione rendere meglio noto e apprezzato questo eminente capitolo della storia dell’evangelizzazione.
Quando pensiamo all’eroismo dei primi missionari, al coraggio dei martiri giapponesi e alla perseveranza della piccola ma fedele Comunità cattolica del vostro Paese, come non rivolgere il pensiero ai fratelli cristiani che ai nostri giorni subiscono la persecuzione e perfino la morte per il nome di Gesù?
Vi chiedo di unirvi a me nel pregare per loro, e per quelli che soffrono per i frutti amari della guerra, della violenza, dell’odio e dell’oppressione.
(Ai membri della “Hidden Christians Research Association” dal Giappone))
Educare |
La prima realtà che vi invito a considerare oggi è l’urgenza di offrire ai giovani un’educazione che li orienti verso i bisogni degli altri e sappia incentivare il senso dell’impegno. |
Il giovane in crescita necessita di un ideale, perché è fondamentalmente generoso e aperto alle domande esistenziali.
Sbaglia chi pensa che i giovani non aspirino ad altro che stare sul divano o sui social!
Coinvolgere i giovani, nel mondo reale, in una visita ad anziani o a persone disabili, una visita a poveri o migranti, questo li apre alla gioia dell’accoglienza e del dono, offrendo un po’ di conforto a persone rese invisibili da un muro di indifferenza.
È curioso come l’indifferenza uccide la sensibilità umana!
Esistono già iniziative che chiedono solo di essere seguite, incoraggiate e moltiplicate!
Spero che, anche con il vostro contributo, il dibattito sulla questione essenziale della fine della vita possa essere condotto nella verità.
Si tratta di accompagnare la vita al suo termine naturale attraverso uno sviluppo più ampio delle cure palliative.
Le persone alla fine della vita hanno bisogno di essere sostenute da assistenti che siano fedeli alla loro vocazione, che è quella di fornire assistenza e sollievo pur non potendo sempre guarire.
Le parole non sempre servono, ma prendere per mano un ammalato fa tanto bene; e non solo all’ammalato, anche a noi.
È una grande gioia per me vedere come voi, che avete responsabilità in campo economico e sociale, vi interessate al messaggio della Chiesa e vi prendete il tempo per conoscerlo meglio.
Pur essendo distinte, politica e religione hanno interessi comuni e condivisi, e a diverso titolo siamo tutti consapevoli del ruolo che dobbiamo svolgere per il bene comune.
La Chiesa desidera risvegliare le forze spirituali che rendono feconda l’intera vita sociale, e voi potete contare sul suo aiuto.
(A parlamentari francesi)
Per una |
Sree Narayana Guru ha dedicato la vita a promuovere il riscatto sociale e religioso con il suo chiaro messaggio che tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla etnia o dalle tradizioni religiose e culturali, sono membri dell’unica famiglia umana. |
Ha insistito sul fatto che non ci dev’essere discriminazione contro nessuno, in nessun modo e a nessun livello.
Il suo messaggio è molto adatto al nostro mondo di oggi, dove assistiamo a crescenti casi di intolleranza e odio tra popoli e nazioni.
Purtroppo manifestazioni di discriminazione ed esclusione, tensioni e violenze basate sulle differenze di origine etnica o sociale, razza, colore, lingua e religione sono un’esperienza quotidiana per molte persone e comunità, soprattutto tra i poveri, gli indifesi e coloro che non hanno voce.
Tutte le religioni insegnano la verità fondamentale che, in quanto figli dell’unico Dio, dobbiamo amarci e onorarci l’un l’altro, rispettare le diversità e le differenze in uno spirito di fraternità e di inclusione, prendendoci cura gli uni degli altri, nonché della terra, nostra casa comune.
Il mancato rispetto dei nobili insegnamenti delle religioni è una delle cause della travagliata situazione in cui il mondo si trova.
I nostri contemporanei riscopriranno il valore degli alti insegnamenti delle tradizioni religiose solo se tutti ci sforzeremo di viverli e coltivare relazioni fraterne e amichevoli, all’unico scopo di rafforzare l’unità nella diversità, assicurare una convivenza armoniosa tra le differenze ed essere operatori di pace, nonostante le difficoltà e le sfide.
Come seguaci delle rispettive tradizioni religiose, dovremmo sempre cooperare con tutte le persone di buona volontà nella promozione di «una cultura di rispetto, dignità, compassione, riconciliazione e solidarietà fraterna».
