Superare le polarizzazioni
Le storie concrete che raccontano più di molte teorie e parole. L’ascolto delle storie che aiuta a creare dialogo e a superare polarizzazioni e divisioni prodotte dal dibattito politico-mediatico e dai numeri degli algoritmi, che ingabbiano riflessioni e punti di vista differenti. Questo il filo conduttore della giornata dedicata al Premio per il volontariato internazionale 2024 di Focsiv — la federazione degli organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana —, giunto ormai alla 31ma edizione e consegnato questa mattina in una cerimonia-evento presso il Nuovo Teatro Ateneo della “Sapienza Università di Roma”.
Il premio per la categoria Progetto Cooperazione internazionale è stato vinto quest’anno dall’Instituto Madre Asunta (Ima) di Tijuana, in Messico. Da 30 anni l’Ima è una casa di accoglienza per bambini e donne migranti e rifugiati alla frontiera della Bassa California, al confine con gli Usa, e fa parte della Fondazione Scalabriniana. Il suo lavoro è stato presentato attraverso un video realizzato da un pool di giornalisti, tra cui Fabio Bolzetta di TV2000: offre, con i suoi operatori e volontari, sostegno psicologico e supporto amministrativo per le richieste di asilo negli Stati Uniti, oltre a un alloggio e ai servizi di base a chi scappa dalla propria casa per trovare altrove un futuro di speranza. Un movimento che negli ultimi quattro anni (fonte Unicef) ha portato 120.000 bambini e adolescenti a migrare da Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua.
Il premio Società Civile del Sud se l’è invece aggiudicato la cooperativa Esperança y alegria das mulheres - Esam, del villaggio di Higat in Guinea-Bissau, che dal 2015 opera nel settore dell’empowerment femminile con attività di capacity building e nel campo dell’agro-zootecnica.
La rete di base “Mesarvot” (in ebraico “Noi rifiutiamo”), formata da giovani attivisti israeliani che si oppongono all’obbligatorietà del servizio militare nell’esercito, sostenendo l’obiezione di coscienza; e il movimento di palestinesi “Community Peacemakers Teams – Cpt Palestina, che punta a costruire partnership nel campo della non-violenza, hanno vinto ex aequo il Premio Difensore dei diritti umani 2024, mentre il premio Servizio civile universale e Corpi civili di pace, è stato assegnato a Silvia Dellapiana, 29 anni, “corpo civile di pace” dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, per il progetto “Operazione Colomba - La protezione dei civili nei conflitti” in Grecia. Infine, è stato attribuito il “Ri-conoscimento Tutta un’Altra storia” all’artista e cantante Ghali, per il suo impegno nel promuovere dialogo e inclusione; a My-Zone Podcast, un progetto culturale per l’esplorazione di tre quartieri della periferia di Milano; e all’associazione Ubuntu, che nel territorio di Salerno opera da “ponte” tra le comunità italiane e straniere.
La giornata di premiazioni si è inserita nell’iniziativa “Comunicare la realtà. Cambiare la narrazione”, evento nazionale del “Progetto Tutta un’Altra storia — nuove cornici narrative contro la discriminazione e l’odio”, dedicato al tema delle migrazioni e sostenuto, oltre che da Focsiv, da Cisv, Fondazione Compagnia di San Paolo e Aics — Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo. Due i panel, uno dedicato al ruolo dei media nel raccontare il presente, e l’altro al quello della polarizzazione nel mondo politico. L’intervento di Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, relatore nella tavola rotonda incentrata sulla comunicazione, moderata da Vincenzo Giardina dell’Agenzia Dire, ha sottolineato il valore della libertà nelle narrazioni e nella ricerca della verità. «Non c’è un buon racconto del mondo se non c’è la libertà», ha detto. «La verità la si scopre camminandoci dentro e offrendo una prospettiva a quel racconto. Non c’è niente di peggio del tentativo di voler imporre una sola verità, nel nome di un’etica che poi in genere è quella di chi comanda. Nostro obiettivo, pertanto, deve essere quello di difendere la libertà delle narrazioni e una pluralità di linguaggi: questo vuol dire costruire anche la speranza», ha concluso il prefetto.
Barbara Serra, conduttrice e giornalista di Sky News Uk, ha evidenziato l’importanza di partire sempre dai fatti, cercando di tendere il più possibile all’imparzialità. E sulla questione del cambiamento delle narrazioni – è stata la sua presa di posizione – «non è possibile considerare gli algoritmi e gli operatori Big Tech come nostri alleati o amici, poiché si tratta di aziende che fanno business sulle interazioni, senza badare ai valori che ci ispirano». In questo senso, «occorre lavorare sulla trasparenza degli algoritmi e dell’Ai», ha convenuto Ruffini.
Per Ivana Barsotto, presidente Focsiv, «chi fa cooperazione si mette in ascolto, e comunica il bene. Oggi l’obiettivo è capire come unire le forze ed essere più efficaci anche nella comunicazione, perché il bene purtroppo fatica a uscire e a imporsi».
Tra gli intervenuti anche Abderrahmane Amajou, presidente di Co.Dias.Co ed esperto di narrative change, e Amro Mahmoud, presidente di Blak Post (giornale online redatto esclusivamente da ragazzi e ragazze con un background migratorio), che hanno affrontato i temi della “disuguaglianza di riconoscimento” e della “politica del terrore” che circonda il settore delle migrazioni.
di Roberto Paglialonga