Pregare aprendo gli occhi
Il tempo di Avvento è un momento in cui rinnoviamo l’attesa nei confronti di quel Signore che è già venuto nella storia, ma tornerà per portarla a compimento. È un tempo breve ma intenso, nel quale vegliare, come diciamo in questi giorni, non significa non fare niente, addormentarsi, sdraiarsi da qualche parte, ma, al contrario, ridestare tutta la nostra lucidità e il nostro stupore di fronte alla realtà, e a quello che Dio, nella realtà, compie. Anche se la realtà, come ci ricorda il Vangelo, spesso ci fa paura: segni terribili, angosce, paure, guerre, terremoti, cataclismi. Il Vangelo dice addirittura che tutti moriamo di paura davanti alla realtà, ed è vero per tanti motivi. Eppure, in questi momenti, Gesù dice: «Alzate il capo, e accorgetevi che io sto per venire e la vostra liberazione è vicina».
Sarebbe bello avere questa capacità. Come si può fare? Gesù dà due indicazioni fondamentali. La prima è: non appesantite i vostri cuori; nei nostri cuori ci sono desideri sbagliati, cose che ci fanno vivere con un ritmo appesantito perché andiamo a cercare nella realtà qualcosa che non c’è. Quindi non appesantire il cuore significa ritrovare lo spessore adeguato dei nostri desideri, capire cosa desideriamo veramente e cosa la realtà ci può offrire.
Poi Gesù dice: «Vegliate pregando». Non basta pregare, bisogna prima aprire bene gli occhi, vegliare. Questa è un’indicazione molto importante, perché tante volte noi diciamo preghiere ma non ci succede nulla, perché abbiamo ancora gli occhi chiusi, cioè non abbiamo uno sguardo di fiducia e di attenzione sulla realtà. E invece il tempo di Avvento inizia proprio così: aprendo gli occhi, entrando nel nostro cuore, incominciando a pregare.
di Roberto Pasolini