In questo modo, possiamo sconfiggere la cultura dell’individualismo, dell’esclusione, dell’indifferenza e della violenza.
Attingendo alle verità spirituali e ai valori che abbiamo in comune, possiamo camminare e lavorare insieme per costruire un’umanità migliore, restando fermamente radicati nelle nostre credenze e convinzioni religiose.
(Ai partecipanti alla Conferenza interreligiosa
promossa dal “Sree Narayana
Dharma Sanghom Trust”)
Domenica 1
Con il dialogo si fa un buon cammino |
Nei giorni scorsi è stato commemorato il 40° anniversario del Trattato di Pace e di Amicizia tra Argentina e Cile. |
Con la mediazione della Santa Sede, esso pose fine a una disputa territoriale che aveva portato l’Argentina e il Cile sull’orlo della guerra.
Questo dimostra che, quando si rinuncia all’uso delle armi e si fa il dialogo, si fa un buon cammino.
Si rispetti il cessate-il-fuoco in Libano |
Mi rallegro per il cessate-il-fuoco che è stato raggiunto nei giorni scorsi in Libano e auspico che esso possa essere rispettato da tutte le parti, permettendo così alla popolazione delle regioni interessate dal conflitto — sia libanese sia israeliana — di tornare presto e in sicurezza a casa, anche con l’aiuto dell’esercito libanese e delle forze di pace delle Nazioni Unite. |
Rivolgo un pressante invito a tutti i politici libanesi, affinché venga eletto subito il Presidente della Repubblica e le istituzioni ritrovino il loro normale funzionamento, per procedere alle necessarie riforme e assicurare al Paese il suo ruolo di esempio di convivenza pacifica tra le differenti religioni.
Pace per Gaza |
È mia speranza che lo spiraglio di pace che si è aperto possa portare al cessate-il-fuoco su tutti gli altri fronti, soprattutto a Gaza. |
Ho molto a cuore la liberazione degli israeliani che ancora sono tenuti in ostaggio e l’accesso degli aiuti umanitari alla popolazione palestinese stremata.
Vicinanza |
Preghiamo per la Siria, dove purtroppo la guerra si è riaccesa causando molte vittime. Sono molto vicino alla Chiesa in Siria. |
Esprimo la mia preoccupazione, il mio dolore, per il conflitto che continua a insanguinare la martoriata Ucraina.
In Ucraina |
Assistiamo da quasi tre anni a una tremenda sequenza di morti, di feriti, di violenze, di distruzioni. I bambini, le donne, gli anziani, le persone deboli, ne sono le prime vittime. |
La guerra è un orrore, la guerra offende Dio e l’umanità, la guerra non risparmia nessuno, la guerra è sempre una sconfitta per l’umanità intera!
Pensiamo che l’inverno è alle porte, e rischia di esacerbare le condizioni di milioni di sfollati. Saranno mesi difficilissimi per loro.
La concomitanza di guerra e freddo è tragica. Rivolgo ancora una volta il mio appello alla comunità internazionale e ad ogni uomo e donna di buona volontà, affinché si adoperino in ogni modo per fermare questa guerra e per far prevalere dialogo, fraternità, riconciliazione.
Si moltiplichi, ad ogni livello, un rinnovato impegno.
Mentre ci prepariamo al Natale, mentre attendiamo la nascita del Re della pace, si dia a queste popolazioni una speranza concreta.
La ricerca della pace è una responsabilità non di pochi, ma di tutti.
Se prevalgono l’assuefazione e l’indifferenza agli orrori della guerra, tutta, tutta la famiglia umana è sconfitta.
Non stanchiamoci di pregare per quella popolazione così duramente provata e di implorare da Dio il dono della pace.
(Dopo l’Angelus in piazza San Pietro)
Lunedì 2
Un faro |
Nei momenti più difficili, in cui umanamente diviene impossibile poter capire ciò che Dio vuole da noi, siamo chiamati a non dubitare della sua attenzione e della sua misericordia. |
La filiale fiducia che avete in Lui, e la vostra fedeltà alla Chiesa, sono i due fari che illuminano la vostra esistenza.
Abbiate la certezza che la fede e la speranza compiono miracoli.
Guardiamo alla Vergine Immacolata, Lei è la testimonianza luminosa di tale fiducia. Voi avete sempre sperimentato la sua protezione materna in tutte le vostre necessità e avete mostrato la vostra gratitudine con una religiosità molto bella e ricca spiritualmente.
Una di queste forme di dedizione e di consacrazione che manifesta la gioia di essere suoi figli prediletti è la dolce espressione: Chi causa tanta gioia? La Concezione di Maria!
Dalla madre di Gesù |
Desidero che questa celebrazione dell’Immacolata, che ci prepara all’apertura del Giubileo del 2025, ottenga per voi l’incoraggiamento necessario nei momenti di difficoltà, incertezza e privazione. |
In questa festa non dimenticatevi di abbandonarvi nelle braccia di Gesù con la giaculatoria “Dios primero”, Dio per primo, che ripetete spesso.
Voglio dirlo con forza: la Madre di Dio non smette di intercedere per voi, e noi non smettiamo di chiedere a Gesù che vi tenga sempre per mano.
Camminare insieme sostenuti dalla tenera devozione a Maria ci fa seguire con impegno la via del Vangelo e ci porta a rinnovare la nostra fiducia in Dio.
Penso in particolare alla preghiera del Rosario dove ogni giorno meditiamo i misteri della vita di Gesù e Maria.
Quante volte includiamo nei misteri del Santo Rosario anche la nostra stessa vita, con i suoi momenti di gioia, di dolore, di luce e di gloria.
Recitando il Rosario, questi misteri attraversano l’intimità del nostro cuore, là dove trova riparo la libertà delle figlie e dei figli di Dio, che nessuno può sottrarci.
Quante grazie riceviamo dal Rosario, è una preghiera potente.
Vi affido alla protezione dell’Immacolata Concezione. Voi l’avete scelta come Madre del vostro popolo. Lo dimostra il grido semplice e profondamente fiducioso: Maria del Nicaragua, il Nicaragua di Maria!
(Lettera al Popolo di Dio
in Nicaragua in occasione della Novena
dell’Immacolata Concezione)
Mercoledì 4
Soglie |
Il 150° anniversario della vostra Congregazione sia per voi motivo di gratitudine e un’occasione perché ciascuna di voi si rinnovi spiritualmente nel gioioso servizio al Signore. |
È propizio che il vostro anniversario cada all’inizio del nuovo anno liturgico. Il tempo di Avvento, con la sua attesa paziente, piena di speranza nelle promesse del Signore, può servire da modello per accrescere la nostra fiducia nella provvidenza di Dio.
Prego che i vostri festeggiamenti aiutino i membri della Congregazione e tutti coloro che collaborano nelle sue diverse missioni a crescere nella fiduciosa contemplazione del Figlio di Dio incarnato, specialmente nel Santissimo Sacramento e nelle persone che servite.
Al tempo stesso, il vostro giubileo coincide felicemente con l’Anno Santo, nel quale la Chiesa intera sta per entrare.
I Giubilei sono momenti preziosi per fare il punto della nostra vita, sia come singole persone che come comunità.
Sono occasioni di riflessione, di raccoglimento e di ascolto di ciò che lo Spirito Santo oggi ci dice.
Con il cuore aperto all’incontro «autentico e personale con il Signore Gesù, la “porta” della nostra salvezza», le vostre comunità siano sempre come “soglie” attraverso le quali le famiglie, che sono al centro del vostro carisma, possano trovare rifugio, speranza e pace in Cristo Salvatore.
Non possiamo dimenticare le tante famiglie devastate dalla guerra e dalla violenza, sfollate dalla propria casa, o fuggite dal loro Paese.
La vostra preghiera e le vostre generose opere di carità manifestino sempre l’amore di Gesù, affinché possiate essere segni di speranza per quanti vivono in ogni genere di difficoltà.
(Alle Suore della Sacra Famiglia di Nazareth
nel 150° anniversario di fondazione)
La predica |
Dopo aver riflettuto sull’azione santificatrice e carismatica dello Spirito, dedichiamo questa catechesi a un altro aspetto: l’opera evangelizzatrice dello Spirito Santo, cioè al suo ruolo nella predicazione della Chiesa. |
La Prima Lettera di Pietro definisce gli apostoli “coloro che hanno annunciato il Vangelo mediante lo Spirito Santo”.
In questa espressione troviamo i due elementi costitutivi della predicazione cristiana: il suo contenuto, che è il Vangelo, e il suo mezzo, che è lo Spirito Santo.
Nel Nuovo Testamento, la parola “Vangelo” ha due significati. Può indicare ognuno dei quattro Vangeli canonici: Matteo, Marco, Luca e Giovanni, e in questa accezione per Vangelo si intende la buona notizia proclamata da Gesù durante la sua vita terrena.
Dopo la Pasqua, la parola “Vangelo” assume il nuovo significato di buona notizia su Gesù, cioè il mistero pasquale della morte e risurrezione del Signore.
Questo è ciò che l’Apostolo chiama “Vangelo”, quando scrive: «Io non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede».
La predicazione di Gesù e, in seguito, quella degli Apostoli, contiene anche tutti i doveri morali che scaturiscono dal Vangelo, a partire dai dieci comandamenti fino al comandamento “nuovo” dell’amore.
Il kerygma |
Ma se non si vuole ricadere nell’errore denunciato dall’apostolo Paolo di mettere la legge prima della grazia e le opere prima della fede, è necessario ripartire sempre di nuovo dall’annuncio di ciò che Cristo ha fatto per noi. |
Per questo nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium si insiste tanto sulla prima delle due cose, cioè sul kerygma, o “proclamazione”, da cui dipende ogni applicazione morale.
Nella catechesi ha un ruolo fondamentale il primo annuncio o kerygma, che deve occupare il centro dell’attività evangelizzatrice e di ogni intento di rinnovamento ecclesiale.
Quando diciamo che questo annuncio è “il primo”, ciò non significa che sta all’inizio e dopo si dimentica o si sostituisce con altri contenuti che lo superano.
È il primo in senso qualitativo, perché è l’annuncio principale, quello che si deve sempre tornare ad ascoltare in modi diversi e che si deve sempre tornare ad annunciare durante la catechesi in una forma o nell’altra, in tutte le sue tappe e i suoi momenti.
Non si deve pensare che nella catechesi il kerygma venga abbandonato a favore di una formazione che si presupporrebbe essere più “solida”.
Non c’è nulla di più solido, di più profondo, di più sicuro, di più consistente e di più saggio di tale annuncio, cioè del kerygma.
Fin qui abbiamo visto il contenuto della predicazione cristiana. Dobbiamo però tener presente anche il mezzo dell’annuncio.
Il Vangelo dev’essere predicato «mediante lo Spirito Santo». La Chiesa deve fare proprio ciò che Gesù disse all’inizio del suo ministero pubblico: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio».
Con lo Spirito |
Predicare con l’unzione dello Spirito Santo significa trasmettere, insieme con le idee e la dottrina, la vita e la convinzione della nostra fede. Significa fare affidamento non su «discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza», come scrisse San Paolo. Facile a dirsi — si potrebbe obbiettare —, ma come metterlo in pratica se non dipende da noi, ma dalla venuta dello Spirito? In realtà, c’è una cosa che dipende da noi, anzi due. La prima è la preghiera. Lo Spirito Santo viene su chi prega, perché il Padre celeste «dà lo Spirito Santo a chi glielo chiede» soprattutto se lo domanda per annunciare il Vangelo! Guai a predicare senza pregare! Si diventa quelli che l’Apostolo definisce “bronzi che rimbombano e cimbali che tintinnano”. La seconda è non volere predicare noi stessi, ma Gesù. |
Nella brevità |
Questo riguarda la predicazione. A volte ci sono predicazioni lunghe, 20, 30 minuti. Per favore, i predicatori devono predicare un’idea, un affetto e un invito ad agire. Oltre gli otto minuti la predica svanisce, non si capisce. A volte vediamo gli uomini che quando incomincia la predica vanno fuori a fumare una sigaretta e poi rientrano. Non andare mai oltre i dieci minuti. La seconda cosa è non volere predicare noi stessi ma il Signore. Non occorre dilungarci su questo, perché chiunque è impegnato nell’evangelizzazione sa bene che cosa significa, nella pratica, non predicare sé stessi. Mi limito a un’applicazione particolare di tale esigenza. Non volere predicare sé stessi implica anche non dare sempre la precedenza a iniziative pastorali promosse da noi e legate al proprio nome, ma collaborare volentieri, se richiesto, a iniziative comunitarie, o affidateci dall’obbedienza. (Udienza generale in piazza San Pietro) |